Speciale di Sabrina De Bastiani
E’ indubbiamente uno Schiavone ruvido, scabro, quello che, a dieci anni tondi da “Pista nera”, troviamo oggi , in “ELP”.
Uno Schiavone che passeggia con Lupa e porta a spasso i suoi pensieri, che si avvoltola nelle voci, quella di Marina certamente, ma anche quella di sua madre, nei ricordi.
Così vivi, così veri, così puri, come lo è Antonio Manzini, incontrato in due dialoghi entusiasmanti, partecipati e ricchi di suggestioni ad Arenzano, alla serata organizzata dall’Associazione Libri, chiacchiere, caffè e …tè e a Diano Marina, incontro di apertura della dodicesima edizione della rassegna letteraria Due Parole in Riva al Mare, a cura della presidentessa dell’omonima associazione, Nadia Schiavini, e come lo è la sua scrittura unica e sensibilmente potente.
«Rocco mio, ma che è una pagella questa?».
«Ti giuro ma’, mo me metto a studia’».
«E io ce credo Dovresti pure fini’ de vedette co quei tre banditi. Sebastiano, Brizio e quell’altro…». «Furio».
«Ecco. Boni quelli»
«Ma quelli so’ amici!».
«Rocco, l’unico amico che uno ci ha al mondo’ sai chi è? Quello che vedi allo specchio ogni matina! Nun te fa frega’ da ‘ste storie dell’amicizia, ognuno deve vive la vita sua. E se uno de questi decide de esse un assassino, tu nun lo devi segui’».
«Ma magari lo posso aiuta’!».
«Ma che stai a di’, fijo? Chi nasce quadrato…»
«E io come so’ nato, ma’?».
«Bello!».
Gli venne da sorridere a ripensare ai baci che gli dava sua madre in fronte, come fosse un pupo.
Pure prima di andarsene, all’ospedale, gli disse:
«Ciao fijo. Io devo anna’. Non lo so se se rivedemo… in caso, conservate questo…», e lo aveva baciato sulla fronte per poi chiudere gli occhi
«Presta bene orecchio a quel che ti dico. Tu miri contro uno specchio. Sparerai a te stesso, amico».
Che, forse, è un po’ quello che vorrebbe fare davvero, il vicequestore Rocco Schiavone, esortato in maniera sempre più stringente, determinata, a (ri)alzarsi ...
«Io vorrei che tu ti alzassi dalla sedia, guardassi allo specchio e ti facessi un discorso chiaro, reale, vivo. Sai che vuol dire essere vivo? Che puoi stringere, toccare, annusare, mangiare, fare l’amore, sentire il
freddo e il caldo, chiudere o aprire gli occhi. Vomitare per il troppo alcol come farai stasera, oppure sentire i peli del cane sotto la mano, tiepidi e accoglienti».
Impossibile ignorare la sensazione che in questa sorta di stasi emotiva che ci viene raccontata in ELP, ci sia anche la rabbia di Schiavone, il sobbollire di lava vulcanica nelle vene che ce lo mostra agire e reagire nelle pagine, e che questa rabbia sia rivolta sì a ciò che accade attorno e che si discosta dalla sua filosofia di vita, dal suo concetto di bene e male, ma anche che, nel fondo della sua anima, il destinatario di pugni dati e moti di impeto potrebbe benissimo essere lui stesso e il suo essersi consegnato al demone del sopravvivere.
L’illusione è il contrario della vita, amore mio. Perché tu non tocchi, non annusi, non mangi, non fai l’amore. Tu credi che lo stai facendo, ma è come l’affresco che ti illude che la cupola della chiesa esista davvero, invece no, la cupola in realtà è solo dipinta, e quando sali lassù per restaurarla ci sbatti il naso contro.
All’apparenza pianamente e pienamente lui, Rocco, per come sa mostrarsi e essere, ma dentro lo scorrere di un movimento interiore, una slavina dell’anima, un sobbollire, appunto.
E un sobbollire è anche ciò che sta accadendo nei giorni dello svolgersi della storia, caratterizzati dall’avvento di un gruppo ambientalista che, attraverso potenti atti dimostrativi e diversivi, sta monopolizzando l’attenzione di giornali e televisione, generando forte turbativa per l’imprevedibilità e per il coraggio nel rompere gli schemi.
Ne è incuriosito, il vicequestore, e la sua curiosità è bonaria, intimamente solidale.
«Perché lo fa?» gli chiese mentre il vicequestore si avviava verso gli scalini che l’avrebbero portato in superficie. «Perché mi piacete, perché sono d’accordo con voi, perché li state stringendo in un angolo, ed è una bellissima sensazione. Sono con voi perché avete il coraggio che io non ho e se vi lasciate beccare, per me sarebbe un enorme dolore.»
E un sobbollire caratterizza anche le vicende private dei membri della squadra, tra tentazioni amorose, matrimoni in vista, bilanci e ripensamenti, case troppo piccole e persone troppo ingombranti.
Quelle degli amici di vita, Furio e Brizio, per i quali e con i quali, da Roma a Aosta, e a qualsiasi latitudine, vale il grido dei Moschettieri di Dumas.
E la faccenda inevitabilmente arriva a complicarsi per tutti gli attori, con un omicidio che tocca molto da vicino Schiavone, unitamente al deflagrare di azioni rivendicate dal gruppo ELP, che si lasceranno alle spalle delle morti pesanti.
Ma è davvero tutto come potrebbe sembrare? Si tratta di casi distinti e distanti, oppure c’è altro? Un diverso movente? Un nesso che si fatica a vedere, ma non si lascia ignorare?
Tanti i temi affrontati in queste pagine, violenza di genere, manipolatoria, violentato è anche l’ambiente, lo è la natura, l’aria che respiriamo.
Il colpevole avrà un nome e un volto, infine.
Ma, infine, non sarà uno.
Scurdammoce o passato? ‘Sto cazzo ti scordi. Tienilo ben presente, invece, perché è da lì che nasce tutto. E chi dimentica è colpevole, anche se non ha mai fatto del male a una mosca».
Si pensa, tanto, si sorride, molto, ci si commuove fortemente, ci si incanta nelle spire di ogni capitolo e nella scrittura nitida, piena, appuntita all’occorrenza e rotonda al bisogno, alla quale non ci ha abituato il talento immane di Manzini.
Perché alla meraviglia assoluta non ci si abitua, mai.
Perché la meraviglia assoluta di certe penne è nella loro capacità di arrivare a sorprenderci, sempre.
E’ l’amore?
L’amore che oggi non pare cosa, per il vicequestore Schiavone, «Perché essere felici nel presente fa paura, Mari …», irrompe e si ferma sul ciglio del burrone.
Si dichiara in un Ti aspetto, che nutre l’anima e urla Non sei morto, Rocco! Sei vivo! E già questo dovrebbe farti sorridere, anzi no, ridere! A crepapelle.
E noi, in questa consapevolezza, con lui.
Sinossi. Due casi di calda attualità sociale impegnano l’irruente e malinconico Rocco Schiavone. Un marito violento trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte e l’imprenditore di una fabbrica di pellami rimasto ucciso in seguito a un attentato attribuito agli ambientalisti dell’ELP. Il vicequestore, con disincanto e scetticismo, inizia la sua indagine controcorrente. Non si fa che parlare dell’ELP, l’Esercito di Liberazione del Pianeta. Il vicequestore Rocco Schiavone guarda con simpatia mista al solito scetticismo ai gesti clamorosi di questi disobbedienti che liberano eserciti di animali d’allevamento in autostrada. Semmai è incuriosito dal loro segno di riconoscimento che si diffonde come un contagio tra ragazze e ragazzi. La vera violenza sta però da un’altra parte e quando Rocco viene a sapere di una signora picchiata dal marito non si trattiene, «come una belva sfoga la sua rabbia incontenibile»: «un buon suggerimento» per comportamenti futuri. Solo che lo stesso uomo l’indomani viene trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte. Uno strano assassinio, su cui Schiavone deve aprire un’inchiesta da subito contorta da fatti personali (comici e tragici). Per quanto fortuna voglia che facciano squadra clandestinamente anche i vecchi amici senza tetto né legge di Trastevere, Brizio e Furio, che corrispondono al suo naturale sentimento contro il potere. Nel caso è implicata una società che sembra una pura copertura. Ma dietro questa copertura, qualcosa stride e fa attrito fino a bloccare completamente Rocco sull’orlo della soluzione del caso. Intanto crescono in aggressività gli atti dell’ELP fino a un attentato che provoca la morte di un imprenditore di una fabbrica di pellami. Indagando, Rocco si rende conto che forse, dal punto di vista della sensibilità ambientale, sullo stabilimento non c’è molto da ridire. Ma perché i «simpatici» ambientalisti sono giunti a tanto? ELP, la nuova e molto ricca trama di Antonio Manzini, è particolarmente narrativa e mette sotto un unico segno due casi e due inchieste. Le riunisce lo sfondo di calda attualità sociale. Anche il brusco vicequestore è più ombroso e stanco, sente più acutamente quanto importante sia l’amicizia, e deve investire nell’indagine tutta la sua irruente e sincera passionalità, e tutta la tenerezza della sua invincibile malinconia.
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Antonio Manzini
scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcio, La giostra dei criceti (del 2007, riedito da Sellerio nel 2017), Gli ultimi giorni di quiete (2020) e La mala erba (2022). La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ah l’amore l’amore (2020), Vecchie conoscenze (2021), Le ossa parlano (2022) e ELP (2023). In altra collana di questa casa editrice ha pubblicato Sull’orlo del precipizio (2015) e Ogni riferimento è puramente casuale (2019).