Recensione di Sara Zanferrari
Autore: Elisabetta Bricca
Editore: Garzanti
Genere: narrativa
Pagine: 240
Data di pubblicazione: 21 maggio 2020
Sinossi. Cortona, 1976. La luce è flebile, ma a Emma, rannicchiata nel fienile, basta per immergersi nelle pagine dei libri che è costretta a leggere di nascosto. Lontano dagli occhi del padre che la vorrebbe impegnata nelle faccende domestiche. Finora è riuscita a proteggere il suo segreto. Ma quando si rende conto di non poter più continuare, preferisce andarsene e accettare un posto da cameriera offertole da una ricca aristocratica di origini inglesi che si fa chiamare “signora Dalloway”. Per Emma quel lavoro rappresenta l’occasione unica di conquistare l’indipendenza. Ciò che non si aspetta è di trovare nella signora Dalloway un mentore, oltre che un’amica fidata. Fin dai primi giorni di servizio, la donna si accorge della curiosità che accende l’animo di Emma. È per questo che decide di proporle delle ore di lettura condivisa alla scoperta di una delle prime scrittrici femministe della storia: Virginia Woolf. Così, sfogliando Una stanza tutta per sé, Le tre ghinee, Diario di una scrittrice, Emma si nutre delle parole illuminate di Virginia e inizia a coltivare il sogno di una vita in cui è lei a scegliere il proprio destino. Ma per realizzarlo deve prima combattere contro chi tenta in ogni modo di ostacolarla e tenerla lontano dai libri. Solo così potrà davvero trovare la sua personale Virginia e, in lei, la voce per esprimere ciò che sente dentro.Elisabetta Bricca ci consegna uno straordinario romanzo di formazione che è un inno al potere salvifico della letteratura. E insieme un elogio al coraggio di tutte le donne che sono disposte a sacrificare anche gli affetti e la stabilità di un’esistenza convenzionale per combattere l’ingiustizia e vedere riconosciuti e rispettati i propri diritti.
Recensione
Un inno alla donna: alla sua forza, alla sua natura, alla volontà e alla libertà. Un inno alle donne: alla potenza dell’essere “sorelle”, della solidarietà femminile, del conoscersi e del conoscere, e infine del rinascere. Ma soprattutto un inno alla consapevolezza e all’indipendenza. Un libro che potrebbe apparire “frivolo”, ma non lo è affatto. Come non lo sono le donne straordinarie, le cui figure vengono tratteggiate magistralmente da Elisabetta Bricca, e su cui si stagliano luminose, per sempre, Mrs Dalloway di Woolfiana memoria, e naturalmente Emma.
Emma la cui esistenza è già avviata verso un destino di lavoro e obbedienza all’altro sesso, ma viene letteralmente salvata nel suo momento più drammatico, fatalità, da un uomo, il fratello Settimio, che l’affida a servizio presso una donna benestante, che si fa chiamare Signora Dalloway. Emma è lì per lavorare, ma la vita spesso ci presenta delle occasioni incredibili (a noi il compito di coglierle) quando e dove meno ce l’aspettiamo, e da qualche parte c’è sempre un angelo pronto ad aiutarci.
“Fil rouge” di questa occasione di una vita nuova per Emma è Virginia Woolf, che la Signora Dalloway le fa scoprire e conoscere nel corso dei giovedì sera che diventano una consuetudine per le due donne, a leggere e disquisire insieme. La lettura tanto cara ad Emma, ma vietata nella casa paterna, sia a lei che al fratello, ma soprattutto a lei in quanto donna, accompagna la giovane in una crescente consapevolezza di sé e dei proprio diritti esistenziali, attraverso le meravigliose parole di una scrittrice potente come Virginia, soprattutto attraverso i suoi romanzi “Mrs Dalloway” e “Le tre ghinee”, e il “Diario di una scrittrice”, scritto dalla sorella pittrice Vanessa Bell.
Quelle parole diventano contagiose, quando Emma le comincia a raccontare anche ad altre donne, creando assieme alla Signora una sorta di club letterario femminile, dove prendere consapevolezza, forza e fiducia nelle proprie capacità.
«Dedicheremo il tempo che trascorriamo insieme alla lettura di testi scritti da donne», continuò, prendendo in mano Le tre ghinee di Virginia Woolf, un testo che, in parte, Emma aveva già affrontato da sola dopo Diario di una scrittrice. «Il primo passo sarà quello verso l’autocoscienza: dobbiamo imparare ad avere fiducia in noi stesse e nelle nostre capacità. Una donna non è un oggetto. È, prima di tutto, una persona e, in quanto tale, ha il diritto di essere ciò che vuole.», pag. 41.
Ma la vita non si ferma, e porta con sé tutta la sua crudeltà: a seguito di un altro avvenimento drammatico, ad Emma viene consegnato un compito molto importante, dalla cui difficoltà non si lascerà scoraggiare, ma anzi sarà quella persona fondamentale per rendere giustizia, felicità, verità a chi non l’ha avuta.
Ciò che sapeva era che in quella storia erano tutti un po’ colpevoli e che quando si alzano muri, è difficile poi buttarli giù. Ecco, lei era il ponte tra un muro e l’altro. E se fosse riuscita ad abbattere quelli che avevano eretto gli altri, anche solo a scalfirli, avrebbe saputo come distruggere i propri. Emma pensava che c’erano persone chiuse in sé stesse, troppo convinte che la propria felicità dipenda solo da come riescono a difendersi dal mondo esterno. Lei, invece, desiderava avere uno specchio in cui riflettersi, desiderava che tutte le vite avessero una possibilità di riscatto, uno sprazzo di luce. La storia di Elizabeth, le parole di Virginia Woolf, le avevano insegnato ad andare in profondità, a superare le apparenze e a cercare di valicare i muri. Non c’entrava il perdono, quello non sarebbe mai stata in grado di concederlo. C’entrava la vita e la consapevolezza che se condivise, le colpe possono essere più leggere e persino sopportabili. Pagg. 148-149
Un compito che porta Emma a compiere un viaggio. Viaggio, che come spesso accade, non è solo fisico ma anche spirituale, alla scoperta e all’amore di sé:
Contemplò il giardino illuminato e pensò al passato che mai l’aveva lasciata. Alla donna che era diventata, a quanto aveva rischiato e a quanto aveva perso. All’amore che forse non avrebbe mai trovato un posto nella sua vita. Ma c’era qualcosa di più importante dell’amore di un uomo, qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto donarle. Qualcosa che stava cercando di costruire passo dopo passo, e che era cominciato, se ne rendeva conto, da quando aveva incontrato Elizabeth. Era l’amore per sé stessa. Pag. 195
A cura di Sara Zanferrari
Elisabetta Bricca
Elisabetta Bricca (classe 1972) è nata a Roma ma umbra d’adozione, si è laureata in Sociologia, comunicazione e mass media; e ha lavorato a lungo come copywriter per diverse agenzie pubblicitarie, attività che ora ha abbandonato per dedicarsi esclusivamente alla scrittura. copywriter, autrice e traduttrice, vive con il marito e le due figlie al Rifugio del Daino, un antico casolare umbro circondato da ulivi e boschi, che domina il Lago Trasimeno. Il suo esordio, “Il rifugio delle ginestre”, è uscito nel 2017 con Garzanti.
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