Recensione di Chiara Alaia
Autore: Francesca Gerbi
Editore: Buendia Books
Genere: Noir
Pagine: 120
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Il maresciallo Antonio Rodda, burbero, single incallito, tanto abile nelle indagini quanto poco incline a elargire informazioni alla stampa, e Fulvia Grimaldi, giornalista caparbia e intraprendente, sono stati segnati da una comune tragedia: il brutale assassinio della quattordicenne Marina nel 1992, migliore amica di Fulvia e unica macchia nella carriera di Rodda. Una ferita mai rimarginata, un mistero irrisolto in un angolo apparentemente tranquillo della provincia, un omicidio senza spiegazioni né colpevole. Un incubo che li perseguita ancora, oggi più che mai: Baudelaire – questa la firma dell’assassino – è tornato, con i suoi messaggi in versi e il suo carico di ricordi e segreti. Toccherà ai due protagonisti tornare a quegli anni terribili, ricostruire vicende, volti e storie, spalancare porte sigillate e abissi oscuri e profondi. Perché nulla è come sembra: l’aguzzino sa assumere forme insospettabili, e il male di vivere si annida in luoghi inattesi, tra amene colline, paesi senza tempo e animi quieti come acqua.
Recensione
Un paesino sperduto della provincia di Cuneo: è questa l’ambientazione che Francesca Gerbi ha scelto, per cimentarsi per la prima volta con un noir. Una realtà statica, immobile, in cui il tempo non sembra passare mai. Un microcosmo, dove gli abitanti si conoscono tutti.
E tutti ricordano quel delitto irrisolto, su cui, a più di vent’anni di distanza, il maresciallo Rodda (il poliziotto che all’epoca aveva seguito il caso) riprende a indagare, aiutato dalla giornalista Fulvia Grimaldi, amica della vittima.
L’autrice riesca a rendere in modo efficace l’atmosfera claustrofobica della provincia e l’atteggiamento omertoso dei suoi abitanti. Quella filosofia di paese, che impone di badare agli affari propri e tenere la bocca chiusa.
Tuttavia, nessun segreto resiste per sempre e l’orrore nascosto sotto il tappeto, un poco alla volta, viene alla luce. Infrange la superficie di tranquillità apparente, di noia. I mostri sono intorno a noi, condividono con noi la banalità del quotidiano.
Gli indizi per la soluzione del caso sono disposti sul piatto fin dall’inizio del romanzo, ma la Gerbi è abile nel centellinarli. Alternando, senza che i salti temporali disturbino la lettura, passato e presente.
Se una critica si può muovere a questo romanzo, è forse la velocità con cui arriva alle conclusioni. Da un certo punto in poi, è come se il lettore venisse precipitato verso il finale, come se il finale venisse affrettato.
Non c’è climax, il ritmo accelera in modo brusco. La spiegazione arriva di colpo e quello che viene sacrificato è la psicologia dei personaggi. In particolare, nelle ultime pagine il loro punto di vista, i loro pensieri passano in secondo piano rispetto all’azione. Restano sospesi, non detti, stritolati dagli eventi.
In ogni caso, seppur breve, il romanzo è avvincente, cupo come richiede il genere, e lo stile è scorrevole… Ma Baudelaire, che c’entra? C’entra, eccome. Perché la poesia è la chiave per comprendere l’assassino, un dettaglio che aggiunge orrore all’orrore.
Francesca Gerbi
Francesca Gerbi è nata il 29 aprile 1989 a Bra e vive tra Corneliano d’Alba e San Damiano d’Asti, dove è consigliere comunale. Da sempre innamorata della cultura e delle tradizioni del territorio roerino e di quello astigiano, è laureata in lettere ed è giornalista pubblicista. Scrive sul settimanale Gazzetta d’Alba e collabora con il giornale cornelianese La chiacchiera. A novembre 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo, Cicatrici oltre il buio (Umberto Soletti editore) e a novembre 2018 il secondo, Una torre ci vuole… (Umberto Soletti editore). Cura la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione e organizzazione eventi, Molto studio, e dedica il suo tempo libero alla Fondazione Torre di Corneliano d’Alba Onlus, che si occupa del recupero e del restauro del monumento medievale.
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