Figli della favola 




 FIGLI DELLA FAVOLA

di Fernando Aramburu

Guanda 2023

Bruno Arpaia ( Traduttore )

narrativa, pag.320

Sinossi. Asier e Joseba sono due giovani baschi che, imbevuti di ideologia nazionalista, decidono di lasciare tutto per entrare nell’ETA. L’organizzazione terroristica li spedisce nella parte basca della Francia, dove inizia il loro addestramento alle armi. I due giovani si sottopongono con determinazione all’addestramento, sospinti dalla forza cieca delle loro convinzioni. Proprio quando si sentono pronti all’azione l’ETA annuncia in tv la fine della lotta armata e lo scioglimento delle cellule. Che fare? Ventenni e sprovveduti, senza il becco di un quattrino e travolti da eventi più grandi di loro, Asier e Joseba decidono di fondare una nuova organizzazione di cui sono gli unici membri. I due ventenni affronteranno un viaggio inaspettato, un’avventura picaresca tra il drammatico e il comico.

 Recensione di Renata Enzo

Ho aperto le pagine di questo romanzo con grande entusiasmo, memore della grandezza di quel capolavoro di Aramburu che è Patria, uno dei libri più belli tra quelli letti nel 2022, forse addirittura il più bello.

Devo dire, però, che all’inizio non è andata affatto bene: non riuscivo a trovare in queste pagine la sacralità per così dire epica del primo romanzo. Il contesto è, in fondo, lo stesso ed è quello della Spagna ai tempi dell’ETA e della lotta per l’indipendenza dei Paesi Baschi.

Qui, i protagonisti sono due giovani, Joseba e Asier, che credono nella lotta armata e che si sottopongono al periodo di addestramento per combattere a favore dell’obiettivo. Solo che arrivano tardi all’appuntamento con la storia, e iniziano l’addestramento proprio quando l’ETA decide di porre fine alla lotta armata.

Quello che rimane loro è solo una grande illusione, quella di continuare da soli la lotta creando una nuova cellula terroristica. Ma non hanno né le armi e nemmeno i soldi per mettere in piedi un’organizzazione. E così, vivono da sbandati e la loro attività criminale si limita ai  furtarelli ai danni di donne e bambini. 

Come è noto, l’Euskadi Ta Askatasuna – l’ETA – si è sciolta nel 2018, ma già nell’ottobre 2011 era stata annunciata la definitiva cessazione delle attività terroristiche. Una generazione di giovani, cresciuti nella propaganda che inneggiava alla violenza, si trovò improvvisamente disorientata, senza il punto di riferimento che aveva dato fino ad allora un senso alla sua esistenza: la rivoluzione. In un’intervista, riferendosi a loro, Aramburu parla di “cervelli conquistati”: più precisamente, cervelli conquistati dalla propaganda e dall’indottrinamento alla violenza. 

È con ironia ed amarezza che i personaggi di Joseba e Asier vengono dipinti, con una narrazione che risulta persino esasperante nel descrivere l’inerme inattività in cui i due improbabili protagonisti si trovano a vivere. Due uomini inetti ed anacronistici, dividono la scena con personaggi altrettanto inadeguati e nostalgici, aggrappati ad una astratta e personalissima ideologia rivoluzionaria o marxista-comunista. L’esito della vicenda non può che essere il fallimento.

Asier e Joseba sono figli della tradizione letteraria picaresca ed ereditano da Don Chischiotte e da Lazarillo de Tormes l’illusione di un destino eroico e la tragicomica ricerca di espedienti per la sopravvivenza quotidiana.  Solo le donne che incontrano sono aggrappate alla concretezza, nonostante condividano in parte la loro ideologia. Allegramente lascive, romantiche e idealiste, tradizionaliste o LGBT, le donne rappresentano l’elemento attivo della storia: procacciano mezzi e viveri, traghettano i protagonisti da una città all’altra, li confortano e sostengono e, infine, li costringono ad una decisione definitiva. Senza di loro, rimarrebbero solo amarezza e disperazione.

Ribadisco il mio pensiero sulla difficoltà che ho incontrato nel leggere Figli della favola, soprattutto la prima parte. Questa scrittura, così disincantata e ironica, non mi appartiene. Ma il romanzo, a ben vedere, fa luce su un momento importante della storia recente che è stato, troppo rapidamente, dimenticato. È per questo motivo che  vale la pena di prenderlo in mano e di leggerlo.

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Fernando Aramburu


Fernando Aramburu, nato a San Sebastián nel 1959, ha studiato Filologia ispanica all’Università di Saragozza e negli anni Novanta si è trasferito in Germania per insegnare spagnolo. Dal 2009 ha abbandonato la docenza per dedicarsi alla scrittura e alle collaborazioni giornalistiche. Patria, grande successo di critica e di pubblico in Spagna, vincitore del Premio de la Crítica, tradotto in 34 lingue, è stato pubblicato nel 2017 da Guanda e ha avuto anche in Italia una straordinaria accoglienza, vincendo il Premio Strega Europeo e il Premio Letterario Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nel 2020 Guanda ha pubblicato un graphic novel ispirato al romanzo. Sempre per Guanda sono usciti gli altri suoi libri: Anni lenti, Dopo le fiamme, Mariluz e le sue strane avventure, Il rumore di quest’epoca e I rondoni.

A cura di Renata Enzo

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