Recensione di Sara Ammenti
Autore: Luca Ricci
Editore: La Nave di Teseo
Genere: Narrativa
Pagine: 209
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Un uomo, al rientro dalle vacanze d’agosto, è prigioniero del suo stanco rapporto matrimoniale. La moglie Sandra è ancora bella, ma lui non riesce più a provare desiderio per lei. Durante una passeggiata solitaria in un mercatino di Roma, l’uomo viene attratto da un vecchio volume sugli artisti di Montmartre, e rimane stregato dall’immagine di Jeanne Hébuterne, la compagna di Amedeo Modigliani. Scocca un particolare colpo di fulmine e Jeanne diventa per il narratore un’ossessione. L’uomo strappa la foto, la piega con cura e inizia a portarla sempre con sé, nella propria tasca. Tutto sembra avvenire soltanto nella sua mente, almeno fin quando sua moglie Sandra non invita a cena una vecchia cugina, Gemma, che all’uomo appare identica in tutto e per tutto a Jeanne. E l’ossessione inizia a riversarsi nella realtà, fatalmente, mentre l’autunno romano avvolge le cose nella sua luce struggente e diafana.
Recensione
“Spalancai la porta-finestra che dava sulla basilica di Santa Maria Maggiore e l’autunno irruppe nel salotto. Si faceva sempre più corto, quasi un moncherino, una coda di cruda bellezza, la morte che muore. Mi venne un dubbio tremendo, che Gemma fosse fatta delle foglie dell’autunno che tra poco sarebbero marcite.”
L’arte della scrittura non è una scienza esatta, ma Luca Ricci sembra conoscere bene l’alchimia che dà vita a certe forme perfette di narrazione. Così ne “Gli Autunnali”, come egli stesso ci conferma nella nota finale, l’autore prende spunto dai suoi stessi racconti per generare un romanzo che si colora di “quei rossi, quei gialli, quei marroni, quegli arancioni che sono la vera primavera dei temperamenti inquieti”.
Tanti gli ingredienti mescolati ad arte per ottenere questo splendido risultato: dalla novellistica amara e realista di Guy de Maupassant, alle ambientazioni moraviane, con l’aggiunta di una nota gotico-poetica che conferisce un’aria decadente al protagonista, affrancandolo dal mero esistenzialismo che lo circonda.
La storia è semplice e ricalca la falsa riga di tanti personaggi di una narrativa contemporanea che ruota spesso attorno a figure borghesi, annoiate, che fanno del proprio io il centro e la rovina di tutto. Ma il protagonista di questo romanzo fa qualcosa in più che cercare una via di fuga alla routine coniugale aggrappandosi alle storielle di turno: si strugge d’amore per un fantasma, una donna vista in una foto d’epoca, immaginata, sognata, cercata ovunque, al punto di trovarla incarnata in una donna reale e scoprire a caro prezzo che l’amore immaginato vale più di qualsiasi storia reale e non c’è concorrenza con quello che la nostra mente può creare per noi. Per lei, la donna della foto, l’uomo diventa eroe, il raziocinio diventa follia, lo scrittore diventa poeta e ci regala questi versi bellissimi:
“Scusate se ho fatto il poeta
Ma era autunno e l’autunno
Confonde i talenti, oltre agli amori.
[…]
Farò nevicare su questo scarabocchio,
lo giuro, la pagina tornerà bianca,
e già che ci sono il cuore immacolato.”
A fare da cornice al romanzo, che in alcune pagine sembra davvero un dipinto di una stagione della vita, c’è Roma, la Roma di Moravia, la Roma decadente, piena di fascino e suggestioni che rievocano fantasmi del passato ad ogni angolo, ogni frammento, ogni rovina, ogni portone di Chiesa. E l’arte, che esplode in tavolozze di gialli e di marroni e riflette negli occhi del lettore immagini vive, sensuali, affusolate, immagini che toccano l’anima.
Chi ne esce davvero sconfitto è l’amore, un demone crudele che sembra farsi beffe delle sue vittime prescelte, portandole per vie diverse ad una sofferenza certa. Così, soffre chi ci ha creduto e ha scelto il matrimonio, soffre chi diceva di non crederci e alla fine si ritrova ad averne nostalgia, soffre chi è tradito dal compagno di una vita, ma anche chi tradisce alla ricerca disperata di una chimera irraggiungibile. L’amore è un sogno, uno di quelli che sembrano veri, che ti pare di aver sentito sulla tua stessa pelle, ma poi ti svegli e non sai più cosa è reale e cosa no.
“Ci si capiva alla perfezione unicamente tra sconosciuti, ecco perché gli inizi erano sempre belli. Ed ecco la fregatura dell’amore: c’era solo quando non c’importava davvero che ci fosse.”
Luca Ricci
Luca Ricci è nato a Pisa nel 1974 e vive a Roma. Ha scritto L’amore e altre forme d’odio (2006, Premio Chiara, nuova edizione La nave di Teseo, 2020), La persecuzione del rigorista (2008), Come scrivere un best seller in 57 giorni (2009), Mabel dice sì (2012), Fantasmi dell’aldiquà (2014), I difetti fondamentali (2017). Per La nave di Teseo ha pubblicato Gli autunnali (2018, in corso di traduzione nei principali paesi europei), Trascurate Milano (2018) e Gli estivi (2020). Insegna scrittura per Scuola Holden, Belleville, Scuola del Libro e Scuola Fenysia.
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