Eleanor Oliphant.




Eleanor Oliphant sta benissimo

 

Recensione di Marina Morassut


Autore: Gail Honeyman

Editore: Garzanti

Traduzione: Stefano Beretta

Genere: Narrativa

Pagine: 352

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi.  Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo.
Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi. Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E questo ha cambiato ogni cosa. D’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene. Anzi: benissimo.

Recensione

Incredibile come certi romanzi attirino da subito l’attenzione dell’editoria, nonostante siano delle opere prime. E come poi, una volta letti, restino nell’immaginario e nel cuore dei lettori.

Eppure, a dispetto della presentazione che subito circoscrive il tema di cui effettivamente il romanzo si occuperà, questo “Eleanor Oliphant sta benissimo” mantiene intatte le aspettative lungo tutta la parabola della narrazione, fino all’atteso ma al contempo inaspettato epilogo.

La trama parrebbe di primo acchito anche di una semplicità ingenua e non originale, un plot che segue la moda del momento, in cui narrare della solitudine e del disagio cittadino sembra attirare i lettori in cerca di non si sa bene nemmeno cosa…

Una donna che vive a Glasgow e che si avvia a entrare in un’età non più giovane, anche se al giorno d’oggi i trent’anni indicano ancora un tutto in divenire, concentrata solo su se stessa, una macchietta per i colleghi, senza responsabilità alcuna, se non bagnare la propria piantina e la telefonata settimanale alla madre, una donna forte e dura con la figlia, tanto affilata nel denigrarla che pare tagliare ogni volta un po’ della già poca autostima della figlia. Eppure…

Casualmente a un certo punto nella vita di Eleanor entra un giovane che lavora ai computer presso l’azienda per la quale lavora anche la donna come contabile, così tenera e fragile nonostante l’esperienza che dovrebbe già avere alle spalle, tanto che la normale socializzazione, le schermaglie e le convenzioni sono per lei una materia del tutto estranea.

E che farà al contempo riflettere e sorridere noi lettori nel leggere le sue gaffe.

Ma Eleanor finalmente è innamorata – e di un cantante rock di una band locale! – e a questo punto la sua vita subisce una svolta, sempre dovuta alla sua propria volontà. Decide di cambiare vita per quanto possibile, iniziando dal suo volto, che reca in sé tracce di un passato oscuro.

Ed è proprio questo che l’autrice ci porta a scoprire, piano piano, seguendo Eleanor nella sua triste quotidianità, nei suoi cambiamenti e nei suoi nuovi rapporti con i colleghi e soprattutto con l’uomo dei computer.

Un eloquio elaborato e curato quello di Eleanor, che al pranzo con i colleghi preferisce le parole crociate, che segue un’alimentazione sana ma che durante il weekend si stordisce di vodka, perché la solitudine è un male vergognoso, di cui non dobbiamo far sapere nulla agli altri, talmente doloroso da farsi aiutare dall’alcol per passare indenne dal venerdì sera al lunedì mattina, per non morire di solitudine e non parlare con nessuno durante tutto il weekend.

Non si può non amare incondizionatamente questo essere così tenero e alle volte divertente nella sua ingenuità, che l’espediente del racconto in prima persona rende ancora più vicino al lettore, qualsiasi sia la sua esperienza di vita. E dopo aver letto un documento dei servizi sociali che ci parla di Eleanor bambina, il lettore subodora puzza di bruciato, in senso letterale.

Non rimane che restare incollati alle pagine di questo romanzo molto intenso per scoprire il passato di questa donna che permette all’autrice di partire dal particolare, per arrivare a parlarci di un fenomeno in via di espansione, la solitudine non già solo degli anziani, ma addirittura dei giovani – forse chissà, dovuta in parte anche ai nuovi dispositivi elettronici che ci permettono di essere in contatto costante con gli altri, ma di fatto costantemente e fisicamente soli, incapaci di aprirci fiduciosamente agli altri e dimenticando tristemente i giochi di ruolo.

Una nuova eroina è nata, grazie alla penna di Gail Honeyman: una figura che racchiude in sé insicurezze e fragilità comuni a molte donne e che ci farà commuovere, ma che troverà in sé la forza di salvarsi e di trovare amici e aiuto in persone inaspettate: un nuovo collega di lavoro, anch’egli con una vita del tutto normale – un uomo anziano salvato per strada e tutta la sua famiglia.

Perché scopriremo che in realtà Eleanor Oliphant non è mai stata veramente bene, ma finalmente potrà lottare per stare benissimo!

E noi con lei, attraverso i capitoli “bei giorni”, “brutti giorni” e finalmente “giorni migliori”.

Auguri Eleanor Oliphant!

A cura di Marina Morassut

libroperamico.blogspot.it

Gail Honeyman


Gail Honeyman è nata e cresciuta in Scozia, e fin dai tempi della scuola la scrittura per lei è stata non solo un’attitudine ma un sogno. Un sogno che ha custodito e coltivato per anni. Un sogno che è diventato un progetto a cui ha dedicato tutto il suo tempo: dalle pause pranzo alle notti di ispirazione. Il progetto si è concretizzato nel libro Eleanor Oliphant sta benissimo (Garzanti 2018), divenuto subito un caso editoriale eccezionale, venduto in 35 paesi.