A cura di
Silvana Meloni
Q – Sez. casi irrisolti – prima stagione – Netflix
È una serie televisiva scozzese di genere thriller poliziesco creata da Scott Frank e Chandni Lakhani, basata sui romanzi dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen. Ha debuttato il 29 maggio 2025 nel regno Unito, e anche in Italia, su Netflix.
Interpreti e personaggi principali | |
---|---|
Matthew Goode, Carl Morck Alexej Manvelov, Akram Salim Leah Byrne, Rose Jamie Sives, James Hardy Kate Dickie, Moira Jacobson Chloe Pirrie, Merritt Lingard Kelly Macdonald, Dr. Rachel Irving Mark Bonnar, Stephen Burns |
TRAMA. La trama di “Dept. Q – Sezione casi irrisolti”. L’ispettore capo Carl Morck è un poliziotto brillante, ma un collega terribile. Il suo sarcasmo tagliente non gli ha procurato amici nella polizia di Edimburgo. Dopo una sparatoria che provoca la morte di un giovane agente e lascia il suo partner paralizzato, Morck è relegato nel seminterrato diventando l’unico responsabile del dipartimento Q, un’unità creata da poco e dedicata ai casi irrisolti. Il dipartimento è solo un’operazione di facciata per distrarre l’opinione pubblica dai fallimenti di una forza di polizia in crisi e priva di risorse che è lieta di sbarazzarsi di lui. Ma, più per caso che per scelta, Carl inizia a mettere insieme una banda di emarginati e sbandati che hanno tutto da dimostrare. Così, quando comincia di nuovo a indagare sul caso di un importante funzionario pubblico scomparso da diversi anni, Carl torna a fare ciò che gli riesce meglio: smuovere le acque e non accettare un no come risposta.
RECENSIONE. Ho visto questa serie TV quasi per caso non appena Netflix me l’ha proposta. Mi piace molto l’attore protagonista (Mattew Goode), che ho apprezzato in diversi film e serie TV, e quindi sono andata quasi a scatola chiusa, non sapendo assolutamente nulla di ciò che mi accingevo a guardare.
Sin dal primo episodio sono stata conquistata dalle atmosfere scozzesi e dalla bravura degli attori, in una ottima sceneggiatura che riesce a tenerti sul filo del rasoio in un crescendo drammatico seppur condito dal freddo umorismo inglese.
In pratica in due sole serate sono riuscita a vedere i ben nove episodi della serie, coinvolta totalmente dalla trama intrigante, dalla personalità dei protagonisti e dall’atmosfera misteriosa di una Edimburgo ricca di fascino medievale.
La squadra del Dipartimento Q è un gruppo di investigatori fuori dagli schemi: una squadra di emarginati, ciascuno con le proprie cicatrici e peculiarità, che trovano nella risoluzione di cold case una seconda possibilità di riscatto. In particolare, il personaggio di Carl, il protagonista, riesce a conquistare lo spettatore per la sua personalità piena di contraddizioni, mai lineare.
Un uomo brusco, che non riesce, e non vuole, vincere la gara della simpatia, sofferente di un disturbo traumatico della personalità, a causa di un recente incidente di servizio, in difficoltà nella gestione di un figlio adolescente a lui affidato e nel rapportarsi con le donne della sua vita, riesce comunque a mostrare dolcezza ed empatia nei momenti cruciali, evidenziando la grande fragilità emotiva che si nasconde dietro la ruvidezza dei suoi atteggiamenti.
Ma vi è di più, insieme alla squadra di personaggi poco popolari che il caso ha messo insieme, Carl riesce a esprimere il suo acume investigativo che si coniuga perfettamente con le competenze e l’intelligenza dei nuovi improbabili collaboratori.
Il dipartimento si trova a Edimburgo, città che diventa anch’essa protagonista, e Morck lavora in mezzo a scozzesi piuttosto diffidenti rispetto alla sua origine inglese, della quale non perde occasione di fasi vanto.
Altro elemento, questo, che lo emargina tra i colleghi, oltre al suo pessimo carattere, e lo avvicina allo straniero: il collega siriano, dal passato piuttosto oscuro.
Una serie TV tutta britannica, e questo, per me, è un valore aggiunto visti gli ottimi risultati della loro serialità televisiva degli ultimi anni.
Tuttavia, non è una sceneggiatura originale. Infatti, è tratta dai romanzi di Jussi Adler-Olsen, scrittore danese e, si dice, sia stata resa piuttosto fedele all’originale in carta stampata; unico elemento di diversità l’ambientazione, che si sposta da Copenaghen, appunto, a Edimburgo. Io però non ho ancora letto alcun romanzo di Jussi Adler-Olsen.
Una chicca: c’è anche un po’ di Italia in questa serie dai colori nordici. Dietro la macchina da presa di 3 dei 9 episodi (per gli altri 6 c’è Scott Frank, regista, tra gli altri, de “La regina degli scacchi”), c’è la regista italiana Elisa Amoruso, vincitrice dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino per la serie di Disney +, The good mothers.
Insomma, consigliatissima visione sotto tanti punti di vista, unico neo: chissà quanto tempo ci vorrà per una seconda stagione!
Io l’aspetto con ansia.
Buona visione! 🎬