Doll Syndrome




Recensione di Roberto Forconi


Autore: Andrea Cavaletto

Editore: Black House

Genere: Horror

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. La testa dell’Orco è sempre piena di immagini. Traballanti e sfarfallanti, una parata d’istantanee di combattimenti ed esplosioni. E poi le torture. Violenza. Sangue. Lacrime. Urla. Cartoline da Guantanamo. Fottuti prigionieri di guerra. Tante belle tute arancione, in mezzo alla polvere che danza tra le strisce di luce tagliate dall’ombra delle sbarre. Uomini e donne stipati dentro gabbie poco più grandi di cucce per cani, fatte con lastre di latta circondate da filo spinato e con un buco al centro per pisciare e cagare. Camp X-Ray, poi Camp Delta. Camp 4, con quelli più tranquilli. Camp 6, con dentro i cattivi.

Recensione

La molteplicità delle facce del male, il semplice battito di un cuore di gomma spento che persevera lungo gli argini del tempo. Questo è lui, l’uomo, al centro di nevralgie esistenziali, paradossalmente fumettistiche che richiamano lo stile tagliente e crudo di Andrea Cavaletto. Attraverso una struttura lineare il libro presenta una crescita di tensione che, se all’inizio appare quasi sopita, pronta ad esplodere, a fine lettura ti lascia dentro un senso di inquietudine che non lascia scampo.

Ti svegli, guardi il mondo. Realtà e finzione che sembrano baciarsi, eppure il silenzio di voci mai dimenticate fanno pensare che tutta la struttura narrativa sia un gioco. Tra lo “weirdo” e l’horror, Cavalletto non dimentica che nel suo passato ci sono produzioni importanti come Dylan Dog e la famosa rivista di settore Splatter. Gli orrori contenuti nel libro non lasciano spazio a ragionamenti filosofici: diretti, incisivi e senza censura diventando cardine.

Il mostro – o semplicemente chiamiamolo Orco come nelle favole – è al centro del libro, con le sue ossessioni, il suo modo di “pinzettare” il presente nel delirio, in una discesa negli inferi asciutta, forse lineare, ma al contempo privata di tutti quei fronzoli descrittivi che non servono allo scopo di far provare sentimenti come “pena” o “disgusto”.

Una scrittura molto visuale nella rappresentazione delle scene, in cui Cavaletto sembra appropriarsi dello stile del primo Tiziano Sclavi (vengono in mente romanzi come Nero), seminale, fatto di incubi dove l’assurdo è la realtà. L’estremizzazione della carne e della gomma, una dualità che

E il “Mostro” che racchiude una netta divisione tra l’io e il mondo circostante, una sensazione vuota, fissa, forse vitrea come un morto che subisce la terra fredda, e nella “Doll Syndrome” che racchiude l’essenza di un contenitore da riempire. Immaginate di aver una valigia davanti agli occhi ma non sapete cosa c’è dentro. Fino a che non l’aprirete, al suo interno potrebbe esserci di tutto, e magari anche cambiare contenuto dal mattino alla sera. Scendiamo così nei meandri della mente del Mostro, che rappresenta la follia delle masse, la paura del futuro.  Un concetto che pervade la lettura di questo romanzo dall’inizio alla fine.

Ottima prova di Andrea Cavaletto, che dopo aver scritto la sceneggiatura di Doll Syndrome per la regia del Re dell’Indie Horror Cristopharo, riprende tematiche e orrori in questo libro. Una lettura estrema, non per tutti, ma per chi sente di voler esplorare quel “sonno della ragione che genera mostri”, così come fece l’artista Francisco Goya nelle sue opere.

 

 

Andrea Cavaletto


classe 1976 è uno sceneggiatore, fumettista e graphic designer italiano. È noto al pubblico soprattutto per la sua collaborazione con Sergio Bonelli Editore come sceneggiatore di Dylan Dog e Martin Mystère. Dal 1998 lavora come creativo e collabora con una serie di editori tra cui Madden Comics e Nicola Pesce Editore che edita la sua prima opera come autore completo dal titolo Né luce, né vento, né ombra, nulla…, che successivamente diventa un cortometraggio (The projectionist) diretto da Roberto Lojacono e sceneggiato dallo stesso Cavaletto. Dal 2009 scrive altre opere tra cui Sangue di tenebra (Cagliostro E-Press), Pornofagia (Absoluteblack) e Dibbuk(fumetto) (Edizioni BD).Cavaletto è anche sceneggiatore di diversi lungometraggi come ad esempio il film Hidden in the Woods (diretto dal cileno Patricio Valladares) che in occasione della rassegna Asti Film Festival 2012 vince il primo premio come miglior film (giuria presieduta da Giorgio Faletti) nella categoria Asti Horror Picture Show. La EF Libri ha pubblicato due suoi racconti di ispirazione lovecraftiana, uno (“Primi riti”) nel 2014 sull’antologia “Oltre la paura”, a cura di Francesca Paolucci, e uno (“La casa di Mezzanotte”) nel 2015 nella raccolta “Incubi rurali”, condivisa con Enrico Teodorani.