Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Karen Kokeshi
Editore: Mondadori
Pagine: 156
Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Eva ha ventiquattro anni, un aspetto dimenticabile, un senso di inadeguatezza perenne e l’impressione di non padroneggiare per niente l’arte di stare al mondo. Per fortuna ha una certezza nella vita: l’amore per il suo fidanzato. Eva ci sta insieme da quattro anni e il loro rapporto è il principale elemento di stabilità, forse l’unico che non la fa sentire sbagliata. Tutto cambia quando lui si trasferisce in Danimarca per motivi di lavoro, cogliendo l’occasione per chiudere a monosillabi la storia con Eva. Le settimane che seguono l’abbandono sono per lei un vano tentativo di contenere la disperazione, che sfocia però in un incendio accidentale e nel licenziamento. In breve le restano solo Ning, la sua coinquilina, e la madre Lucia, che è sempre stata la sua fan numero 1. Ma Eva non si dà pace, ha bisogno di risposte. Così decide di dare il via a un viaggio rocambolesco verso Copenaghen in cui niente va come deve andare, a partire dal primo compagno di viaggio, Martin, un life coach mitomane con cui condividerà un pezzo di strada in macchina. Tra incontri grotteschi e divertenti, risse da bar, treni persi, furti ed esperienze di premorte, Eva arriva nella capitale danese miracolosamente tutta intera, con il preciso scopo di rivedere l’ex e avere finalmente l’ultima parola, quella giusta, quella dettata dal cuore.
Recensione
Eva è sicura: un giorno riuscirà ad acquistare la coperta di cachemire
‒ “la più morbida che lei avesse mai avuto il privilegio di accarezzare (oltre che la più costosa che avesse mai visto), color panna con piccoli pallini bordeaux in rilievo” ‒
che ha puntato da un po’ e che sta nascondendo “sotto un cumulo di plaid molto meno belli”, tra le ceste del lussuoso negozio di articoli per la casa in cui lavora.
Un pregiato tessuto con cui scaldarsi dopo una lunga giornata, un abbraccio soffice in cui soffocare dispiaceri e cattivi pensieri, un bozzolo serico che protegge dal mondo finché non giunga il momento giusto per aprire le ali: la personificazione (passatemi il termine) della comfort zone, insomma, un luogo circoscritto e ben conosciuto in cui sentirsi al sicuro, come tra le braccia del fidanzato.
Ecco un’altra certezza di Eva: il suo uomo, l’opposto che attrae e completa, quello che interrompe la propria corsa mattutina per recapitarle un cappuccino caldo e un bacio salato, lo scoglio a cui aggrapparsi per stare a galla nel mondo.
Quando, in modo tanto rocambolesco quanto repentino e senza troppe spiegazioni, la nostra eroina perde entrambi, si ritrova scoperta, appunto, a fronteggiare una realtà di precariato, senso di inadeguatezza e solitudine. Come una mezza mela troppo sottile per restare in equilibrio.
Eva, che non a caso si chiama come la prima donna, torna a una condizione primigenia: è nuda, e dunque esposta, ancora più delicata e sensibile, ma anche più recettiva, una tabula rasa sulla quale scrivere una nuova storia, una tela bianca da colorare.
Però ancora non lo sa, così vacilla e pare attirare su di sé figuracce e sfighe ‒ una calamita gracile e alta poco più di un metro e mezzo, in pratica. Anzi, si espone quasi volontariamente al ludibrio, autorizzando gli altri, esortandoli perfino, a ridere di lei, come a dire: il mio aspetto è “dimenticabile”? Ecco qualcosa per cui potrete ricordarmi. Ma così Eva si fa male, e chi legge, travolto dall’assurdità delle situazioni, dai film mentali della protagonista (che poi sono anche i nostri), con le mascelle ormai disarticolate a furia di sghignazzare, capisce che c’è dell’altro, che Eva è altro, è molto di più.
E anche lo stile e la trama, a questo punto, svoltano: dalle mitragliate comiche approdiamo a una fluente intimità, dal capro espiatorio, votato al martirio e al dileggio, alla farfalla che spicca il volo senza fili, senza zavorre, verso orizzonti magari meno noti e confortevoli, ma di certo curiosi; le ganasce tornano al loro posto, la lettura continua a divertirci, certo, ma c’è posto per la riflessione, per guardare Eva che sboccia e farci anche un personale esame di coscienza.
È questo il vero scopo del viaggio, degli incontri pirotecnici di cui sono costellate le pagine del romanzo fresco e non scontato di Karen Casiraghi: non solo trovare un senso, ma trovare se stessi, liberarsi dagli strati asfissianti, comprendere che ridere con qualcuno è un’arma di gran lunga più potente e utile (e divertente), e che mettere al primo posto il sentimento, a costo di sembrare ridicoli e di andare contro la logica, i manuali di self-help e i saggi consigli, non è una sconfitta, né un segno di debolezza. Anzi.
Ce ne fossero di più di Eve, e di Adami, di Lilith, di Gilgamesh, di persone spinte dal puro amore, da un’emozione forte, sincera e senza filtri (troppo per essere instagrammabile?
Poco importa!)… forse il mondo sarebbe migliore.
A cura di Francesca Mogavero
Karen Casiraghi
nasce a Verona e passa la sua intera adolescenza immersa tra le montagne e i libri fantasy. Nel 2017 pubblica il suo primo video su YouTube con lo pseudonimo Kokeshi, raggiungendo velocemente i cinquecentomila iscritti al suo canale. Eva sbagliata è il suo primo romanzo.
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