Sinossi. È una mattina come tante, nel gelido inverno di Copenhagen, quando scompare il piccolo Lukas Bjerre. Un bambino di soli dieci anni, particolarmente sensibile e dotato, che non sembrerebbe avere alcun motivo per essersi allontanato in modo volontario. Il padre Jens è medico e, nel momento in cui riceve la telefonata della scuola, la giornalista Heloise Kaldan si trova proprio nel suo studio. Le indagini vengono affidate al poliziotto Erik Schäfer. Famiglia, insegnanti, amici: ogni pista deve essere subito battuta, perché con l’arrivo della notte le temperature scenderanno ben al di sotto dello zero e le speranze di ritrovarlo vivo si ridurranno drasticamente. Quando nel parco vicino alla Nyholm Skole viene rinvenuto il cellulare di Lukas, emerge un dato interessante. Il bambino ha una particolare ossessione, la pareidolia, un fenomeno per il quale alcune persone sono portate a vedere dei volti in oggetti inanimati. Diventa così fondamentale capire dov’è stata scattata una foto che ha postato più volte sul suo profilo Instagram e che ritrae la porta di un vecchio fienile. Se fosse andato lì? Heloise sa di aver visto quell’edificio… ma dove? Inoltre, i compagni di scuola raccontano di un signore strano ma gentile, forse un po’ insistente, che regala sempre loro una mela, motivo per cui viene chiamato l’Uomo delle Mele… Come rintracciarlo? Mentre Heloise si trova ad affrontare un difficile momento con il suo compagno, il giornale per cui lavora le intima di seguire il caso del piccolo Bjerre, e lei sa che il burbero Erik non ne sarà per niente felice. Kaldan e Schäfer si troveranno di nuovo a collaborare per la risoluzione di questo secondo caso dal finale del tutto inaspettato. Perché ognuno di noi si porta dentro cicatrici con le quali prima o poi dovrà fare i conti.
CICATRICI
di Anne Mette Hancock
Giunti 2023
Ingrid Basso( Traduttore )
thriller, pag.360
Cicatrici
A cura di Chiara Forlani
Recensione di Chiara Forlani
Quando scompare un bambino, c’è una cesura. C’è un prima e un dopo, niente sarà più come prima. Siamo a Copenhagen in Danimarca, Lukas ha dieci anni e si dissolve nel nulla, non arriva mai al doposcuola. Mentre la giornalista Heloise Kaldan è nello studio medico del padre costretta a prendere un’importante decisione, arriva la telefonata che mette tutti in allarme. Cos’è successo al piccolo? Il poliziotto Erik Schäfer indaga sul caso e ben presto si scopre che il ragazzino rapito è affetto da una strana fissazione: la pareidolia, che lo porta a cercare di rintracciare oggetti e luoghi che abbiano sembianze vagamente umane.
“Giacca rinvenuta al Kastellet… iPhone… Pareidolia. Chi può aver motivo di uccidere o rapire? … Chi è Kiki? … C’è un conflitto?” Queste le domande che si fa la giornalista, attratta fin da subito dalle indagini. Heloise scopre le carte di Schäfer e rimane impietrita. “Nell’ultima pagina della cartellina c’era la foto di un vecchio e fatiscente portone di un fienile che sembrava un viso spaventoso. Quell’immagine scatenò in lei una strana eco silenziosa, un bagliore ritardato di luce che sembrava aver viaggiato attraverso una galassia interiore.”
La narrazione scorre seguendo le indagini, come in ogni poliziesco che si rispetti. Il vero lampo di genio riguarda la pareidolia, che diventa una metafora dell’esistenza umana. “Ha a che fare con il bisogno che abbiamo di capire il mondo in cui viviamo. Con il fatto che siamo così ansiosi di mettere delle etichette su tutto quello che ci sta intorno e che interpretiamo erroneamente le cose che vediamo.”
Come spesso succede, il thriller è un pretesto per parlare di argomenti scottanti e di attualità, in questo caso i traumi. I traumi subiti a livello infantile dal bambino rapito, che soffre di pareidolia proprio perché portato a guardarsi costantemente le spalle da un possibile nemico, cosa che lo porta a vedere volti ovunque. E, su un altro piano di indagine, le “ferite del cuore”, cioè quelle che si portano dietro i soldati che hanno combattuto in zone di guerra, come ad esempio l’Iraq e l’Afghanistan. Dietro questi due filoni di ricerca si nascondono avvenimenti cruenti che vengono dal passato, malattie mentali e morti misteriose, che si intrecciano l’una all’altra quasi a formare un puzzle.
Il thriller si sviluppa nel corso di un’indagine serrata, immersa nel freddo paesaggio danese: una storia originale dal finale tutt’altro che scontato. Vi scopriamo tutti i risvolti del mondo infantile, fatto anche di sofferenza, oltre che di stranezze e fissazioni, messo a confronto con quello degli adulti, con le loro debolezze, che a volte sfociano nella crudeltà.
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Anne Mette Hancock
è nata a Gråsten in Danimarca, ha studiato giornalismo e ha una laurea in Storia. Dopo aver vissuto negli Stati Uniti e in Francia, oggi risiede a Copenhagen con il marito e i due figli. Nel 2018 Fiore di cadavere (Giunti 2022), il suo esordio nella narrativa, l’ha consacrata come autrice dell’anno.
A cura di Chiara Forlani