Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Sarah Savioli
Editore: Feltrinelli
Collana: I narratori
Anno edizione: 2020
Pagine: 240 p., Brossura
Videorecensione di Fiorella Carta
Sinossi. Sarah Savioli, con la scrittura fresca e piena di brio propria della migliore tradizione della nostra commedia e grazie alla sua lunga esperienza come perito tecnico-scientifico forense, dà vita a una delle investigatrici più insolite, divertenti e stralunate della commedia gialla nostrana.
La prima indagine di Anna Melissari, investigatrice dal talento unico e singolare: parlare con gli animali e con le piante… provocando irresistibili effetti comici e imprevedibili svolte nelle indagini
Anna ha quarant’anni, un bimbo, un marito, un gatto e un ficus. La sua vita scorre come ogni altra, se non fosse che, a seguito di un piccolo ematoma cerebrale, Anna può comunicare con piante e animali. Una straordinaria capacità che, oltre a offrirle un nuovo sguardo sul mondo, le regala un inaspettato impiego: diventa collaboratrice della squadra dell’Agenzia investigativa del burbero investigatore privato Cantoni, con cui litiga in continuazione, insieme a quel “quintale d’uomo” di Tonino e all’alano arlecchino Otto, goloso di dolci e incline alla flatulenza. Mentre, sul luogo del delitto, Cantoni e Tonino interrogano parenti e vicini di casa, ecco che Anna di soppiatto parla con il cane della dirimpettaia, con le piante del giardino accanto, con un piccione aspirante suicida, con due vecchie sorelle tartarughe un po’ sclerotiche… Grazie ai suoi insoliti informatori, Anna cerca una possibile risposta per la madre di Armando, un trentaquattrenne ex tossicodipendente “precipitato” dal quarto piano della palazzina in cui viveva. L’ambiente della droga è il punto di partenza di un’indagine che – fra battibecchi, rivelazioni inattese, dialoghi con i più diversi animali sul senso del vivere, un figlio di quattro anni fantasioso nelle domande e una sorella in perenne crisi sentimentale – Anna, insieme a Cantoni e a Tonino, vede complicarsi in molteplici piste. Come “tanti pezzi di un puzzle, ma di puzzle tutti diversi fra loro”.
Recensione
… non c’è indagine che non lasci un segno. E non so mai quando, con che intensità e in che forma mi colpirà …
E’ principio incontrovertibile che i libri “chiamino” il lettore, quando è il loro momento di essere letti.
E’ altrettanto significativo quanto si usi il termine parlare, riferito ai libri: questo romanzo parla di …; questo romanzo sembra raccontare di me …, questo romanzo mi ha parlato al cuore …
Prova ne è che spesso ci si separa malvolentieri dalle storie che andiamo a leggere, consapevoli del senso di vuoto che sarà inevitabile contrappasso a belle pagine. Come avvolti da un improvviso silenzio.
Tanto più questo accade al termine della lettura de “Gli insospettabili”, per tutta una serie di motivi che si potrebbero riassumere nel fatto che è un gran bel libro, ma che proprio per la sua particolarità intrinseca vale la pena di investigare.
Perché intrinseco?
Partiamo da qui.
Intrinseco perché, in base a quanto premesso, “Gli insospettabili” si configura come un vero e proprio metalibro. Già. Infatti l’incantevole protagonista palindroma, Anna, parla. Eccome se parla.
Con animali, piante, coscienze.
E no. Non è pazza o visionaria. E’ moglie, madre, sorella, detective, persona perfettamente calata nei contesti e stupendamente imperfettamente umana.
Dotata, sì, per via di un circoscritto ematoma cerebrale, di incredibilmente sviluppate capacità di ascolto e di comprensione (animali, piante, coscienze dialogano con lei e le rispondono, spesso e volentieri a tono) e di una ancora più incredibile (sic!) attitudine a non soverchiare l’altro.
“… comunicare alla fine è semplice, ma capirsi, bè, quella è tutt’altra storia.”
Viene da chiedersi quanto ci sia di Sarah Savioli in Anna, e viene da rispondersi: tanto. In quanto solo un grande talento narrativo ed innovativo unito alla carica empatica di una persona che sa osservare, ascoltare, e sa farlo per davvero, sarebbe stato in grado di confezionare una storia salice allo stesso tempo così delicata e forte, una polifonia di voci senza sovrapporne o omologarne una all’altra, ogni forma di vita, ogni vita si esprime propriamente per se stessa in un doppiaggio perfetto e mai fuori sincrono, ed appare dunque tutto così realmente naturale, che sia la voce di un bambino che appella la mamma mimi, delizioso vezzeggiativo, che siano i pensieri di un albero o i dispetti di un criceto.
Possiamo far riferimento alla Fattoria degli animali di Orwell, piuttosto che alle Corrispondenze di Baudelaire – La Natura è un tempio dove pilastri vivi mormorano a tratti indistinte parole o ancora alla riflessione sul tempo in Momo, di Michael Ende, circa la musica sottile e perenne che ci accompagna senza che ne accorgiamo perché sottofondo continuo, e sicuramente Savioli, autrice di sensibilità raffinata, ha saputo fare propri questi concetti, reinventandoli, riattualizzandoli, proponendoli con una freschezza che incanta e avvolge di fascino.
“… Gli alberi e le piante in realtà, più che parlare e inanellare flussi logici di parole, amano fare musica. Una musica tutta loro che noi sentiamo solo in minima parte. Ne percepiamo l’armonia a livello inconscio, la definiamo “sensazione di serenità”, ma alla fine è musica … un bosco … un bosco è una spettacolare orchestra. C’è anche qualche solista, ma sono rari. In generale le piante producono musica e accordi ben più meravigliosi quanto più sono differenti e di specie distanti fra loro.” “… sorride, chiude gli occhi. Prova a sentire quella musica meravigliosa e probabilmente la sente più di quanto lui non creda.”
E così l’indagine su uno strano suicidio,
Armando, sei morto per qualche motivo che ancora non capiamo. Vorrei mi dicessi che non ci sei ricascato, che sei stato una vittima della cattiveria. Vorrei mi dicessi che avevi trovato un posto da pasticcere e non avevi nulla da nascondere. E invece fai bene come fai, fai bene a non dirmi nulla. (…) Ha ragione Cantoni a cercare esclusivamente la verità dei fatti. Io sono solo tremendamente fragile e poco salda sulle gambe.
offre l’occasione per riflettere in senso più ampio sulle vite quotidiane, sulle loro derive e sui loro approdi, senza lasciare ai margini il sagace e stuzzicante intrigo giallo e i suoi brillanti colpi di scena, ma facendone, al contrario, in maniera del tutto originale, il perno del racconto.
Già perché Gli insospettabili è un giallo fino all’osso, a partire dal colore della deliziosa copertina, ma al contempo è rosso nel cuore e pastello nelle emozioni, è uno di quei libri benedetti dal tocco magico del non lasciarsi dimenticare e dall’attesa del voler ritrovare.
Sarah Savioli
Sarah Savioli nasce nel 1974 in Sardegna. Laureatasi a Parma in Scienze naturali, consegue un master in Scienze forensi e uno in Chimica analitica e svolge per più di dieci anni attività di perito tecnico- scientifico forense, prima in collaborazione con il dipartimento di Fisica dell’Università di Parma e con il Ris dei Carabinieri, poi in libera professione. Lasciato il lavoro per motivi personali, ha riscoperto la scrittura, arrivando per due volte finalista nel concorso “Romanzi in cerca d’autore” indetto da Kobo e Mondadori.
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