E COSY SIA




AA.VV.


DETTAGLI:

Editore: Mondadori

Collana: Big

A cura di: Barbara Perna

Genere: Giallo

Pagine: 407

Anno edizione: 2024

Sinossi. Non solo noir e thriller hanno diritto di cittadinanza nel vasto e multiforme mondo del giallo. Un’indagine non necessariamente dev’essere condotta da un ispettore di polizia, né bisogna a tutti i costi veder scorrere il sangue o trattenere il fiato per la tensione perché una storia risulti appassionante. Esiste anche un altro modo di raccontare un fatto delittuoso e la (eventuale) soluzione del caso: si chiama cosy crime. La formula prevede in genere l’ambientazione in un contesto provinciale, dove la vicenda si svolge all’interno di una piccola comunità, lontano dalla cupezza straniante della metropoli. Nella descrizione di un omicidio e della sua vittima ci si limita alle informazioni essenziali, senza cedere al facile effetto della violenza più cruda o dei dettagli morbosi. Il ruolo dell’investigatore, poi, tocca spesso in sorte a una persona priva di titoli professionali nel ramo in questione, magari per il semplice coinvolgimento in una rete di relazioni.

Ma, soprattutto, a rendere cosy un crime contribuisce il tono, all’insegna della leggerezza derivante da un approccio delicato al tratteggio dei personaggi e da un’abbondante dose di ironia. L’esito, per il lettore, è quello del ritrovarsi ogni volta in un’atmosfera accogliente, del sentirsi a proprio agio tra amici. Non troppo, perché è quando si abbassa la guardia che arriva, inesorabile, il colpo a sorpresa.

 Recensione di Daniele Cambiaso

Ci sono antologie che hanno impresso un segno profondo nella storia di un genere letterario, diventando vere e proprie pietre miliari. Si pensi, ad esempio, alla celebre raccolta “Buon sangue italiano” pubblicata da Rusconi nel 1977, che divenne ben presto una sorta di imprescindibile manifesto del risorto romanzo giallo di ambientazione italiana, dove comparivano autori fondamentali come Loriano Macchiavelli, Enzo Russo, Attilio Veraldi e coppie leggendarie come Felisatti & Pittorru e Fruttero & Lucentini, per citare solo alcuni nomi. 

E cosy sia” oggi, proprio come quel fortunato volume di diversi decenni fa, corre seriamente il rischio di diventare un’antologia-manifesto rispetto a un genere che sta conoscendo una sempre maggiore fortuna:  il cosy crime o cozy.

Che cosa si intenda con questa definizione lo illustrano molto bene l’introduzione della curatrice Barbara Perna e l’articolata e simpatica prefazione di Alice Basso (oltre alle interessanti interviste poste a corredo dei racconti), che evidenziano come una caratteristica da sempre presente in molti classici della letteratura gialla sia l’ironia, che determina un taglio più “leggero” rispetto ai noir o ai thriller maggiormente adrenalinici e splatter, caratterizzati da tinte decisamente più fosche. Il cosy ha nel suo DNA un tono che potremmo definire da commedia, nel quale la vicenda criminale ha un suo peso, ma lo hanno anche le complicazioni sentimentali e l’umorismo, senza che la leggerezza diventi sinonimo di superficialità. Anzi. Non di rado si toccano temi delicati, senza che la narrazione perda efficacia. 

Nel giallo italiano attualmente diversi autori si stanno cimentando con apprezzabili risultati qualitativi e di vendita con questo genere, che può vantare nel nostro Paese antenati e precurosori illustri: potremmo pensare al ciclo dedicato ai detective-clochard creato negli anni ’50 da Giuseppe Ciabattini o al graffiante umorismo di Carletto Manzoni nel decennio successivo, fino a giungere in tempi decisamente più vicini a noi ad autori come Andrea Camilleri, Nicoletta Vallorani, Andrea G. Pinketts, Andrea Vitali, Elda Lanza per citarne solo alcuni tra i maggiori.

“E cosy sia” ci offre una galleria appassionante di dodici racconti, scritti da quattordici autori (due testi sono scritti a quattro mani), che rappresentano quanto di meglio abbia da offrire oggi il panorama italiano, e bene fa Mondadori a puntare forte su questa raccolta collocandola nella collana Big, che ne permette la presenza in edicola a luglio e agosto, nel cuore pulsante dell’estate. Passiamoli, dunque, rapidamente in rassegna, in rigoroso ordine di apparizione.

Ultima cena a Parigi” di François Morlupi ci catapulta in gustose atmosfere parigine con l’uccisione di uno dei tanti ritals (cittadini di origine italiana) che vivono nella capitale francese. A indagare è la lieutnant Colette Dulin, personaggio duro e molto diretto; l’inchiesta regala colpi di scena interessanti e scorci ottimamente descritti.

Peri Peri” di Maria Elisa Aloisi è un viaggio nella Catania del 1969, ispirato a una storia realmente accaduta, e ci porta a conoscere un personaggio femminile straordinario, di quelli che non si dimenticano facilmente e meriterebbero di conoscere anche il più ampio respiro del romanzo. Ossidiana, questo il suo nome, è una giovane ladra cresciuta tra mille difficoltà, che vive nel malfamato quartiere di San Berillo e si ritrova a indagare sull’uccisione di Cosimo, detto appunto “Peri Peri” (piedi piedi) perché sempre in giro, suo compagno di infanzia. Splendida ricostruzione d’ambiente, scavo psicologico e uso sapiente del dialetto caratterizzano questa storia, che vede addirittura mettere in scena uno sciopero delle mondane del quartiere per arrivare alla verità.

Vertigine” di Paolacci & Ronco apre a uno scenario hitchcockiano collocato nel centro di Genova, con un stuzzicante mistero da risolvere: il decesso di un uomo in pigiama in un prestigioso albergo, il Bristol Palace Hotel, dove non risultava registrato come cliente. Per il vicequestore aggiunto Paolo Nigra una bella gatta da pelare, che apre anche alla riflessione su una serie di temi di stretta attualità, come spesso accade nelle storie della prolifica coppia.

In All inclusive” Aicardi & Pastori ci portano in crociera abbandonando temporaneamente Olga e Franco Reali per presentarci BB, Bea Blasco, una killer altamente letale in piena missione omicida. La donna diventa, però, a sua volta bersaglio delle attenzioni non richieste di un corteggiatore insistente quanto imbranato. Dialoghi fulminanti, ironia feroce e finale tutto da gustare sono gli ingredienti che costituiscono il marchio di fabbrica inconfondibile di questa premiata ditta del cosy crime nostrano.

Morte a km zero” di Nora Venturini ripropone la verve di Debora Camilli, tassista con la vocazione per le indagini alla guida del suo Siena 23. Grazie al suo lavoro, viene a contatto con uno chef stellato, idolo della madre. Da lì a ritrovarsi a pranzo nella tenuta di Chef Drago, con i suoi celebrati prodotti a km zero, il passo è breve e ancora più breve è ritrovarsi alle prese con un misterioso delitto che scoperchia un vaso di Pandora di invidie e rancori, proposti col perfetto dosaggio di un piatto di alta scuola.

Titolo quasi degno di Lina Wertmüller, per Valeria Corciolani, ossia “Il Gatto, l’Astice e il Cammello”: un racconto con una cifra ironica dirompente, imperniato su un pranzo di Natale dalla preparazione molto articolata. Completano il quadro due anziane sorelle, un nipote oberato di debiti ricattato da un cravattaro, una ditta di famiglia, un gattone di nome Nerouolf et voilà… il pranzo è servito con molte gustose (e talvolta letali) sorprese!

Il tema della convivialità è molto presente, ma declinato con prospettive sempre originali: lo ripropone anche Lucia Tilde Ingrosso, con cui ci spostiamo a Milano, per “Il caso è risotto. Il giallo del risotto giallo”. Qui assistiamo a una cena assai particolare, organizzata da un tycoon donnaiolo impenitente, che, messo di fronte a una malattia molto grave le cui cure gli costerebbero la virilità, sceglie un’uscita di scena in linea col proprio personaggio. Anche qui, i colpi di scena non mancano, oltre a un ritratto al vetriolo di un certo coté mondano tanto esaltato dal gossip.

Nella Napoli di Serena Venditto, “La dieta è un delitto”, lo sa bene l’italoamericana Ariel Hamilton, traduttrice di orrendi romanzi dall’inglese affiancata da un irresistibile gruppo di amici, tra i quali spicca il gatto Mycroft, altro felino dal nome impegnativo e dal ruolo nient’affatto secondario. Qualcuno non sopravvive a un pasto letale e per Ariel scoprire l’arma del delitto non sarà meno sorprendente della scoperta del colpevole.

Sempre in Campania, a Posillipo, Patrizia Rinaldi, invece, cesella una storia molto raffinata, che ha per protagonisti “Il Pescatore, il Professore e la Cana Jatta”. Nel mondo del cosy gli animali, lo abbiamo notato, si ritagliano ruoli decisivi; in questo caso abbiamo addirittura una cagnetta che il pescatore protagonista, chiamato da tutti Faccia Storta e uomo di straordinaria saggezza, ha salvato da un tentativo di crocifissione di alcuni teppisti scambiandola per una gatta, salvo poi scoprire che è appunto una cagnolina, di rara bruttezza ma altrettanto intelligente. Il professore, invece, è un uomo nei guai che chiede soccorso a Faccia Storta, in una storia di amori, gelosie e morte che viene delineata con pennellate di straordinaria efficacia.

Ci si sposta in Puglia con “Il mostro del Pantano” di Paolo Regina: quando il capitano della guardia di Finanza Gaetano de Nittis, in vacanza con la compagna a Bisceglie, riceve la richiesta di aiuto da parte dell’amico farmacista sconvolto per la strana sparizione della moglie, non può immaginare che scoperchierà una diabolica macchinazione legata a una vicenda di passioni proibite e torbidi segreti, ed è molto abile l’autore nel dosare le rivelazioni e i colpi di scena.

Decisamente sui generis e ricco di sorprese il testamento che viene letto in “Cuore di mamma” di Alice Basso e che scandaglia alla perfezione i segreti più oscuri e profondi di una madre e moglie esemplare, come spesso recitano i necrologi. Il contrappunto dei commenti delle figlie stende una patina di ironia sorniona su una narrazione che procede con un climax accattivante e irresistibile, da gustare fino all’ultima riga.

Questo avvincente viaggio nel cosy nostrano si chiude con “Cozze amare” di Barbara Perna, nel quale ritroviamo l’avvocatessa Amalia Carotenuto, che ha cessato di esercitare la professione forense, ma si ritrova coinvolta come testimone in un processo molto delicato, in cui l’accusato è il figlio di un boss detenuto a Poggioreale. L’inchiesta “legal” è contrappuntata dai dialoghi assolutamente irresistibili tra la protagonista e l’amica Cetta, svampita attrice di teatro ancorché principessa Caracciolo in Montefusco.

Dodici gemme, insomma, per un gioiello di antologia da non perdere, sia che si voglia semplicemente trascorrere qualche ora di relax estivo in compagnia di racconti piacevoli, “leggeri” ma mai banali e di elevata cifra stilistica, sia che si voglia approfondire un filone narrativo che sta incontrando un sempre maggior successo di pubblico, anche nelle trasposizioni televisive. Lettura, dunque, altamente consigliata.

A cura di Barbara Perna

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