LA NOTTE
Peter Cameron
DETTAGLI:
Traduttore: Giuseppina Oneto
Editore: Adelphi
Genere: Narrativa
Pagine: 241
Anno edizione: 2024
Sinossi. Questo libro è fatto di buio e di neve. Di un treno nella notte, e di una coppia senza nome che scende in una stazione deserta del Grande Nord. Di un immenso, lussuoso albergo nel cuore di una foresta. Delle sue stanze chiuse, dei suoi infiniti corridoi, dell’isola di luce del suo bar. Dei suoi ambigui ospiti – una vecchia cantante che tutto ha visto, e un losco uomo d’affari con un suo crudele disegno. E ancora, di un sinistro orfanotrofio, e di un enigmatico guaritore. Non tutti gli scrittori avrebbero saputo trasformare questa materia in un avvincente, misterioso romanzo. Ma Peter Cameron, questo nel tempo lo abbiamo imparato, è uno scrittore a parte.
Recensione di Francesca Mogavero
Dal buio di una notte artica, in un paesaggio ovattato e lunare, emergono figure che a poco a poco si delineano, acquistano colori e sostanza, crescono… Per poi sfavillare come la più bella aurora boreale.
Non occorrono nemmeno i nomi: la donna e l’uomo spiccano sulla scena e riusciamo sempre a distinguerli, anche in mezzo alla neve o alle strade confuse.
Passano da un non-luogo all’altro, da una stazione nel cuore del nulla a un grande albergo quasi vuoto, dalle stanze di un guaritore a un orfanotrofio: posti in cui ci si ferma per poco, ma cruciali, snodi tra un prima e un dopo, la manifestazione di un rito di passaggio. Prima che il viaggio trasformi completamente. Dopo che ogni cosa è compiuta e non si può (e non si vuole) tornare indietro).
L’uomo e la donna sono alla ricerca di qualcosa, forse diverso dal proposito con cui sono partiti verso una terra apparentemente desolata e fredda, dalla lingua misteriosa e un ritmo diverso, dilatato e informe. Hanno ragioni e necessità che si urtano e respingono, valigie di fraintendimenti, di fantasie condivise che tuttavia non calzano a pennello, carezze e confessioni in sospeso.
Non sono soli, però. Anche da questi luoghi di transito, dalle pareti foderate di antiquate e regali tappezzerie, dalle tende di perline rosse, dai muri spogli che risuonano di vagiti, si staccano altre entità, come personaggi chiamati sulla scena per il tempo di uno spettacolo.
Livia Pinheiro-Rima racconta di danzatrici e vicende che non avrebbe potuto incontrare né vivere – avrebbe più di cent’anni! – fuma e canta e suona e beve il tè con una grazia senza fronzoli; l’uomo d’affari invade gli spazi con una rude tenerezza; Lárus fissa un punto indefinito, ma è partecipe di ogni evento, grande e piccolo; padre Emmanuel è un placido traghettatore, e anche questa è guarigione; poi ci sono infermiere, dottori tassisti, concierge, locandiere… Ognuno col proprio copione, anche privo di battute, ma tutti essenziali nella fatalità del complesso, affinché accada ciò che deve accadere.
Poi, esauriti gli applausi o i fischi, tutto finisce e il compito di protagonisti e comparse è assolto. Restano però tracce e conseguenze.
Perché ci sono Cose che succedono la notte, ma che permangono anche quando il sole si riaffaccia, per quanto pallido, come eco di sogni che tornano a fulminarci all’improvviso, illuminandoci, dando un senso. Cose che ci mettono di fronte a verità sconcertanti su di noi, su chi dorme al nostro fianco (o su chi vorremmo davvero là, sotto quelle coperte), sui nostri desideri, quelli più veri e profondi, sui nostri pensieri più inconfessabili… e scombinano certezze, instillano il dubbio nelle convinzioni, nel senso di inadeguatezza che invece si può trasformare, può trasformarci.
La donna e l’uomo si attardano, indulgono nel Grande Nord, in questa immensa prigione di ghiaccio che resta tale finché i due non prendono consapevolezza di sé, delle loro missioni, del loro essere coppia e individui indipendenti: sono loro stessi a possedere già le chiavi per spalancare le porte e correre fuori, verso orizzonti che, solo un attimo fa, non avrebbero osato contemplare.
Il romanzo di Peter Cameron è una narrazione sontuosa, un flusso di parole che scorre caldo come acquavite dalle sfumature blu argentee, come zuppa miracolosa, come una risata bambina che, al primo gorgoglio, ci ha già in pugno. Che fortuna e che meraviglia.
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Peter Cameron
scrittore statunitense, si è laureato all’Hamilton College di New York nel 1982 in letteratura inglese. Ha venduto il suo primo racconto al The New Yorker nel 1983 dove ha successivamente pubblicato numerose altre storie. Il suo primo romanzo è stato una raccolta di racconti dal titolo In un modo o nell’altro, pubblicato da Harper & Row nel 1986 (in Italia da Rizzoli). Il suo secondo romanzo, The Weekend, è stato pubblicato nel 1994 da Farrar, Straus & Giroux, che ha anche pubblicato Andorra, nel 1997 e Quella sera dorata nel 2002. Ha pubblicato anche Un giorno questo dolore ti sarà utile (2007), Paura della matematica (2008), Coral Glynn (Adelphi 2012), Gli inconvenienti della vita (Adelphi 2018), Cose che succedono la notte (Adelphi 2020), Anno bisestile (Adelphi 2021) e Che cosa fa la gente tutto il giorno? (Adelphi 2023).
A cura di Francesca Mogavero