COME AGNELLI
IN MEZZO AI LUPI
Diego Pitea
Altrevoci Edizioni 2023
Thriller, pag.400
Sinossi. Roma, 3 novembre. Quando il commissario Marani entra nella Casa della Meridiana a Villa Borghese, si trova davanti una scena agghiacciante: il cadavere di un uomo giace incastrato all’interno di un’anfora e sulla fronte gli sono stati incisi tre simboli. La sensazione che quello sia l’inizio di un incubo diventa certezza quando all’Unità Anti Crimini Violenti arriva uno strano messaggio: un individuo che si fa chiamare Nemesis preannuncia un nuovo omicidio. Un edonista, il peggiore fra i serial killer. Richard Dale, il criminologo già protagonista delle vicende de La stanza delle illusioni, chiamato a indagare sul caso dall’amico commissario, dovrà districarsi nei meandri di un’indagine sempre più labirintica, fra messaggi criptati e immagini enigmatiche, in cui le certezze diverranno via via dubbi e alla fine della quale dovrà rispondere a una domanda all’apparenza senza risposta: dietro quegli omicidi c’è semplicemente un pazzo o si nasconde l’inganno di una mente geniale? È ciò che Dale dovrà scoprire, ingaggiando una sfida intellettuale con un acuto assassino, per risolvere una vicenda che evolverà in un incubo a occhi aperti.
Recensione di Salvatore Argiolas
“Come agnelli in mezzo ai lupi” è il terzo libro della serie scritta da Diego Pitea dedicata al criminologo Richard Dale, dopo “L’ultimo rintocco” e “La stanza delle illusioni”, e segna il ritorno all’ambientazione romana che fa da sfondo al primo libro mentre il secondo è un tipico giallo classico all’inglese in una villa isolata dalla neve.
Un atroce delitto nel suggestivo scenario del padiglione della Meridiana a Villa Borghese porta la Città Eterna a rivivere l’incubo di un serial killer come l’Escissore, catturato dopo una caccia che ha insanguinato le strade romane.
La vittima, Armando Raccis, ha una vita pallida, triste ed ordinaria che non lascia capire chi poteva aver motivo per ucciderlo in modo così efferato.
La grande preoccupazione degli investigatori che indagano sui delitti di un assassino seriale è che devono impedire altri crimini ma che proprio questi possono offrire elementi, tracce e prove per chiudere il caso con un arresto liberatorio.
Così succede anche stavolta, visto che l’assassino si fa vivo con un foglio che rivendica il primo omicidio e promette di ucciderne altri quattro, uno al giorno ma sfida gli inquirenti allegando una foto del luogo del prossimo delitto e inoltre si firma con un nome, “Nemesis” che fa intravedere moventi attinenti alla vendetta, polarizzando l’attenzione sulle sue gesta.
Richard Dale accetta la provocazione perché “la sua droga era risolvere enigmi. E quello prometteva di essere complicato come non gli capitava da tempo”.
“Quando c’è un mistero, devo risolverlo, è più forte di me, ne va della mia integrità mentale.”
Il criminologo non si sbaglia perché sono pochi gli indizi lasciati dall’uccisore ma allo stesso tempo sembra che voglia attirare sulle sue tracce la squadra costituita per catturarlo.
“Gli edonisti, individui rari come diamanti. Non si limitavano a uccidere la loro preda, il loro senso di appagamento non era soddisfatto solo dall’omicidio in se stesso, come la maggior parte degli assassini, no… loro desideravano prevalere anche da un punto di vista mentale, in una sorta di sfida ancestrale per la supremazia. Anche lui, se fosse diventato un assassino, sarebbe stato uno di loro.”
Gli uomini e le donne posti alle sua ricerca, il commissario Marani, Doriana Guerrera, Lorenzo Adrian, Valeria Sabbatani e Richard Dale si troveranno ad inseguire ombre, decifrando citazioni culturali e storiche che vanno dalla Divina Commedia all’Indice dei Libri proibiti e, nonostante ciò, si trovano sempre a dover contare nuove vittime che sembrano completamente estranee e senza alcun legame che li colleghi.
Richard Dale è un criminologo particolare, affetto dalla Sindrome di Asperger ha qualche difficoltà ad entrare in sintonia con la sua squadra ma ha una passione enorme per gli enigmi e i misteri e ha una straordinaria memoria fotografica:
“Ho una memoria selettiva. Potrei dimenticare quello che ho mangiato stamattina ma ricordo qualsiasi numero mi capiti sotto gli occhi”. La donna si piegò in avanti e appoggiò i gomiti sulle ginocchia. “Notevole.” “Non direi, è più una maledizione. La mia mente non funziona e immagini o a parole come quella di tutti, ma a numeri, anche voi siete dei numeri, tutto quello che c’è qui dentro, il mondo intero…un numero.”
Il suo metodo investigativo punta tutto sulla psicologia perché
“Lui conosceva la mente umana e quella non si poteva alterare, e al diavolo tutte le prove scientifiche che dicevano il contrario.”
e in questo ricorda da vicino Philo Vance, il detective creato da S. S. Van Dine, che nel suo giallo d’esordio, “La strana morte del signor Benson” afferma qualcosa di molto simile :“perché tutte le indicazioni psicologiche del delitto portano a conclusioni che dimostrano la tesi anche se gli indizi reali segnano tutt’altra direzione.”
Questo schema mentale porta Dale ad immergersi totalmente nell’inchiesta, a costo di rischiare l’esaurimento nervoso a contatto con tanti delitti bestiali e a correre rischi molto pericolosi perché, come suggerisce il titolo, che cita un passo del Vangelo di Luca (10,1-9) “Il destino degli agnelli è quello di essere sbranati dai lupi. Lo accettano, senza mai desiderare di trasformarsi in qualcosa d’altro” ma può anche capitare che gli agnelli possano trasformarsi in lupi.
La scia di sangue causata da Nemesis si snoda da Villa Borghese sino alle catacombe di San Callisto, passando per il Colosseo, spargendo dolore e morte nei siti romani più noti e caratteristici, con tante svolte narrative e colpi di scena che rendono “Come agnelli in mezzo ai lupi” intrigante e coinvolgente come i migliori romanzi di Donato Carrisi.
Diego Pitea gestisce al meglio personaggi, ambientazione e trama per offrirci un thriller affilato come un rasoio ma che presenta tanti spunti di riflessione sulla pervasività e la contagiosità del male, tessuto con la stessa sostanza di cui sono fatti gli incubi.
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Diego Pitea
È nato e vive a Reggio Calabria, nella punta dello Stivale. Ha iniziato a scrivere a causa di un giuramento, dopo un evento doloroso: la malattia di sua madre. Il tentativo è andato bene perché il suo primo romanzo Rebus per un delitto è risultato finalista nel 2012 al Premio Tedeschi della Mondadori, affermazione ribadita due anni dopo con il secondo romanzo: Qualcuno mi uccida. Nel 2020 è stato pubblicato L’ultimo rintocco, un thriller psicologico con il quale ha ottenuto un notevole riscontro di vendite e di critica. Con AltreVoci Edizioni ha pubblicato nel 2021 La stanza delle illusioni. È sposato con Monica – quella dei libri – e ha tre figli meravigliosi: Nano, Mollusco e Belva.