Dove crollano i sogni




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Bruno Morchio

Editore: Rizzoli

Collana: Nero Rizzoli

Genere: noir

Anno edizione: 2020

Pagine: 240 p., Brossura

Sinossi. Bruno Morchio riporta il noir nei sobborghi del Nord Italia, nelle strade dannate di quel Sud del Nord di cui Genova è la capitale. Con una lingua cruda e nuda stila la confessione in prima persona di un’umanità senza innocenza e senza speranza, per la quale nessun assalto al cielo è più possibile, e il vivere è come terra che trema, e frana, sotto i piedi.

Dalla periferia della Certosa il mare non si vede. Lì la gente tira a campare tra i capannoni dismessi della vecchia Genova operaia che ora non c’è più, all’ombra del grande ponte autostradale su cui s’infrange ogni occasione di riscatto. A Certosa non c’è nessun posto al sole per la diciassettenne Blondi che abita in un buco d’appartamento insieme alla madre, single trasandata che quando non lavora come infermiera in un ospizio, trascorre le serate a bere. L’esistenza della ragazza è tutta lì, inchiodata all’asfalto, tra le panchine dei giardinetti e il bar di Carmine, ritrovo degli ultras della Sampdoria, a bere e fumare con improbabili amici. Blondi ha una storia con il bello e inconcludente Cris, che sogna di comprarsi una moto e intanto passa da una canna a un “tirello” di ero. Lei, di sogni, ne ha altri. Vuole fuggire in Costa Rica per ricominciare. Servono i soldi, però. E l’occasione giusta. Gli scrupoli, invece, si dimenticano in fretta quando si è disposti a tutto – ma proprio a tutto – pur di scappare.

Recensione


Eppure è così che gira il mondo. I bocconi più succulenti se li pappano gli squali. E in questo mare lurido dove ogni giorno nuotiamo senza speranza non c’è altro che squali e pesci pagliaccio.

E bisogna decidere.

Io voglio essere uno squalo.

Ma è davvero sempre possibile scegliere? A che prezzo? E chi paga il conto?

Non c’è sinossi che possa rendere giustizia alla potenza inaudita di “Dove crollano i sogni”‘, che, per quanto  attinente al contenuto,  riesca a rendere, pur in minima parte, quello che si andrà ad incontrare in queste pagine.

Bruno Morchio non ha bisogno di presentazioni.

Non c’è  bisogno di confermare quella che è l’assoluta certezza e versatilità del suo talento.

Ma si è superato, qui, nel concepire una storia  feroce e ferina.

Dolorosa e travolgente  nel modo di raccontarla, un kintsugi dove non è oro ma sangue ciò che salda assieme i frammenti di vite  masticate e sputate dalla balena di un Giona dispettoso, fallate, tarlate, sporche di quel catrame vischioso e nero che un tempo si trovava sulle nostre spiagge e ci si doveva scorticare la pelle per farlo andare via, non riuscendoci mai del tutto.

Il quadro d’ambiente del contesto di una cintura periferica di Genova impregnata di contraddizioni,  ambizioni ossessive,  rivalsa, fuga, conquista  che avversano  una  statica rabbia arresa.

L’uno per tutti delle gang, dei gruppi,  che è poi sempre un uno contro  tutti, perché, se nuoti  nel fango, l’ homo homini lupus di Hobbes è l’unico modo per  sopravvivere.

I protagonisti, giovani per avere un intero futuro davanti, bicentenari per le possibilità di realizzarlo, così attuali nell’espressione. nei modi, nelle movenze, nelle cadenze e nelle cadute (un ulteriore  plauso enorme a Morchio per la mimesi autoriale con la quale è riuscito a delinearne ed esprimerne in maniera sublime e vera le difficili e complesse psicologie), allo stesso contemporanei e archetipi come tragici greci, impossibile non pensare, ad esempio, alla figura di Clitemnestra nell’Orestea di Eschilo.

Ebbene, c’è tutto questo in “Dove crollano i sogni”. Ma ci se ne  accorge dopo. Alla fine.

Perché nel corso della lettura si è travolti da un noir che non consente di respirare, le cui maglie si stringono attorno alla gola, implacabili.

Trascinati dal vortice della vicenda,   assolutamente incapaci di giudicare, tanto si è coinvolti, tanto si è dentro. Al punto che, da un certo momento in avanti, davvero non si sa più in che cosa sperare, non lo sa il lettore, così come, in fondo, non lo sanno (più?) i personaggi.

Ed ecco che l’autore, con un twist narrativo letteralmente sensazionale, consegna un finale, che solo  nel momento della sua attuazione, sorprende con  la consapevolezza di essere l’unico possibile.

“Dove crollano i sogni” è una sassaiola in pieno petto, laddove  pietre non possono essere scagliate.

Nessuno è senza peccato.

E un peccato,  grande,  sarebbe perdersi questo romanzo.

Bruno Morchio


Laureato in Lettere, psicologo e psicoterapeuta. Ha pubblicato articoli su riviste di letteratura, psicologia e psicoanalisi ed è autore di numerosi romanzi (definiti di genere «noir mediterraneo»), che hanno due protagonisti: l’investigatore privato Bacci Pagano (il «detective dei carruggi») e Genova, l’amata città d’origine di Morchio. Tra gli scritti apparsi in edizione Garzanti ricordiamo: Con la morte non si tratta (2006), Le cose che non ti ho detto (2007), Rossoamaro (2008), Colpi di coda (2010), Il profumo delle bugie (2012, finalista del Premio Bancarella 2013), Lo spaventapasseri (2013, con il quale vince il Premio Lomellina in Giallo del 2014), Un conto aperto con la morte (2014), Il profumo delle bugie (2015), Fragili verità. Il ritorno di Bacci Pagano (2016), Con la morte non si tratta (2018), Uno sporco lavoro (2018) e Le sigarette del manager (2019). Del 2014 è anche I semi del male (Rizzoli), raccolta di cinque racconti a cura dello stesso Morchio, di Carlo Bonini, Sandrone Dazieri, Giancarlo De Cataldo, Marcello Fois ed Enrico Pandiani. Nel 2015 è uscito, sempre per Rizzoli, Il testamento del Greco, e nel 2017 il noir Un piede in due scarpe.

 

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