Rubrica di Ilaria Bagnati
Autore: Paul Roazen
Traduzione: Anna Maria Fenoglio, Roberto Speziale-Bagliacca, Anna Martini
Editore: Einaudi
Genere: Psicologia
Pagine: 657
Anno di pubblicazione: 2011
Sinossi. La ferrea impalcatura teoretica, la rivoluzionaria novità dell’approccio scientifico, la peculiarità del lavoro terapeutico del medico viennese, unite al magnetismo della sua personalità, sono state in grado fin da subito di attrarre seguaci e di assicurarsene in molti casi una fedeltà quasi assoluta. Rispetto all’abbondante produzione storiografica dedicata alla psicoanalisi, e in particolare al monumento agiografico Vita e opere di Sigmund Freud di Ernest Jones, Freud e i suoi seguaci di Paul Roazen possiede un’originalità di impostazione e una vivacità di esiti narrativi che l’hanno trasformato con il tempo in un punto di riferimento obbligato per la ricostruzione di quello straordinario momento di gestazione del sistema di pensiero freudiano e del suo divenire «impresa» culturale, grazie soprattutto allo sforzo congiunto del gruppo di collaboratori di cui il maestro seppe circondarsi. Basato su decine e decine di interviste a colleghi, allievi e pazienti di Freud, il libro di Roazen porta alla luce con tenacia e disinvolto anticonformismo aspetti ignorati o volutamente espunti dalle cronache ufficiali, ridefinendo quindi, del padre della psicoanalisi e della sua cerchia di seguaci, un’immagine diversa da quella inquinata dal settarismo o dagli intenti violentemente polemici che hanno caratterizzato la saggistica piú recente.
Recensione
Freud e i suoi seguaci è stato tradotto tardivamente in italiano, in USA è uscito nel 1975. Nonostante ciò rimane un testo classico della storiografia psicoanalitica poiché rappresenta un indispensabile quadro di riferimento per gli studiosi del settore.
Questo è un libro completo, Roazen ci parla di Freud come uomo, come terapeuta, dei rapporti con i Carl Gustav Jung, con coloro che sono considerati i fedelissimi, ci parla delle donne psicoanaliste tra le quali la figlia Anna. Per me è stato appassionante immergermi nelle pagine di questo libro perché Freud è molto più di quello che pensiamo di conoscere e grazie all’autore possiamo anche noi conoscerlo in modo più approfondito.
Quando si parla di psicologia nell’immaginario comune si pensa direttamente a Freud come se non ci fossero altri studiosi della psiche perciò ho ritenuto opportuno parlarvi di lui e dei suoi meriti.
“Egli ha consegnato alla scienza il significato dei sogni, rivelando nel contempo i meccanismi attraverso i quali inganniamo abitualmente noi stessi. E’ stato grazie ai concetti con cui ha definito la nostra vita inconscia -il transfert, la sessualità infantile, l’aggressività, le difese, l’identificazione, la regressione – e all’uso della tecnica delle libere associazioni che la nostra immagine dell’individuo è cambiata”.
Chi era Freud?
Sigmund Freud è stato indubbiamente uno dei più grandi psicologi della storia e ha rivoluzionato il nostro modo di pensare a noi stessi. Nacque nel 1856 da genitori ebrei appartenenti a un’esigua minoranza religiosa a Freiberg, in Moravia, regione a preponderante maggioranza cattolica, a quel tempo parte integrante dell’impero austro-ungarico e oggi territorio cecoslovacco. Sigmund nasce come figlio primogenito dal terzo matrimonio del padre Jacob, sposatosi a quaranta anni con la ventenne Amalie Nathanson.
Ha cinque sorelle e due fratelli e convive nella stessa casa con una grande famiglia allargata composta da diversi nuclei familiari, come spesso accadeva nelle famiglie ebraiche. Vive con il fratello Emmanuel, di un anno più grande di lui (nato dalle prime nozze del padre) e con il figlio di quest’ultimo, John. Il fatto che Freud abbia fondato la psicanalisi appare coerente, o per lo meno non in contraddizione, col suo essere ebreo. Una minoranza che soffre viene a trovarsi nella giusta prospettiva per comprendere l’isolamento di cui anche i nevrotici soffrono.
A causa dell’antisemitismo la famiglia di Freud si trasferì a Vienna quando lui aveva quattro anni, lì rimase fino al 1938. Egli si rivela fin da subito uno studente brillante: fin dal ginnasio ha una notevole capacità di scrittura e un amore per i classici ‒ i tragici greci, i poeti latini ‒ e i grandi scrittori russi. Consegue la maturità classica a soli 17 anni e si iscrive a medicina, laureandosi nel 1881. Continuò la sua attività di studio e di ricerca con E. W. von Brucke e quindi con T.H. Meynert. Nel 1885 conseguì la qualifica di libero docente e ottenne una borsa di studio che gli permise di seguire i corsi di Charcot alla Salpetrière a Parigi. Nel 1886, dopo essersi sposato, Freud aprì un gabinetto privato per la cura delle malattie nervose.
Decisivo fu senza dubbio l’incontro con Breuer che lo convinse ad usare l’ipnosi non solamente come strumento di inibizione dei sintomi, ma anche come metodo per scoprire la motivazione e il significato dei sintomi isterici. Il lavoro condotto con Breuer aveva evidenziato il ruolo svolto nella vita di ogni individuo da una parte di sé rimossa, dimenticata, non cosciente. Il dispendio di energie per far riemergere questi materiali rimossi aveva evidenziato anche una forte resistenza, che l’ipnosi riusciva a vincere solo provvisoriamente.
Era necessario istituire un rapporto analitico diverso, con una partecipazione del paziente più attiva di quanto non avvenisse nell’ipnosi. Freud individuò la possibilità di questo diverso rapporto nel metodo delle libere associazioni e nell’ analisi del transfert (situazione in cui il paziente riesperisce relazioni affettive legate a un lontano passato rimosso). Nel 1899 scrisse L’interpretazione dei sogni, una delle opere fondamentali del pensiero moderno e contemporaneoche comprendeva molte esperienze personali registrate nella sua autoanalisi e illustrava tutti i concetti basilari della teoria e della tecnica psicoanalitica.
Nel 1901 pubblicò Psicopatologia della vita quotidiana, nel 1905 Tre saggi sulla teoria sessuale e il Motto di spirito. Attraverso questi studi, attraverso i Casi clinici (pubblicati nel 1932), attraverso l’applicazione del metodo analitico-allo studio della poesia e dell’arte o all’etnologia (Totem e tabù, 1912-13), Freud viene via via precisando i concetti fondamentali della psicoanalisi: pulsione, rimozione, inconscio, sogno, lutto e melanconia, che troveranno una loro sistemazione teorica e metapsicologica nella Metapsicologia(1915-17).
Sono gli anni della vittoria sulle “resistenze alla psicoanalisi”. Sempre più frequenti, e da tutto il mondo, giungono assensi e adesioni alla psicoanalisi. Dal 1903 intorno a Freud si strinse un piccolo gruppo di seguaci, tra i quali gli austriaci William Stekel, Alfred Adler e Otto Rank, l’americano Abraham Brill e gli svizzeri Eugen Bleuler e Carl Gustav Jung; a essi si aggiunsero nel 1908 lo psichiatra ungherese Sándor Ferenczi e l’inglese Ernest Jones.
Nel 1909 Freud fu invitato a tenere delle conferenze a Boston, e lì la psicoanalisi si diffuse tanto da trovare le prime adesioni scientifiche. Nel 1910, al Congresso di Norimberga, si diede vita alla prima Associazione ufficiale della psicoanalisi, chiamata Associazione psicoanalitica internazionale con a capo Jung. La frequentazione di Jung spinse Freud verso interessi antropologici e sociologici e nel 1913 pubblicò Totem e tabù, nel quale parlava di conflitti e tabù comuni a tutta l’umanità, in qualunque forma di società.
Il libro non servì a guarire i dissapori che nel frattempo erano nati con Jung, che si allontanò dal Maestro fondando un suo movimento. Con Al di là del principio di piacere (1920) inizia una vera e propria nuova fase di scoperte, che rimettono in gioco quanto finora era stato stabilito.
In contrapposizione agli istinti libidici di cui aveva parlato nella prima parte della sua opera, Freud introdusse la nozione di “pulsione di vita”, che chiamò Eros, e la pulsione di morte, che definì Thanatos; a partire da questo momento l’Es, l’Io e il Super-Io vengono a costituire le tre istanze psichiche. Questa nuova concezione sta alla base delle successive opere L’Io e l’Es (1923) e Inibizione, sintomo e angoscia (1926). Nel 1923 fu colpito da un cancro alla mascella, che lo obbligò a cure quotidiane molto dolorose e a numerosi interventi chirurgici, ciò non gli impedì tuttavia di mantenere la sua grande vitalità. Freud continuò i suoi studi sull’umanità primitiva nei saggi
L’avvenire di un’illusione (1927), Disagio della civiltà (1930) e Mosè e la religione monoteistica (1939). Nello stesso periodo intensificò i tentativi di spiegare e di diffondere la psicoanalisi, in particolare in La mia vita e la psicoanalisi (1925) e Introduzione alla psicoanalisi (1927). Nel 1933 i nazisti presero il potere in Germania, ma Freud non volle lasciare Vienna. Lo farà solo nel 1938, in seguito all’annessione dell’Austria alla Germania. In questo periodo i suoi libri vennero bruciati. Freud era famoso e stimato, ma era pur sempre un ebreo. Nel 1938 dunque si trasferì con la famiglia a Londra e lì continuò a lavorare fino a qualche settimana prima della morte, avvenuta nel 1939. Quella di Freud è senz’altro stata una vita pienamente vissuta, ricca di soddisfazioni, di scoperte, di alti e bassi e di numerosi traguardi.
Come possiamo percepire in Freud e i suoi seguaci, Freud non era una persona facile, era cinico, piuttosto intollerante, poteva arrivare ad essere anche spietato quando doveva difendere la causa che aveva cercato di promuovere tutta la vita.
Le sue teorie sono ancora oggi oggetto di contenzioso e ciò dimostra come si sia imposto come autore imprescindibile. Al pari di ogni altra figura complessa, anche Freud aveva moltissime contraddizioni, ma egli ha saputo comunque metterle insieme per dar vita a quella grandiosa opera scritta che ci ha lasciato e che è ancora capace di sollevare i nostri accesi dibattiti a quasi un secolo di distanza. Consiglio vivamente la lettura di Freud e i suoi seguaci a chi vuole conoscere Freud come uomo e come terapeuta, a chi vuole conoscere qualche aneddoto interessante e a chi vuole apprendere come siano nate le idee che sono alla base del pensiero psicoanalitico.
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A cura di Ilaria Bagnati
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Paul Roazen
Roazen (14 agosto 1936, in Boston – 3 Novembre, 2005) è stato un politologo che è diventato uno storico preminente della psicoanalisi.
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