Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Emma Cline
Traduzione di Giovanna Granato
Editore: Einaudi
Pagine: 240
Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Una famiglia perfetta, forse troppo, si riunisce per il Natale sotto lo sguardo di un papà pieno di colpe. Un’aspirante attrice decide di vendere la propria biancheria intima su Internet per arrotondare. Un uomo scopre quanto suo figlio possa diventare crudele. Una giovane baby-sitter provoca uno scandalo e capisce quanto le piaccia stare al centro dell’attenzione. Sono solo alcuni dei racconti di Daddy, che dimostrano, ancora una volta, la profonda conoscenza di Emma Cline degli esseri umani e la sua strepitosa maestria nel linguaggio. Un libro magistrale e provocatorio in cui il desiderio si fa ossessione, il sesso un’arma, la giovinezza un’esca. Al centro, padri e maschi inadeguati, inetti, perduti, quasi sempre colpevoli nelle complicate relazioni tra uomini e donne, genitori e figli. Dopo il successo de Le ragazze, un’opera tesissima e meravigliosa, che conferma l’impressionante capacità di Emma Cline di immergerci in un mondo vibrante di umanità e ferocia.
Recensione
Le scorciatoie, a volte, non arrivano a destinazione. Si interrompono all’improvviso lasciandoti a un passo dal burrone o nel bel mezzo del nulla.
La cosa più strana, però, è che in fondo un po’ te l’aspettavi – qualcuno ci era già passato, la notizia ti era arrivata alle orecchie – ma hai imboccato comunque quel sentiero, forse senza nemmeno raccontarti la favola che a te sarebbe andata diversamente, perché certe cose accadono solo agli altri, altrove, non qui, non ai protagonisti. Il naso ben coperto – certe strade non hanno un buon odore – un’alzata di spalle e via, come sulla scia di un imperativo autolesionista.
Arrivare indenni alla fine di un giorno di festa lasciando che le colpe e le fratture restino soltanto su dispositive sbiadite, fuori moda, a cui nessuno dedica più di uno sguardo; raggranellare soldi facili con la certezza che prima o poi finirà male; cercare una raccomandazione e generare inevitabili, spontanei, malintesi e livori; iniziare e archiviare una relazione dopo l’altra, tutte uguali, tutte a pelo d’acqua e sotto le stelle meno propizie (visibili a occhio nudo), per non collezionare coinvolgimenti e delusioni; alimentare un pettegolezzo, ingozzarlo fino a farlo soffocare: sono solo alcune delle situazioni in cui i personaggi di Emma Cline si trovano consapevolmente impantanati.
Esistenze interrotte o stagnanti in un sereno, cinico sfacelo, mentre tutto intorno precipita: donne e uomini che non accampano giustificazioni, non chiedono aiuto, consigli, pietà, non pretendono un riscatto, una rivincita, una soluzione, il male di vivere è già oltre – e quando la smania, la sete, la disperazione sono anestetizzate, possiamo ancora parlare di male?
In Daddy non ci sono né santi né mostri, ma involucri disseccati dai tempi e da situazioni contro cui non si combatte più, come chi balla mentre la peste e la Mietitrice hanno già invaso le strade… Ed è in questo abbandonarsi a una sconfitta annunciata, al fallimento previsto senza ombra di dubbio, che si cela, nemmeno così velatamente, il titanismo, l’ostinazione a imboccare la via all’apparenza più semplice, ma sulla quale franano compromessi e bassezze (e i cartelli di pericolo sono ovunque, illuminati al neon!), come se fosse l’unica possibile.
Con lucida, quasi algida precisione, senza pudori né ipocrisie, la scrittrice schizza con tratti marcati indelebili una media umanità che ai nostri occhi diventa speciale nel suo sentirsi anonima, signore e signori Chiunque che depongono armi e ideali, nell’attesa di un Godot che, si sa, non arriverà mai e che non ha senso andare a cercare. Tizie e Semproni che ci fanno un po’ paura: potremmo essere noi.
A cura di Francesca Mogavero
Emma Cline
Emma Cline è nata in California. Le ragazze, il suo primo romanzo (Einaudi 2016 e 2017), è stato un successo di critica e vendite in tutto il mondo. Sempre per Einaudi ha pubblicato Harvey (2020) e Daddy (2021).
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