Recensione di Michela Alfano
Autore: Tersite Rossi
Editore: Pendragon
Genere: Noir
Pagine: 393
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Paolo, ragazzo insicuro e introverso, frequenta una scuola elitaria, dove gli studenti sono spinti a una competizione feroce come quella del mercato del lavoro che li attende. Adriana, impiegata modello in un colosso dell’e-commerce, la sera torna a casa e studia da brigatista, per vendicarsi dei padroni che le han portato via il marito e la migliore amica. Amina, figlia d’immigrati marocchini, dopo la morte sul lavoro del padre si è smarrita nel tunnel del vuoto esistenziale, da cui prova a uscire abbracciando il jihad. Enrico e Valeria, marito e moglie, conducono una vita precaria come il loro lavoro; lui sublima con la letteratura, la palestra e le avventure extraconiugali, lei con il sogno di un figlio. Proprio quando queste esistenze così distanti, ma tutte asservite, inizieranno a toccarsi e a confidare in una svolta, comincerà il conto alla rovescia di un duplice, pazzesco attentato terroristico, pronto a travolgere tutto e tutti. A sperare di resistere sarà solo chi avrà il coraggio di svolgere il mestiere più difficile: quello di vivere.
“La vita, originata com’è dalla terra umida e fertile, se non viene dissodata da nuove mani e abbeverata da nuove fonti, finisce per assomigliare soltanto alla propria caricatura: una zolla secca e arida. Zolla da servire. Zolla da schiavi. Gleba”
Recensione
Quand’è che la frustrazione di una vita perdente e solitaria, del tutto irrilevante per le persone che le gravitano intorno, inizia ad assumere peso, a conquistare potere? Quando incontra il fanatismo. Quello zelo esasperato e acritico che porta a non vedere altro, a concentrarsi su un obiettivo preciso senza più curarsi di niente e di nessuno.
È il fanatismo a cambiare le vite dei personaggi di questo romanzo. Alcuni di loro subiscono personalmente la sua seduzione, altri sono vittime di qualcun altro che vi ha ceduto e che si serve di loro per raggiungere il suo scopo. Tutti quanti si ritrovano con la vita stravolta, coinvolti in un gioco troppo grande per consentire semplicemente di abbandonarlo. E allora giocano.
Vite mediocri che dal nulla raggiungono vette insperate, per poi piombare ancora più in basso di prima. Vite promettenti, che all’improvviso sprofondano senza più il terreno sotto i piedi. Vite che non hanno più niente da perdere e vite che sono alla continua ricerca di qualcosa che in realtà hanno già. Vite che si incontrano, si intrecciano, si sfuggono e si rincorrono in questa storia che è la somma di tante storie, così diverse, ma in fondo anche simili, in questa distopia contemporanea che è solo il prolungamento, neanche troppo azzardato, di un’attualità già abbastanza dura.
Accanto ai personaggi in carne e ossa c’è il Sistema. Un’entità impersonale, ma fatta di simboli viventi, che consente l’annullamento dei diritti dei singoli e il loro conseguente sfruttamento al fine di garantire l’arricchimento sempre maggiore di pochi favoriti, tornando così a quello stato di natura che la sua costituzione sarebbe dovuta servire a contrastare. Quello in cui il più forte vince schiacciando il più debole.
In ciascuna pagina del romanzo, dal prologo all’epilogo, è evidente l’intenso e scrupoloso lavoro di studio e documentazione che è dietro a ogni scelta narrativa, a ogni riflessione dei personaggi, persino ad alcuni dei loro nomi. Un lavoro che rende i passaggi dall’attualità alla finzione romanzesca così naturali, così scontati da lasciare alla fine con una sensazione di angosciante pericolo. Il pericolo che un futuro dominato dalla tecnologia e dalla ricerca del profitto a ogni costo, dove non c’è posto per i sentimenti e le emozioni degli uomini, non è poi così remoto.
I personaggi sono vivi, oltre le pagine. Le loro evoluzioni sono credibili e ben costruite, così come le relazioni, i dialoghi. L’ambientazione è vaga: siamo in una grande città, da qualche parte in Italia, a sottolineare che nessuno può dirsi al sicuro. Lo stile è brillante, capace di tenere alta l’attenzione, e le parti documentali e di disamine ideologiche non sono mai troppo lunghe o frequenti.
La trama riesce a unire tutte le vicende narrate senza dare mai la sensazione di essersi persi qualcosa; il lettore è sempre sul pezzo, anche quando non vorrebbe esserlo.
Un romanzo che non è adatto a chi cerca letture confortevoli o ottimiste ma che regala emozioni forti, a prova di amigdale (*) sopite.
*L’amigdala è la parte del cervello coinvolta nelle risposte emotive. Secondo le teorie fondative della scuola elitaria frequentata da Paolo, uno dei protagonisti, per avere successo è necessario riuscire a metterla a tacere per sempre.
Tersite Rossi
Tersite Rossi è un collettivo di scrittura. Elementi ricorrenti nei romanzi di Tersite Rossi sono la riflessione sul potere e i suoi abusi, l’ineluttabilità della sconfitta di chi prova a sfidarlo, l’incastro fra la Storia con la maiuscola e quella con la minuscola, lo svolgersi inesorabilmente circolare delle vicende umane, il ruolo talvolta cinico, talvolta salvifico, comunque sempre decisivo, della casualità e del fato. Lo pseudonimo è un omaggio al signor Rossi, l’uomo della strada, e a Tersite, l’antieroe omerico, emblema dell’opposto di ciò che tutti si attendono. È brutto, debole e codardo in un mondo di belli, forti e coraggiosi. È il sacco dei rifiuti che stona nella dimora linda della pubblicità. È il compagno di classe di cui non ci si ricorda mai il nome. È la fine quando tutti parlano d’inizio. È l’alba quando tutti pensano al tramonto. È l’ombra che nessuno vede, perché è arrivata troppo presto. O troppo tardi.
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