Recensione di Giulia Manna
Autore: Angie Cruz
Traduzione: Lucia Foschi
Editore: Solferino
Genere: narrativa, romanzo
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Ana ha quindici anni, e non ha mai desiderato l’America. Vive a Santo Domingo, in campagna, con la sua famiglia, povera, rumorosa e dall’incerto futuro. La proposta di matrimonio di Juan Ruiz, che le promette una nuova vita a New York, è un’opportunità che non può perdere. È questa l’idea di sua madre, che vede in questa unione una via d’uscita non solo per Ana, ma per tutti i Canción. Non importa che il promesso sposo abbia il doppio dei suoi anni, non importa che non si sia mai parlato d’amore, fra loro due. Ana Ruiz, con un passaporto che le attribuisce diciannove anni, atterra a New York. Qui l’accolgono il gelo della città e quello di un appartamento al sesto piano di uno squallido condominio, una prigione domestica dove per Ana è impossibile sentirsi a casa. Lontana dai suoi affetti, schiacciata da un paesaggio urbano inospitale e soffocante, sperimenta nella più pesante solitudine la violenza di Juan. Logorata dalla nostalgia e dall’umiliazione, pensa soltanto alla fuga. Ma con César, suo cognato, diverso da Juan come lo sono il giorno e la notte, Ana scopre un’altra America. La sabbia di Coney Island, la Audubon Ballroom. La nuova vita dei suoi gustosi pastelitos, che diventano una fonte di reddito. L’inglese, per capire e farsi capire. La passione, finalmente. Ma questi momenti di felicità, così provvisori e indimenticabili, saranno il preludio alla più difficile delle scelte. Una storia in cui finzione e autobiografia si mescolano, mostrando con crudezza e ironia le ambiguità del Sogno Americano.
Recensione
Questo libro va letto in silenzio, ascoltando Ana. La protagonista è solo una bambina quando la sua famiglia la spinge a sposarsi con un uomo più grande di lei ed a lasciare Santo Domingo per New York. Non è una storia d’amore. Ana perde la sua ingenuità così, sposata in fretta e furia ad un uomo che promette di risollevare le sue sorti e quella delle sua famiglia.
La prima parte del libro è incentrata su una cultura diversa e soprattutto la miseria più nera che non mi sento di giudicare.
La storia di Ana è una storia ancora molto attuale anche se romanzata. La consapevolezza che il mondo è pieno di Ana, rende la lettura ricca di spunti di riflessione.
I matrimoni d’interesse combinati dalle famiglie tra giovani ragazzine ed adulti sono molto diffusi ed il sogno americano è ancora una speranza per molti. In realtà, New York è solo un nuovo punto di partenza e conquistare quel sogno richiede ancora molti sacrifici. Sicuramente Ana non se la immaginava così la sua vita americana e nemmeno il suo matrimonio.
Questa storia però non è solo un dramma, anzi, nonostante sia solo una ragazzina costretta a diventare donna, è piena di speranza e grazie all’aiuto di César, fratello del marito, riesce a cambiare il suo destino. Ad un certo punto, vi farà addirittura venire fame di platani fritti o di pastellitos e voglia di far due passi a New York! Davvero una piacevole lettura!
Angie Cruz
Nata nel 1972 al New York-Presbyterian Hospital di Washington Heights da madre originaria della Repubblica Dominicana, ha compiuto gli studi al Fashion Institute of Technology e conseguito un B.A. nel 1997 alla Binghamton University e successivamente un Master of Fine Arts in scrittura creativa all’Università di New York. Nel 2001 ha esordito nella narrativa con il romanzo Soledad e 4 anni dopo, con Let It Rain Coffee, è entrata nella longlist dell’International IMPAC Dublin Literary Award. Professoressa associata d’inglese all’Università di Pittsburgh, con il terzo romanzo, Dominicana ha vinto il Premio Alex nel 2020.
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