Forse è così che si diventa uomini




GIORGIA LEPORE


Editore: E/O

Collana: Dal mondo

Pagine: 240 p., Brossura

Anno edizione: 2025


Il cadavere di un uomo, un serpente senza vita e una lingua sconosciuta: gli indizi che segnano il ritorno dell’ispettore Gerri Esposito.

Nella nuova indagine di Gerri Esposito tutto si snoda in pochi giorni, scanditi da precisi transiti astrologici che fanno da sfondo agli avvenimenti, in cui passato e presente si sovrappongono. E di nuovo, come in una sorta di ciclo karmico mai concluso, l’indagine incrocia le strade di ragazzi, poco più che bambini, che cercano di salvarsi come possono in un mondo che non li accoglie ed è troppo duro per loro.

In una chiesa rupestre nella periferia di Bari viene scoperto un cadavere. Maschio, mezza età, in posizione supina di fronte all’abside, vestito di tutto punto. Sul corpo, un serpente, anch’esso morto. La terza sezione della squadra mobile di Bari arriva per i rilievi di rito. Manca qualcuno: l’ispettore Gerri Esposito ha preso due giorni di permesso, caso più unico che raro, per svolgere una missione personale e importante. Al suo rientro, Gerri trova l’ufficio in fibrillazione. L’identità della vittima è sconosciuta e le indagini brancolano nel buio. Vengono identificati altri frequentatori del sito: una giovane coppia di adolescenti che per qualche motivo non vuole collaborare; un uomo misterioso che pare uscito da un altro tempo, dagli affreschi della chiesa, e che non parla e non scrive; una ragazzina che ha perso un libro su cui ci sono i suoi disegni e i versi di una canzone in una lingua sconosciuta. Lingua che accende però una lampadina nella mente di Gerri Esposito, grazie all’intervento della mammana Angela, ormai diventata per lui un punto di riferimento fondamentale, che compare a tratti come una dea ex machina, a metterlo sulla strada giusta. Nel frattempo Gerri deve fare i conti con il proprio passato, che continua a tornare e a scardinare i cassetti blindati in cui lui cerca disperatamente di confinarlo.

 Recensione

di

Sabrina De Bastiani


… quando hai un segreto scava una buca nella terra, e dillo nella buca, così ti sentirai meglio. Crescerà l’erba, e l’erba lo dirà al vento, e il vento al sole. Il sole, se vorrà, lo dirà a tutti. Aveva provato a fare questo con il segreto più terribile che le fosse mai capitato, ma non era servito a nulla.

‘Forse è così che si diventa uomini’, di certo è così che si racconta una storia. 

Così come lo fa Giorgia Lepore. 

Con una sensibilità e una purezza straordinari, con coraggio verace, con rispetto, con il nutrimento di una scrittura magnetica, che sa essere evocativa e sublime tanto quanto diretta e pragmatica laddove  occorre.

Giorgia Lepore sembra davvero conoscere, aver conosciuto di persona,  i protagonisti e i comprimari che abitano le sue pagine, tanto ce li restituisce vivi, interi. Seppure in mille pezzi, frammentati, allo stesso tempo  fragili e forti. Veri. Tanto che sfiorando  le pagine  sembra di toccarli, e quando, a malincuore, si interrompe  la lettura il libro lo si  chiude piano, per non far loro male, per non schiacciarli.

E’ stato così fin da subito, da ‘I figli sono pezzi di cuore’, il romanzo che ha presentato l’ispettore Gerri Esposito.

Ed è più che mai così  in questo nuovo episodio della serie che lo vede protagonista.

Mò a volare non sono più capace, ma non perché non tengo più le ali. È l’aria che si è fatta pesante assai.

Un noir di pece e di prece, che fa inabissare, che stringe la gola, che commuove, indigna, addolora, innamora, muove il sorriso, lieve, ma capace di illuminare anche la tenebra più oscura.

 … doveva fare un cassetto apposito per quell’immagine, da aprire nei momenti bui, con dentro quella piccola luce calda.

Sono i giorni che precedono la Pasqua e Bari,  città così solare e luminosa, si adombra,   teatro di  un omicidio efferato che profana un luogo altrimenti e in altri tempi sacro. 

Gerri Esposito è lontano, sia fisicamente che mentalmente, impegnato a riaprire una finestra, … le finestre erano sempre la sua immaginaria via di fuga, ed era necessario stessero aperte … ma questa volta sul suo passato e dunque non  fuga  bensì, in qualche modo,  ritorno.

Ed è ancora il passato a riverberare e scatenare i  suoi mal di testa, una volta rientrato e chiamato a indagare proprio su quella morte,  che ha tutte le carte in regola per rivelarsi un caso davvero spinoso, che una volta ancora colpisce  e investe le frange più deboli, inascoltate, ai margini. 

E tocca a Gerri, al dono del  suo esperanto emotivo che si fa linguaggio universale, farsi interprete di quelle voci.

… quando capitavano questi strani personaggi da film, adolescenti in crisi, bambini traumatizzati, anziani muti e donne sull’orlo di una crisi di nervi, lui proprio non ce la poteva fare, e i ruoli improvvisamente si invertivano: il vicequestore diventava un agente alle prime armi, il suo giovane ispettore il più esperto degli investigatori, ed era l’unico a riuscire a ottenere qualcosa da quei casi umani che ogni tanto  – spesso – facevano la loro comparsa in questura.

Comprende ben presto, l’ispettore Esposito, che la soluzione del caso, auspicata e prospettata  da sfere più alte,  è senz’altro la più comoda, ma è la meno vera.

Troppe cose non tornano, non quadrano, stridono.

«Piantala».

«Di fare cosa? Di dire che è uno stronzo? Di cercare altre piste? Di cercare di salvare uno che è innocente ma non gliene frega niente a nessuno?».

«Gerri».

Ecco, lo aveva chiamato Gerri, e questo accadeva sì e no due tre volte in un anno.

«Perché ti fissi sulle cose? Questo tuo modo di ossessionarti e di andare sempre contro, contro le opinioni degli altri, le decisioni, le evidenze dei fatti (…)»

«Lascia perdere. Sento che è meglio se lasciamo perdere. Per una volta, dammi retta» concluse Sara, e lo mollò là nel corridoio, ben sapendo che quell’appello sarebbe rimasto inascoltato.

Perché i pensieri di Gerri, come spesso accadeva, erano talmente densi che a volte alcune persone li sentivano attraverso l’aria. (…) e non riusciva a trovare riparo in nessuno di quei pensieri, perché facevano male tutti.

Ma più male ancora farebbe far  tacere quei pensieri e dunque non molla l’ispettore Esposito, a costo di forzare quei lucchetti coi quali ha sigillato tante parti del suo passato, e sentì che un lucchetto, uno dei più blindati, era pericolosamente sul punto di saltare.

E l’ispettrice Sara Coen,  che da quando sta a Bari della sua vita non sta capendo più nulla, per colpa di  quel mare davanti a lei, scuro, indistinto, spaventoso, che non è davvero, solo, il mare Adriatico, ma più ancora risponde al nome  di Gerri, la sua  più grande incognita, il suo più grande amore?, al di là di proclami e parole, non potrà e non vorrà  che essergli accanto.

Tutto si fermava, l’aria, il tempo, i gesti; e poi di colpo si scioglieva, come nell’attimo in cui comincia la pioggia. E appena la pioggia passava, lui tornava come prima: non si capiva mai quale fosse quello vero.

Eppure qualcuno che lo capisce, lo sente, quale sia il vero Gerri c’è.

E decide di  fidarsi . E di  affidarsi.

Si avvicinò a lui e le parve quasi di conoscerlo da sempre, stesso colore della pelle e degli occhi, stessi occhi allungati, zigomi alti; gli cinse il collo con un braccio, tirando la sua testa vicino alle labbra. E disse in un soffio al suo orecchio ciò che non aveva il fiato di dire ad alta voce. 

(…)

Ma poi, sarà vero che la realtà somiglia alla verità?

Ogni mistero verrà svelato, tutti gli interrogativi avranno soluzione,  tranne forse questo, ma solo perché sta  a  ognuno di noi, ogni giorno,  trovare la propria, personale, risposta.

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Giorgia Lepore


vive a Martina Franca. Archeologa e storica dell’arte, attualmente insegna Storia dell’arte al liceo Da Vinci di Fasano.
L’abitudine al sangue (Fazi, 2009), è stato il suo romanzo d’esordio. Nel 2015 E/O pubblica I figli sono pezzi di cuore.