CIAO CIAO COMMISSARIO
Autore: Giacomo Faenza
Editore: Mursia
Collana: Giungla Gialla
Genere: Thriller
Pagine: 355
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. «E allora lascia perdere, Pirrone, che te ne fotte?» «Ho promesso alla mano di renderle giustizia.» «A chi?!» strabuzzò gli occhi l’avvocato Cacace. Pirrone svuotò il bicchiere di rosso tutto d’un fiato: «Alla mano che faceva ciao ciao». «Pirrone, tu sei tutto matto!». Se la mano della vittima vi facesse ciao ciao e vi chiedesse di vendicarla, voi che fareste? Non so voi, ma il commissario Pirrone non ha esitato a entrare in azione. Di servizio a Roma Nord, appassionato di storia e autori classici, Pirrone ha un modo tutto suo di risolvere i casi. Sebbene sia un segreto che lui custodisce gelosamente, a voi possiamo rivelarlo: vogliamo chiamarla ispirazione? Ma no, è molto di più! Le dritte per risolvere i casi gli arrivano niente meno che da personaggi storici famosi come Cesare, Socrate, Edipo e Mussolini, solo per citarne alcuni. Mi raccomando, acqua in bocca, nessuno deve saperlo, è un segreto! Non è invece un segreto che Pirrone sia un idealista insoddisfatto di sé e che sogni un mondo migliore senza soprusi e assassinii in cui non ci sia bisogno di lui (come commissario, s’intende, come cittadino ci terrebbe eccome a vivere in un mondo sì fatto).
Ciao ciao commissario
A cura di Paola Iannelli
Recensione di Paola Iannelli
L’autore con raffinata sagacia denuncia, sin dalle prime pagine, che si tratta di un giallo, invitando in maniera ironica il lettore a farsi carico dell’ennesimo enigma da seguire. Questo simpatico stratagemma acuisce la curiosità e dilata l’alone fascinoso che solo le storie nere sanno dare.
Il commissario Pirrone, amante della storia e della letteratura classica, è coinvolto nelle indagini che riguardano il ritrovamento del cadavere di una giovane donna, semisepolta nei pressi delle cascate del Monte Gelato, la cui mano spunta dal terriccio del bosco antistante.
L’identità della vittima è oscura, dai tratti somatici e dall’abbigliamento la prima deduzione è semplice, o appare ovvia, si tratta di una escort.
Pirrone comprende che non sarà facile risalire ai dati della vittima, nessuno sporge denuncia e questo rende la sua identificazione molto più difficile del previsto.
Gli uomini che lo affiancano nelle indagini sono l’agente scelto Lo Cascio e l’agente semplice Esposito, dei quali Pirrone non prova una grande stima dal punto di vista investigativo.
Nel racconto la mano della ragazza si personifica, l’autore infatti le concede la facoltà di esortare, con frasi brevi, l’esausto Pirrone, da troppi anni uomo di legge logorato nello spirito ma tenace indagatore.
Roma da eterna matrona osserva distesa su un comodo triclinio le azioni dei protagonisti, bevendo un nettare intriso di mala erba, un intruglio in cui si mescolano desideri proibiti e scomode verità.
Pirrone è innamorato della sua terra, appassionato di storia e letteratura antica, rivive attraverso le strategie dei grandi condottieri le operazioni da mettere in scena, come in un campo di battaglia muove le pedine giuste e riesce, suo malgrado, a raggiungere la tanto agognata vittoria.
Gli imprevisti sono ostacoli ordinari, Pirrone attraversa le colonne di fumo e come un cavaliere senza macchia e senza paura si fionda sul caso, scartando i nemici risolvendo così l’enigma.
Nella vita del commissario la parentesi amorosa è condivisa con una giovane attricetta di nome Paola, con la quale si diletta nel tempo libero e con cui decide di interpretare uno scambio di ruoli in privato. Il travestimento adoperato da Pirrone durante una serata allegra, e la susseguente produzione di uno scatto fotografico postato in rete, offusca momentaneamente la sua reputazione, con conseguenze imbarazzanti. Nell’immenso mare in cui navigano i prodotti caricati nel web, la foto giunge a un’altra giovane escort, la quale riconosce l’incauto commissario e gli concede il primo dato sull’identità della vittima sua amica.
Da questo momento in poi la spirale degli eventi segue un ritmo accelerato, le indagini messe in atto si rivolgono in varie direzioni, le piste s’intersecano e si fondono elaborando un labirinto complesso e ben articolato. La scomparsa poi del cadavere della vittima dall’obitorio, l’aggressione al medico legale e l’attentato ai danni di Pirrone riempiono le pagine successive. Numerosi colpi di scena spezzano il vortice in cui sono coinvolti i personaggi, fino a quando Pirrone scoprirà il lato della falsità più grave: il tradimento.
L’assurdo movente del delitto nasce proprio dall’incapacità di accettare le conseguenze, anche quelle più spiacevoli, delle azioni recidendo i lembi dell’onestà individuale, eliminando poi l’oggetto della discordia senza tanti scrupoli.
Come ogni storia nera che si rispetti il contenuto morale ci invita a riflettere sulla fragilità dell’animo umano, come sulla mancanza di un’estetica morale, il cui frutto nasce dalla crescita emotiva degli uomini, spesso restii a valutare nel profondo le cavità del proprio animo. Perforare la scorza dura in cui si racchiudono i buoni sentimenti destina gli individui a decifrare solo gli istinti bestiali, oltrepassando il limite e soddisfacendo gli infausti desideri, tutto ciò avviene in assenza dell’amore, unico vero motore della vita.
La passione per i classici latini darà al commissario Pirrone la possibilità di vedere al di là della cortina di ferro, nella quale sono nascosti i colpevoli del delitto, e al contempo lo salverà dalle brutture che il mondo regala.
Un giallo questo che sorprende per la costruzione interna, seppur imbevuto di citazioni e riferimenti storico-letterari, inebria il lettore con il profumo pestifero della morte, decapitata da un’abile scacco matto.
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Giacomo Faenza
Nato a Washington nel 1970, Giacomo Faenza è regista e sceneggiatore, vive a Roma. Si è diplomato al liceo classico a Milano, si è laureato in legge a Bologna. Ha lavorato nel 1995-6 a Milano per Radio Popolare come inviato della trasmissione “Notturnover”.
A cura di Paola Iannelli