Recensione di Anthony Brigida
Autore: Nanni Cristino
Editore: Nero Press Edizioni
Genere: Gialli/Thriller
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. In una Torino assediata dal freddo, mentre un misterioso branco di lupi si avvicina sempre più alla città, Fosco Molinari, investigatore privato e contrabbassista jazz, trova nella neve una scarpa da donna: una Louboutin rossa. In una mansarda soprastante, quella sera, è stato ucciso un uomo e tutti gli indizi fanno pensare che l’assassina sia la proprietaria della calzatura. Ma come rintracciarla? Fosco, coinvolto nel caso dall’ispettore De Mari, dà subito il via alle sue indagini. Ben presto scoprirà che la vittima aveva una strana passione per il fetish e partecipava a sedute di psicoterapia di gruppo. L’investigatore si troverà di fronte a un caso molto più complesso di quello che aveva ipotizzato all’inizio e attingerà al sapere della dottoressa Claudia Falconeri, scavando nella psiche dei suoi pazienti, per arrivare alla verità.
Recensione
Nanni Cristino col suo nuovo libro ci porta nel capoluogo Piemontese, avvolto da una fitta neve e da un freddo glaciale, dove un branco di lupi si avvicina alla città pericolosamente. L’autore nella sua opera ci darà l’opportunità e il piacere di conoscere l’investigatore privato, Fosco Molinari e la sua indagine.
Un cadavere trovato in una mansarda dove i primi ricadranno su una donna, visto il ritrovamento nei pressi del luogo del delitto di una Louboutin rossa.
L’ispettore De Mari, a capo dell’indagine, si servirà proprio di Fosco per cercar di risolvere il mistero alla quale la città di Torino è stata colpita.
Molinari, visto le strane passioni della vittima, si troverà quindi a indagare su un gruppo di persone con dei problemi particolari, le quali partecipano a sedute terapeutiche, condotte dalla dottoressa Claudia Falconeri. Molinari insieme alla dottoressa dovranno attingere dal gruppo di terapia per scovare l’assassino e ristabilire la tranquillità.
Prima esperienza con l’autore che prima di oggi risultava a me sconosciuto. Come mi capita spesso con autori che non conosco parto sempre con un pò di riluttanza, più per paura di ritrovarmi a leggere qualcosa che non è di mio gusto, ma tutto ciò è svanito non appena ho superato i primi capitoli.
Ho trovato la scrittura di Nanni, molto educata, leziosa in certi versi, ironica e pungente inaltri, a mio avviso diretta e senza fronzoli inutili. Addirittura culturale. Mi direte cosa vuol dire culturale?
É riuscito ad accendere in me, la voglia ad ascoltare musica Jazz, visto i tanti riferimenti di canzoni e musicisti del genere sopracitato e viene fatto con una classe particolare, con conoscenza di ciò che viene scritto, invogliando il lettore e trasportandolo sulle note di quel genere a me lontano. (Ho letto alcuni capitoli con in sottofondo alcune canzoni citate nel libro ed è stato davvero piacevole).
Fosco Molinari, protagonista del libro, è la colonna portante di tutto il racconto. Personaggio di spessore, al quale rigiro tutti gli aggettivi che ho usato precedentemente per descrivere, secondo il mio modesto parere, la scrittura di Nanni. Ha sfumature del carattere davvero particolari.
Può passare dal nero intenso, quando si rintana nel suo “IO” più buio, fatto di sofferenza per il rapporto col padre, la quale lo portano ad avere anche dei seri problemi in più frangenti del libro ma può anche essere di un blu, o meglio “Blues” quando si lascia trasportare dalle corde del suo contrabbasso per finire con un esplosioni di colori quando esce la sua ironia, quasi comica.
Molti dialoghi sono davvero ben fatti soprattutto quelli con Ascanio e l’ispettore De Mari.
I suoi co-protagonisti non reggono il confronto ma sono fondamentali a mio avviso ad esaltare maggiormente le sue caratteristiche. Interessanti Ascanio, matto e potenzialmente interessante ma trattato in maniera secondaria e De Mari, uomo di legge con un ironia pungente.
Il ritmo del libro è scorrevole, l’autore è bravo a seminare indizi e insinuare dubbi nella mente del lettore mescolando sapientemente le carte in tavola, più volte e prendendosi gioco di chi legge proprio come con l’investigatore Molinari.
“In mezzo alla piazza, infagottata in una giacca a vento, c’era una ragazza. Se ne stava lì, da sola, immobile, e fissava la neve. Dopo un paio di minuti se ne andò. Camminò via, imprimendo tracce profonde sulla coltre bianca. Quando fu lontana, Fosco si avvicinò. Era meglio controllare. Aveva appena imparato che certe donne, quando decidevano di scendere dai tacchi, lasciavano impronte di lupo”.
L’ambientazione è adatta al tipo di storia che andiamo a leggere e soprattutto nel modo in cui ci viene descritta con minuziosa precisione, così da trasportarci nelle bianche ed innevate vie di Torino.
Libro con sfumature davvero interessanti. Trascinante. Particolarmente piacevole.
“Quando il lupo comparve sul pendio di fronte, Ascanio lo indicò a Fosco con il mento. Era grigio, enorme. Fermo sulle zampe, teneva il muso puntato verso la casa e pareva proprio che li stesse fissando.
« Mi chiedo quanto ci metterà ancora a capirlo» osservò Ascanio.
« A capire che cosa?» domandò Fosco.
«Che non c’è niente di buono, per loro, nel nostro mondo. Che l’umanità fa schifo.»”
A cura di Anthony Brigida
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Nanni Cristino
Nato a Chieri (Torino). É insegnante di lettere, ma nel tempo ha provato a fingersi anche giocatore di basket, chitarrista swing e mercante di vecchi giocattoli d’epoca. Ha scritto manuali scolastici di Storia per l’editrice Deagostini, testi teatrali e ha pubblicato i romanzi “Gli ultimi abitanti del sottosuolo” (Alcheringa, 2013), “Sette navi” (Parallelo45, 2017) e il giallo africano “Popobawa!” (LFA Publisher, 2017) finalista al premio letterario Giallo Garda del 2018. Vive tra la provincia torinese, le vetture di seconda classe del Tgv e il Marais a Parigi, dove appena può si rifugia a scrivere e a bere pastis.
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