A cura di Barbara Aversa Pacifico
Autrice: Gioia Di Biagio
Editore: Mondadori
Genere: Biografia; Religione & Spiritualità
Pagine: 248 pagine
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Ho scoperto l’arte giapponese del kintsugi quando ho dovuto riparare una statuina di porcellana preziosa andata in frantumi. Ho pensato che sarebbe stato bello poter fare lo stesso con le persone e ho deciso di usare quell’arte antica per rimettere insieme anche i pezzi della mia vita, per guardarli uno a uno e incollarli amorevolmente. Avevo passato tanto tempo a far credere agli altri che tutto andasse sempre bene, nella speranza di non essere considerata diversa o guardata con compassione. A nascondere la mia storia raccontando altre storie. Qualcosa è successo, poi, che mi ha fatto accettare le difficoltà e mi ha portata a trarre un insegnamento anche dalle esperienze più dolorose. Cadi, ti rialzi. Non sempre ci sono riuscita ma ci ho sempre provato. Ho imparato a valorizzare le mie ferite, a mostrarle, perché sono proprio loro a rendermi una persona unica e preziosa. Come in un rituale antico, ho riempito con l’oro le cicatrici della mia vita e ho scritto sul mio corpo la mia storia.
Recensione
Gioia Di Biagio con questo libro affronta un viaggio coraggiosissimo dentro se stessa. E decide di socchiudere una finestra per i lettori, i quali saranno totalmente coinvolti dalla sua storia.
E’ il racconto della sua vita, delle sue fragilità, e della sua malattia, la sindrome di Ehlers-Danlos, che fa sì che i tessuti, la pelle e le articolazioni siano estremamente fragili e lassi.
Nel libro ammalia il lettore perché questa fragilità nel tempo diventa proprio la sua forza.
E’ un viaggio sorprendente attraverso le difficoltà, le cadute e le riprese di questa straordinaria ragazza, che con una narrazione fluida e genuina riesce ad arrivare al lettore. E’ un libro particolare, all’interno troverete foto, citazioni, appunti.
E’ un racconto che vi farà piangere, ve lo preannuncio. Vi farà anche ridere, sorridere edemozionare. E’ un bellissimo percorso che vi lascerà molto, ed alla fine, girando l’ultima delle pagine vi renderete conto che vi mancherà. E magari vi sentirete più forti, come è accaduto a me.
Perché è un libro talmente intimo e sincero che non potrà che lasciarvi la sensazione che vorrete leggere ancora, sapere altro, avere per un altro po’ quella finestrella aperta sulla splendida Gioia.
E forse rifletterete, come è successo a me, sulle ferite che ognuno di noi si porta dentro, che spesso vive come un grande fardello da nascondere ma che invece possono essere rivalutate in tutta la loro unicità. E se fossero proprio loro quella scintilla che ci rende speciali?
Se andassero curate, accudite, valorizzate?
Come oro nelle crepe, perché proprio attraverso di loro entra la luce, che brilla, che splende. E ci regala Gioia.
INTERVISTA
Cosa ti ha spinta a raccontare la tua esperienza?
Da tanto tempo le amiche ridendo mi dicevano “Dovresti scrivere un libro”. Quando mi è stato proposto davvero di scriverlo ho capito che era arrivato il momento, che avevo superato delle tappe difficili della mia vita e che solo ora avrei saputo condividerle con altri, con il sogno di aiutare chi si è trovato in situazioni analoghe alla mia e dar la forza e il coraggio per affrontarle a testa alta. Imparare a rialzarsi dopo tante cadute. Quando ho conosciuto l’arte tradizionale del kintsugi ho capito subito la sua metafora universale, riparare le proprie cicatrici con l’oro in segno di accettazione della nostra storia. Belle o brutte che siano sono le nostre esperienze di vita ad averci trasformato nelle persone che siamo oggi. Ho realizzato per questo anche una performance che si chiama “Io mi Oro” nella quale racconto la storia delle mie cicatrici (ogni cicatrice ha un nome, una data, una ragione) e poi ripercorro le cicatrici stesse con la foglia d’oro.
Qual è il messaggio che ti senti di lanciare a chi vive un momento particolare della sua vita e di fragilità?
E’ spesso molto difficile da spiegare e da accettare. Quello che ho capito dalle mie esperienze è che sono successe per insegnarmi qualcosa. Ho imparato tanto, ho imparato a rialzarmi da ogni caduta, ad accettare, a non poter far determinate cose ma a scegliere altre vie, imparare a vedere il famoso bicchiere mezzo pieno perché è l’unico modo in cui possiamo porci davanti alla nostra vita. Non è facile, è un lavoro continuo. Come mi ha insegnato il mio agopuntore ed io ho imparato a ripetermi: “Oggi è un giorno meraviglioso, questo giorno di questo novembre 2019 è speciale perché è unico e non tornerà mai più.”
Che progetti hai per il futuro?
I miei progetti sono sempre in continua evoluzione. Le presentazioni del libro in tutta Italia si sono nel tempo trasformate in incontri, conferenze e laboratori con diverse realtà dandomi l’opportunità di incontrare, conoscere e sensibilizzare in svariati ambiti. Qualche esempio? Il festival della Psicologia al Teatro India, Roma; il Premio giornalismo per il sociale al’Università LUMSA; ho proposto dei laboratori di kintsugi biografico per pazienti oncologici; ho partecipato alla conferenza sul tema di resilienza e creatività per il RareDiseaseDay presso l’Istituto superiore di Sanità. Presto tornerò a partecipare e sostenere la Maratona di Telethon con la mia performance e sto altresì collaborando con alcune associazioni per promuovere il mio laboratorio di kintsugi biografico in cui faccio riparare i pezzi della propria vita in una preziosa e imperfetta ceramica da ripercorrere con l’oro. Da pochi mesi ho iniziato a collaborare con i siti web www.abilitychannel.tv e www.heyoka.it dedicati ad una visione di disabilità positiva. Heyoka secondo i nativi americani non sono persone “disabili” ma al contrario sono persone che avendo ricevuto il dono della diversità sono più connesse, più empatiche, hanno insite la forza di superare le difficoltà. Attraverso l’umorismo, la follia, l’arte ed un punto di vista differente l’Heyoka sprigiona una forza d’animo che può aiutare gli altri. Queste persone vengono considerate degli importanti punti di riferimento da tutta la comunità. Sono Gioia e sono un’Heyoka.
A cura di Barbara Aversa Pacifico
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Gioia Di Biagio
artista e scrittrice nata a Firenze nel 1985, da sempre è appassionata di artisceniche. In collaborazione con la sorella fotografa, ha creato il progetto Fragile, che ha permesso la sensibilizzazione su una malattia rara quale è l’Ehlers Danlos. Da circa dieci anni suona, idea e mette in scena spettacoli poetici e onirici con il gruppo musicale Le Cardamomò, esibendosi in Italia e all’estero. Nel 2016, in occasione della maratona di Telethon, Cristiana Capotondi le ha dedicato un cortometraggio “ Gioia in Movimento”. A giugno 2018 è uscito il suo libro “Come oro nelle crepe” edito da Mondadori. Dal 2018 siesibisce nella performance “ Io mi Oro ( MacroAsilo Roma, Triennale di Milano, Palazzo Pitti a Firenze) rendendo se stessa un’opera d’arte kintsugi. A maggio 2019 Domenico Iannaccone ha dedicato a Gioia una puntata di “Che ci faccio Qui” andata in onda su Rai3 L’artista si confronta attraverso incontri,conferenze e laboratori con diverse realtà come il festival della Psicologia al Teatro India, Roma; il Premio giornalismo per il sociale all’Università LUMSA; laboratori per pazienti oncologici. In seguito al suo impegno di sensibilizzazione inizia a collaborare come consulente editoriale con il sito Abilitychannel ed Heyoka, portali dedicati ad una visione positiva della disabilità.
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