Cesare Beccaria




Alessandro Refrigeri


DETTAGLI:

Editore: Accento

Genere: Storico / Horror

Pagine: 192

Anno edizione: 2024

Sinossi. È l’estate del 1792 e fra i cittadini di Milano serpeggia il panico: a distanza di poco tempo l’uno dall’altro, vengono rinvenuti i corpi orribilmente sventrati di alcuni ragazzi. Nessuno sembra al riparo, di giorno come di notte. Chi può compiere simili atrocità? C’è chi dice sia un lupo, chi un mostro, chi il demonio in persona…Di qualunque natura sia la minaccia, per affrontarla e riportare l’ordine serve un uomo di polso e di grande saggezza. Per fortuna, Milano ne è provvista e convoca Cesare Beccaria. Sì, quel Cesare Beccaria, giurista, filosofo illuminato, autore del classico trattato Dei delitti e delle pene, nonché nonno del futuro scrittore Alessandro Manzoni. Sotto la sua guida, i milanesi si mobilitano per trovare il mostro, tra sospetti infondati, false accuse e processi spontanei, mentre il numero dei morti continua a crescere, insieme al terrore e all’angoscia. A salvare la città non basteranno né le preghiere, né una Grande Caccia organizzata per annientare la Bestia: forse sarà necessario ricorrere a una giovane vergine per attirarla finalmente in trappola? Alessandro Refrigeri firma un esordio originalissimo e fuori tempo, un mix imprevedibile fra un romanzo storico ottocentesco e gli horror più splatter dei giorni nostri. Ispirato da una sbalorditiva storia vera, Cesare Beccaria contro la Bestia racconta cosa accade quando la paura perde contorni dicibili e si trasforma in un mostro feroce, pronto a nascondersi ovunque.

 Recensione di Francesca Mogavero

Seil sonno della ragione genera mostri”, quei mostri sono ben svegli e hanno artigli e zanne e muscoli tesi, progettati per sbranare e uccidere.

Di preferenza bambini, perché sono più leggeri da trascinare nel ventre fitto del bosco. E poi sono teneri, profumati di sole e di erba come gli agnelli e i vitelli, ma ghermirli richiede ancora meno impegno.

Tuttavia, alla bisogna non si disdegnano altri tipi di prede, per esempio giovani donne pure e timorate. O uomini fatti – e un po’ stoppacciosi, pazienza – che si ritrovano (dal loro punto di vista) nel luogo e nel momento più sbagliati, con i piedi pesanti e i fucili spianati, come se fossero i padroni dell’universo mondo, pure delle frasche, pure del buio.

Dal 5 luglio al settembre inoltrato del 1792, Milano e il suo contado sono sconvolti da una Bestia affamata che semina morte e terrore, non necessariamente in quest’ordine.

Ha occhi che scintillano come lucciole (e ugualmente illusori), lunghi peli neri attorno al muso, si muove a quattro, anzi, a due zampe, è un animale, no, un uomo, no e poi no, è un ibrido, il frutto di un’unione blasfema, progenie diabolica, forse il diavolo stesso.

La Bestia è sempre lei, eppure cambia forma, chi sopravvive per raccontarla aggiunge o toglie un dettaglio, nota sfumature “di color cenericcio moscato”, la somiglianza con un grosso cane o con qualcosa di estraneo, forse una creatura scappata da un circo o da una fantasia malata.

Eppure è lei, è lei che si sposta da un comune all’altro, facendosi sentire di notte come di giorno, con e senza luna piena.

Il panico, ovviamente, lievita come il pane e si diffonde come un’orda di topi infetti.

E un certo brivido scorre anche lungo la schiena di chi legge… perché è una storia vera.

Che fosse molosso, iena o animale leggendario non lo sapremo mai, ma è sicuro che, per due mesi abbondanti (nella regione francese del Gevaudan, più o meno una generazione prima, andò peggio, l’incubo durò tre anni e fece più di cento vittime), qualcosa turbò la quiete meneghina:

lo racconta un documento anonimo dell’epoca, il Giornale circostanziato di quanto ha fatto la bestia feroce nell’Alto Milanese dai primi di Luglio dell’anno 1792 sino al giorno 18 Settembre p. p., pubblicato nel capoluogo lombardo “A spesa dello Stampatore Bolzani”.

Un testo anonimo, sì. Dietro al quale, per il lessico e lo stile, si riconosce però una penna nota e molto attendibile: Cesare Beccaria, che in effetti fu coinvolto nella vicenda e incaricato di trovare un modo per eliminare definitivamente il peloso e schiumante problema.

Ed è qui che inizia Cesare Beccaria contro la Bestia di Alessandro Refrigeri, che indora d’antico la lingua di oggi o dà modernità e dinamismo alla prosa settecentesca, ma soprattutto circonda il nonno del Manzoni di personaggi ben riusciti, che paiono uscire dalla commedia dell’arte e acquisire rotondità, profondità, vita: dallo zerb che, oltre alle mani lunghe, dimostrerà gran cuore, alla maliarda che legge il meteo e il futuro nelle cipolle, dall’abate votato alle missioni impossibili (e forse al martirio), al popolo tutto che un colpevole, un capro espiatorio, deve trovarlo a ogni costo e ha fame di processi sommari.

Ché la Bestia sarà pure reale, ma le ombre del sospetto e del pregiudizio affondano i denti ancora più in profondità, e non c’è Illuminismo o trappola che possa allontanarle una volta per sempre: “arriveranno altre Bestie e arriveranno presto, con altre facce, lasceranno altri segni”, è l’inquietante e già realizzato pronostico di Beccaria.

A metà tra Il patto dei lupi e un’acquaforte di Francisco Goya, il bel romanzo d’esordio di Refrigeri è un episodio storico poco noto che ritrova la sua freschezza, un gotico nostrano da gustare nelle sere d’estate, mentre fuori si leva un ululato – sarà il vento, o forse un randagio spinto dalla fame e dalla rabbia? E se fosse altro? – un invito a esercitare il dubbio e la ragione, l’umanità e la cultura, anche quando il pericolo incombe e gli schioppi, i forconi e le pietre stanno già prendendo la mira.

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Alessandro Refrigeri


è nato nel 1998 a Perugia. Si è laureato in Economia dei beni culturali e in Comunicazione d’impresa, ha frequentato la Scuola Holden a Torino. Autore di articoli e testi drammaturgici, nel 2023 ha fondato il progetto artistico Moth. Cesare Beccaria contro la Bestia è il suo primo romanzo.

A cura di Francesca Mogavero

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