I GIORNI DI VETRO
Nicoletta Verna
DETTAGLI:
Editore: Einaudi
Collana: Stile libero big
Genere: narrativa storica
Pagine: 448
Anno edizione: 2024
Sinossi. È ingenua, ma il suo sguardo sbilenco vede ciò che gli altri ignorano. È vulnerabile, ma resiste alla ferocia del suo tempo. È un personaggio letterario magnifico. La voce di Redenta continuerà a risuonare a lungo, dopo che avrete chiuso l’ultima pagina. Redenta è nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti. In paese si mormora che abbia la scarogna e che non arriverà nemmeno alla festa di San Rocco. Invece per la festa lei è ancora viva, mentre Matteotti viene ritrovato morto. È così che comincia davvero il fascismo, e anche la vicenda di Redenta, della sua famiglia, della sua gente. Un mondo di radicale violenza – il Ventennio, la guerra, la prevaricazione maschile – eppure di inesauribile fiducia nell’umano. Sebbene Bruno, l’adorato amico d’infanzia che le aveva promesso di sposarla, incurante della sua «gamba matta» dovuta alla polio, scompaia senza motivo, lei non smette di aspettarlo. E quando il gerarca Vetro la sceglie come sposa, il sadismo che le infligge non riesce a spegnere in lei l’istinto di salvezza: degli altri, prima che di sé. La vita di Redenta incrocia quella di Iris, partigiana nella banda del leggendario comandante Diaz. Quale segreto nasconde Iris? Intenso, coraggioso, “I giorni di Vetro” è il romanzo della nostra fragilità e della nostra ostinata speranza di fronte allo scandalo della Storia.
Recensione di Silvana Meloni
Questo romanzo è un toccante spaccato italiano del ventennio fascista in Emilia-Romagna. Come l’autrice scrive nelle note finali, in questa storia non c’è nulla di vero ma è tutto vero. Perché vera è la triste realtà in cui vivono i protagonisti sin dalla nascita, nella povertà della provincia, laddove manca il lavoro e il pane. Una povertà oggi quasi impossibile da immaginare: famiglie che considerano un lusso farsi fare il cappotto da una sarta che raccoglie dall’immondizia scampoli di stracci, famiglie che attendono i soldi di un marito al fronte per poter combinare almeno un pasto al giorno, famiglie che vivono, tuttavia, l’apparenza di un decoro per le figlie che vorrebbero destinate a una vita di matrimonio e di marmocchi.
Ma la sorte riserva loro ben altro: la malattia, la guerra, la disperazione. E per le figlie femmine la sorte, già segnata in una vita di sudditanza familiare, è facile che custodisca qualcosa di ancora peggiore: la violenza fisica, oltre che psicologica, tra le mura domestiche, da parte di mariti privi di ogni scrupolo.
È vero che non tutti gli uomini sono uguali, ma è anche vero che la guerra, la prevaricazione dell’uomo sull’uomo, il culto del più forte, porta una maggiore sopraffazione dell’uomo sulla donna, in virtù dell’affermazione patriarcale del possesso sul “sesso debole”, che, più appropriato al loro modo di concepire il mondo, sarebbe definire “sesso schiavo”.
La narrazione si fa in alcuni tratti molto dura, la descrizione delle violenze stringe lo stomaco in una morsa. Durante alcuni passi ho dovuto interrompere la lettura perché si faceva troppo forte, troppo pesante da digerire: le descrizioni dei crimini di guerra perpetrati dagli italiani in Etiopia, quelle delle violenze sessuali perpetrate in patria ai danni delle loro donne, fossero mogli o prostitute.
Il solo pensiero che ci siano stati uomini ai quali sia stato permesso di compiere impunemente tali orrendi delitti, sotto gli occhi di tutti, e di giustificarli in virtù del potere che esercitavano, è assolutamente inammissibile. È una storia inventata, ma concordo con l’autrice: è vera in ogni virgola e in ogni grido di dolore di donne sconosciute che l’hanno subita.
Il fascismo è stato questo: violenza, orrore, pazzia distruttiva, morte del fisico e dell’anima, violenze indescrivibili sulle donne da parte della società patriarcale e degli uomini che la rappresentavano. Non sarà mai inutile ribadirlo e gridarlo con tutto il fiato che abbiamo in gola.
Il romanzo è splendido non solo per i temi toccati, come ho detto, ma anche dal punto di vista della struttura narrativa, dell’accuratezza d’ambientazione e storica, della costruzione dei personaggi, che sono molti e tutti di spessore, anche quelli che potrebbero essere considerati secondari. Più di quattrocento pagine davvero intense.
Una lettura che consiglio senza riserve.
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Nicoletta Verna
nata a Forlì nel 1976, è laureata in Scienza della Comunicazione. Vive a Firenze dove si occupa di web marketing nel settore editoriale. Ha tenuto corsi su teorie e tecniche della comunicazione ed è autrice di saggi sui media, collaborando inoltre all’Enciclopedia Garzanti della radio. Ha scritto racconti per le riviste Pastrengo, Carie letterarie, Narrandom (2021 e 2024), e Risme. Per Einaudi ha pubblicato: Il valore affettivo (2021 e 2024), che ha avuto la menzione speciale al Premio Calvino e ha vinto il Premio Severino Cesari e il Premio Massarosa, e I giorni di Vetro (2024).
A cura di Silvana Meloni