EREDI PIEDIVICO
E FAMIGLIA
Andrea Vitali
DETTAGLI:
Editore: Einaudi
Collana: Stile Libero big
Genere: Narrativa
Pagine: 184
Anno edizione: 2024
Sinossi. Oreste Piedivico, classe 1901, veterinario di Manerbio, provincia di Brescia, è ben visto da tutti nella zona della Bassa che è la sua condotta. Sempre disponibile, sempre pronto a sfrecciare sulla sua Benelli per visitare un mulo e far nascere un vitello, o magari un bambino. È anche un buon partito, e quando decide che non vuol più essere signorino, trova subito moglie: la Lidovina, figlia unica di un allevatore. Il matrimonio, però, si rivela più complesso del previsto. Lui non è mai stato tipo da relazioni fisse, e anche se si impegna, nei panni del marito è un po’ impacciato. Mentre lei, in quelli della moglie, è proprio spaesata. Oreste accoglie la vita senza farsi troppe domande, Lidovina non smette mai di rimuginare. Sono diversi, e ancor più diversi saranno i loro eredi. Proprio questi, anni dopo, scopriranno una semplice verità: non c’è bisogno di assomigliarsi per volersi bene.
Recensione di Loredana Gasparri
I libri di questo autore, nella mia esperienza, sono una boccata d’aria fresca.
Un’occasione per dare un’occhiata al funzionamento della vita e delle emozioni umane senza perdersi in speculazioni filosofiche, che potrebbero rischiare di scivolare lungo pendii nichilisti o depressivi. Tutt’altro.
Ricordate quella famosissima e iper-citata frase di Calvino, da Lezioni americane: Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore…?
Questa potrebbe essere una delle chiavi per entrare nei libri di Andrea Vitali, e goderseli. Ci troviamo nell’Italia del Nord, a Manerbio, primi decenni del Novecento.
Entriamo nella vita di un giovane veterinario del luogo, Oreste Piedivico, che si sta costruendo una solida reputazione professionale tra i contadini grazie alla sua competenza, al suo carattere aperto e all’onnipresente disponibilità.
È un uomo solido, pragmatico e pronto allo scherzo e senza speculazioni sul senso profondo della vita, un buon cittadino e un essere umano piacevole con cui interagire.
La vita sembra avere binari e regole semplici da seguire: lavorare sodo, sposarsi, mettere su famiglia, costruire qualcosa: un’azienda, una professione, una cascina, una casa.
Oreste non sembra così propenso a cercar moglie, o comunque non ci pensa troppo, e forse ci sta mettendo un po’ di tempo a sistemarsi. Quando inizia a pensarci, ecco che la donna per lui arriva: Lidovina Anzibene, figlia di uno dei suoi ‘clienti’, o meglio, del proprietario di uno dei suoi clienti.
Ci si aspetterebbe un’anima egualmente pragmatica, considerando la stoffa di cui è fatto l’Oreste, e fino ad un certo momento della sua esistenza, Lidovina lo è. È figlia di contadini, che sono noti per essere la specie umana più pratica che abbia mai camminato su questa terra.
In due momenti precisi della sua vita, quando suo padre le parla della proposta di matrimonio di Oreste, e il periodo successivo alla nascita del figlio Felice, che sarà poi sempre conosciuto come Felicino, notiamo che l’anima di Lidovina percepisce molto di più e che un lato delle sue emozioni è particolarmente sfuggente, e un po’ inquietante da osservare.
Gli anni si susseguono, portando lutti, nuove amicizie, cambiamenti, nuovi amori, nascite.
Seguiamo la narrazione di questa saga familiare come se ripensassimo alle nostre vicende famigliari personali. Felicino cresce, diventa un avvocato in gamba e di fama, entra a lavorare in uno studio di Cremona particolarmente noto e solido. In campagna, a Manerbio, rimangono la madre e la nuova famiglia da lei formata, con un fratellastro amatissimo, Silvestro, che per Felicino sarà sempre e solo fratello.
Lui stesso sposa un’ambiziosa giovane della Cremona bene, Luigina Gambetta, un’altra anima pragmatica per quanto attenta alle apparenze, e al fatto di come queste ultime siano mantenute alte e ben nutrite da un altrettanto elevato flusso di denaro, dalla sua famiglia di origine e dal prestigioso lavoro del marito.
Sembra un libro senza scosse, questo. Una storia famigliare, quanto può essere avventurosa?
Può esserlo. L’avventura non nasce solo dall’adrenalina scatenata da lotte epiche tra soldati, guerrieri, sfide silenziose e mortali tra spie, battaglie contro creature fantastiche e mostruose.
Sorge piano piano nell’amore tra persone totalmente diverse tra di loro, che imparano a conoscersi e faticano ad andarsi incontro, o arrancano di fronte a problemi, malattie, lutti. Germoglia al buio, in una lunga, silenziosa e determinata attesa degna della tela fatta e disfatta di Penelope.
Sboccia prepotente e sorridente in un ingegno attivo e inarrestabile, che crea progetti e li mette in pratica, smussando paziente ogni ostacolo, risolvendo ogni piccolo e grande problema. Si rivela potente in un regalo inatteso, pieno d’amore e di fiducia. Sfida il disprezzo malcelato dovuto ad un frainteso senso d’importanza attribuito a città e campagna, e vince, vince a mani basse.
È l’avventura dell’amare e del dimostrare e dire di quell’amore, in mille modi e linguaggi diversi, e anche nei silenzi. Si svolge nell’Italia del Nord delle piccole città e delle campagne, annidata nel corpo caldo e contraddittorio di famiglie umane. È la specie di avventura meno considerata, forse, dai colori dimessi, ma è affascinante, tanto quanto le peripezie in mare di Ulisse.
Se cercate grandi quantità di adrenalina in una lettura, tirate dritto, qui non c’è nulla per voi.
Ma se adorate le storie di famiglia, vi fanno vibrare le corde interne, e cercate una narrazione pacata, umoristica e vivace, in tutti i timbri di espressione scritta, allora prendete in mano questo libro e lasciate che vi culli e vi apra il cuore. Starete meglio, alla fine.
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Andrea Vitali
Andrea Vitali. Dopo aver frequentato «il severissimo liceo Manzoni» di Lecco, Andrea Vitali si laurea in medicina all’Università Statale di Milano ed esercita la professione di medico di base nel suo paese natale. Scrittore molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore, ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto il Premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti, ma il grande successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una finestra vistalago (Premio Grinzane 2004). Nel 2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La figlia del Podestà; nel 2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway. Tra i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La leggenda del morto contento e Zia Antonia sapeva di menta. Nel 2012 Galeotto fu il collier e Regalo di nozze. L’anno successivo escono Le tre minestre, lungo racconto autobiografico edito da Mondadori-Electa e Di Ilide ce n’è una sola. Nel 2014 Quattro sberle benedette, Premiata ditta Sorelle Ficcadenti e Biglietto, signorina!; nel 2015 La ruga del cretino, scritto con Massimo Picozzi, Le belle Cece, La verità della suora storta, Quattro schiaffi benedetti, Un amore di zitella (tutti editi da Garzanti). Nel 2016 Nel mio paese è successo un fatto strano (Salani), Le mele di Kafka (Garzanti), Viva più che mai (Garzanti). Nel 2019 esce Certe fortune. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti), Sotto un cielo sempre azzurro (Garzanti) e Documenti, prego (Einaudi). Altre sue pubblicazioni sono: Un uomo in mutande. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti, 2020), Nessuno scrive al Federale. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti, 2020), Vivida mon amour (Einaudi, 2021), Un bello scherzo (Garzanti, 2021), La gita in barchetta (Garzanti, 2021), Cosa è mai una firmetta (Garzanti, 2022), Eredi Piedivico e famiglia (Einaudi, 2024). Tra le sue pubblicazioni si ricorda anche il libro per bambini La zia Ciabatta (Garzanti, 2020). Da ricordare che con il romanzo Almeno il cappello (edito nel 2009 da Garzanti) Andrea vitali ha vinto il Premio Casanova, il Premio Isola di Arturo Elsa Morante, il Campiello sezione giuria dei letterati ed è stato finalista al Premio Strega. I suoi libri, pubblicati in Italia da Garzanti e da Einaudi, sono stati tradotti in molti paesi, tra cui la Turchia, la Serbia e il Giappone.
A cura di Loredana Gasparri