ALESSANDRA ACCIAI

Sinossi. È un giugno rovente. Roma è vuota, le strade sono deserte e chi è rimasto in città si barrica dietro le imposte sigillate, alla disperata ricerca di una tregua dal sole. Alina Mari, ispettrice di polizia, riceve una chiamata concitata dal suo superiore, il commissario Angelo Bosisio: Libero Alberti, insegnante di yoga e attivista, è stato trovato morto in un casale di campagna. La sua compagna, Lisa Lucenti, è scomparsa nel nulla. La coppia si era ritirata nei pressi di Viterbo per un periodo di meditazione. Poi, qualcosa è accaduto. Qualcosa di grave. I giornalisti sono già sul posto. Gli indizi sono scarsi, frammentari. Pochi giorni dopo, Alina rimane vittima di un tremendo incidente sul luogo del delitto. Dopo essersi sporta dal balcone al piano superiore, cade nel vuoto. Quel che è certo è che la caduta la costringe a una lunga degenza. Immobilizzata in un letto d’ospedale, in lenta ripresa, riceve una visita inaspettata: Chiara Lucenti, sorella di Lisa, si presenta offrendo il proprio aiuto nelle indagini. Chiara ricorda Lisa, o forse no: nel modo in cui si veste, cammina e parla sembra volerle assomigliare a ogni costo. Alina, costretta ad affrontare pesanti limiti fisici ed emotivi, lotta per tenere i fili dell’indagine, mentre la ricerca di Lisa e del colpevole diventa un’ossessione. Con una scrittura tesa, viscerale, Alessandra Acciai riporta in scena Alina Mari in un’indagine che è anche un viaggio dentro la paura, il desiderio e la memoria. Un romanzo avvolgente, dove la ricerca della verità si intreccia con il bisogno urgente di salvarsi. Da tutto. Anche da sé stessi.
Editore: Piemme
Genere: Giallo
Pagine: 402
Anno edizione: 2025
Recensione
di
Marco Lambertini
Certa gente non dimentica è uno di quei romanzi che, pur non alzando mai il tono, riesce a lasciarti addosso un’eco lunga.
La storia prende vita attorno ad Alina Mari, ispettrice determinata e insieme vulnerabile, che indaga su un caso che si rivela presto molto più complesso di quanto appaia. Con lei c’è il commissario Bosisio, figura autorevole e capace, che la affida a un’indagine difficile.
Tra i personaggi spicca anche Pietro Ricceri, pubblico ministero, uomo segnato da anni di lavoro e da un mestiere che non lo entusiasma più come un tempo. Un passaggio del libro lo descrive bene:
“Ma questo fatto di dover far rispettare la legge, che all’inizio lo aveva affascinato, adesso lo affatica, gli sembra impossibile. Preferisce interpretarla, la legge, valutare le situazioni, venire a patti… Alina è il suo carburante.”
Qui c’è tutto Ricceri: il magistrato disincantato, che sente di aver esaurito la spinta iniziale, e allo stesso tempo l’uomo che trova in Alina la forza per andare avanti.
Il loro rapporto è il vero nucleo emotivo del romanzo. Alina e Pietro sono due poli opposti che si attraggono: lei è istinto, slancio, azione; lui è dubbio, riflessione, misura. Se Alina corre, Pietro trattiene; se lei rischia, lui pondera.
Questi caratteri sono però totalmente ribaltati nella loro relazione, dove lui corre, rischia e si espone e invece lei trattiene, ancora incapace di pensarsi amata per ciò che è.Proprio per questo si completano. Alina gli restituisce la passione che credeva perduta, Pietro le offre una solidità che la ancora alla realtà.
«Pensi che io sia così stupido da essermi innamorato di te solo per il tuo aspetto fisico?» Ma io sono pazzo di te per delle qualità che solo tu potrai rovinare e non certo il passare del tempo, gli infortuni o le malattie, hai capito?»
Sullo sfondo della vicenda emerge anche Adriano Trama, poliziotto che anni prima aveva tirato Alina fuori da un destino già scritto tra le mura di un convento di suore. Per lei è stato una sorta di padre, una guida che le ha aperto uno spiraglio di libertà.
Ora però Trama si trova in prigione, probabilmente innocente e in carcere per difendere una persona, e’una presenza ingombrante e silenziosa, che pur restando ai margini della narrazione pesa come un’ombra lunga sulla vita di Alina.
È il ricordo di un legame spezzato, il simbolo di una figura paterna che non ha potuto proteggerla fino in fondo, ma che continua ad abitare la sua memoria.
Un altro filo narrativo importante è quello che riguarda il passato delle sorelle Lucenti. Relazioni taciute, rancori e segreti familiari riaffiorano, portando con sé una nuova luce sull’omicidio e la scomparsa al centro della trama.
Forse, più che le dinamiche presenti, è proprio quel passato mai elaborato a costituire il vero movente. In questo groviglio di storie familiari irrisolte, emerge persino l’ipotesi che la vittima designata non fosse quella che tutti immaginavano, ma Lisa, il cui nome resta sospeso come un’ombra minacciosa.
Le sorelle diventano così simbolo di come la memoria non solo non dimentica, ma torna a chiedere conto, spesso nel modo più drammatico.
Ora con Lisa scomparsa, dopo anni di distanza, Chiara sembra voler recuperare il tempo perduto, quasi come in una sorta di penitenza. O forse cerca di far dimenticare i motivi per cui le due sorelle si erano allontanate.
Questo suo bisogno di riconciliazione, però, non lascia indifferente Alina, che ne è in qualche modo disturbata: percepisce in quella rappacificazione tardiva un elemento ambiguo, che non lenisce davvero le ferite ma rischia di confondere ancora di più i contorni della verità.
Anche i luoghi giocano un ruolo importante: la Roma estiva e opprimente, il ponte degli Angeli che diventa teatro di visioni interiori, i casali di campagna che custodiscono segreti, sono più che sfondi — partecipano al racconto, lo rendono denso di atmosfera e memoria.
Lo stile di scrittura di Alessandra Acciai è asciutto e diretto, a tratti quasi cronachistico, ma sempre preciso nel dettaglio.
Le frasi brevi hanno il peso di una verità difficile da ignorare. A questa essenzialità si affianca una tensione poetica, che emerge soprattutto nei momenti più intimi, come nelle riflessioni di Pietro o nelle ferite interiori di Alina.
Un altro merito della Acciai è la capacità di guidare il lettore lungo un percorso narrativo che sembra lineare, salvo poi spiazzarlo con improvvise svolte di trama. Proprio quando pensi di aver capito la direzione, il romanzo cambia passo e apre scenari nuovi, mantenendo costante la tensione.
In definitiva, Certa gente non dimentica non è un thriller solo da leggere: è un romanzo da vivere, da assorbire poco a poco, perché parla di giustizia e di dolore, ma soprattutto di amore e di memoria. E ci ricorda che, al di là delle indagini e delle leggi, sono le persone a dare senso al tempo che viviamo.
E forse il messaggio più potente che ci lascia Alessandra Acciai è proprio questo:
non sono i colpevoli o le sentenze a restare, ma gli sguardi, i silenzi e le emozioni che ci hanno attraversato.
Perché certe cose, certe persone, certe ferite… non si dimenticano davvero.
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Alessandra Acciai
Laureata in Discipline dello spettacolo, è attrice, sceneggiatrice e produttrice cinematografica. Il suo esordio, Assenza da giustificare, ha segnato la nascita dell’ispettrice Alina Mari.