Recensione di Kate Ducci (Radix)
Autore: Stephen King
Traduttore: Tullio Dobner
Editore: Sperling & Kupfer
Collana: Pickwick
Genere: thriller/horror
Pagine: 752
Data Pubblicazione : (29 ottobre 2013)
All’apice della sua carriera, un brutto incidente avvenuto in uno dei suoi cantieri, gli causa danni gravissimi, che vanno dalla perdita del braccio destro alla scomparsa di alcune facoltà della memoria, che mentre lo costringono a un duro percorso riabilitativo, pongono fine al suo matrimonio e alla sua attività lavorativa.
Edward non ha problemi economici, la sua impresa è perfettamente avviata e può permettersi non solo di vivere di rendita, ma anche di concedersi di cambiare aria, di andare a rimettere a posto quei tasselli mancanti della memoria in un’isola delle Keys, a largo della Florida, un luogo isolato e abitato solo da pochi villeggianti occasionali e da un’anziana signora con l’uomo che le fa da badante.
Mentre con fatica riesce a riconquistare l’uso corretto del linguaggio e a camminare senza provare troppo dolore, si accorge che l’incidente non si è limitato ad annientare alcune delle sue capacità, ma le ha sostituite con altre che ignorava di avere.
Nonostante la perdita del braccio destro, Edward decide di tornare a dedicarsi a una delle sue vecchie passioni: la pittura. Un tempo era abile, mentre adesso scopre di avere un talento incredibile, degno dei migliori artisti e che molto ha in comune con Salvador Dalì. Edward diviene un artista visionario, che mette su tela quelli che sembrano essere i frutti di sogni (talvolta incubi) di difficile interpretazione.
Mentre la pittura prenderà il sopravvento su qualsiasi altro interesse, con una sorta di magnetismo affascinante quanto spaventoso, Edward scopre che le sue visioni sono in larga parte premonizioni, che grazie alla pittura può scoprire quanto sta per accadere, pur dovendo interpretare dei disegni perfetti quanto caotici. Ciò non lo fermerà dal continuare e sarà una scelta di cui dovrà pentirsi.
Un romanzo che si discosta un po’ dai ritmi serrati che di solito King ci impone e che lascia largo spazio alla parte narrativa, lenta e romantica, spesso riflessiva e descrittiva, ma mai noiosa. La storia va avanti verso una meta che il lettore riesce a intuire con inquietudine crescente, mentre Edward prosegue con la sua pittura sperimentale che lo porterà, tra le altre cose, a divenire un artista stimato e strapagato.
Ma qual è il prezzo che dobbiamo pagare per un talento che ci è stato regalato e che è evidentemente guidato da una mano invisibile?
A chi appartiene questa mano invisibile e cosa chiederà in cambio?
Sembra un interrogativo che King pone non solo al lettore – invitandolo a riflettere sul fatto che, come ripete nel romanzo “Quando qualcuno ti offre un assegno in bianco, non lo devi mai e poi mai incassare”– ma anche a se stesso.
Il talento è solo un dono o può essere pure una condanna?
È qualcosa che ci appartiene o esiste una qualche entità, anche solo la fortuna, che lo ha destinato a qualcuno a discapito di altri, e che un giorno ci chiederà di pagarne il prezzo?
Ho amato questo romanzo, la sua parte introspettiva e il percorso di rinascita che porta un uomo a cambiare per guarire dal dolore, a reinventarsi e guardarsi dentro. È una storia con un filo romantico molto marcato: amore verso le figlie, soprattutto una, e verso un’anziana signora che sta perdendo la memoria e che quindi ha molto in comune con Edward che la sta riconquistando; amore per l’arte percepita come qualcosa che non appartiene all’artista ma a tutta l’umanità; amore verso una donna che non può più stare accanto a Edward ma che, in quella che appare come una vita precedente ormai, continuerà ad amarlo per sempre.
King ci mostra come una storia possa inquietare pur non essendo un susseguirsi di colpi di scena, di come certe tendenze umane (ambizione, curiosità, bisogno di mettersi alla prova) possano essere spesso portatrici di guai, far più paura di un mostro nascosto in un angolo buio e fare di noi i nostri peggiori nemici.
Forse non sempre è necessario inseguire un’ambizione, o per lo meno dovremmo prima fermarci e chiederci se esista una contropartita, quale sia e se si sia disposti a pagarla. Perché una volta partiti per quel viaggio in cui l’arte ti conduce fin quasi a manipolarti è complicato tornare indietro, ad appartenersi.
Stephen King
(Portland, 21 settembre 1947) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, dell’ultimo quarto del XX secolo. Scrittore notoriamente prolifico, nel corso della sua fortunata carriera, iniziata nel 1974 con Carrie, ha pubblicato oltre ottanta opere, fra romanzi e antologie di racconti, entrate regolarmente nella classifica dei bestseller, vendendo complessivamente più di 500 milioni di copie.