Di notte




Di notte i bambini piangono


Recensione di Chiara Forlani


Autore: Nunzia Volpe

Editore: Mursia

Genere: thriller

Pagine: 264

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Alla Torre – quartiere periferico e degradato di Milano – di notte si sentono passi che salgono fino al terrazzo condominiale della Pantafica, l’edificio più alto del rione, quello dove si vocifera abitino le streghe. I grandi dicono che non c’è niente di strano, che si tratta solo di fantasie. Greta e Franco, invece, non sono affatto tranquilli e quando una notte Felicino, il bambino di una giovane madre tossicodipendente e di un padre alcolizzato, muore improvvisamente, entrambi decidono di verificare di persona che cosa si nasconde oltre l’ultimo piano del palazzo che domina la Torre.

Recensione

Di notte i bambini piangono” è un libro scomodo, scritto da una penna asciutta e graffiante. Un libro che non strizza l’occhio al lettore ma gli entra dentro la pelle, trascinandolo avanti e indietro nel tempo, in un gioco di causa ed effetto che appare ineluttabile, in uno scambio continuo di punti di vista che a volte può spiazzare.

La scrittura di Nunzia Volpe è curata e precisa, nulla è lasciato al caso né trattato con superficialità. Se la narrativa non deve essere solo evasione, ma denuncia delle realtà crudeli che si vivono nella periferia degradata delle grandi città – in questo caso Milano – il romanzo ha centrato il suo scopo. Lo consiglio a chi non cerca il lieto fine, a chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà, anche la più cruda. Lo stile di Nunzia Volpe evoca una sorta di verismo contemporaneo, l’autrice è dotata di uno sguardo lucido e impersonale che mostra quanto può essere dura la vita con chi non accetta i giochi di potere, con chi è diverso, con chi lotta per difendere il suo coraggio di amare. Anche solo con chi è disperato perché ha perso tutto.

Bisogna avere coraggio anche per leggerlo, un libro del genere, ma se ne emerge consapevoli e arricchiti, decisi a fare di più per livellare le ingiustizie della società. La narrazione è giocata sull’interiorità dei personaggi, tra adulti fragili e infelici e ragazzi che si agitano su una scena fatta di inquietudine, di prove di coraggio, pestaggi e violenza. I dialoghi sono serrati, realistici, ci portano dentro il mondo vero dei personaggi, che spesso è crudele. Ad ogni svolta di capitolo l’autrice sfida il lettore, che deve capire da quale degli attori verrà portata avanti la storia.

All’interno del dramma sociale vissuto dai protagonisti emerge l’amicizia tra Greta e Cesare, che li porterà lontano, se non con il corpo almeno con lo spirito. Tuttavia si tratta di una fratellanza scomoda, che ha diversi lati oscuri. Più che unire i due giovani tende a dividerli, per le loro diverse scelte di vita. I segreti, le scoperte e gli scontri nel libro non hanno fine, il lettore arriva all’ultima riga con il fiato sospeso. All’orrore e alla paura non c’è limite.

La lezione degli ultimi anni era stata vitale: ogni cosa a suo tempo. Un tempo per piangere, un tempo per lottare, un tempo per morire e un tempo per rinascere, Bisognava soltanto crederci e aggrapparsi a quella convinzione con tutta la forza possibile.”

A cura di Chiara Forlani

https://www.chiaraforlani.it/

Nunzia Volpe


(Milano, 1974) vive a Bresso (Milano). Il suo primo romanzo, La bambina che parlava alla luna, ha vinto il Torneo Letterario IoScrittore 2014 ed è stato segnalato dal Premio Letterario Italo Calvino 2015 per “la riuscita ricostruzione di una strage nazista che rivela talento narrativo, senso del dramma e impegno civile”. Con Mursia ha pubblicato L’amore imperfetto(2020).

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