Sinossi. Tredici storie di donne ospiti nel carcere romano di Rebibbia, raccontano la loro quotidianità: il “blindo”, la “battitura”, l’affettività e l’amore, la paura e la solidarietà, le piccole conquiste e le grandi emozioni. Storie di donne che si sono messe a nudo, che si sono commosse ed emozionate pensando ai loro figli e ai loro cari, unite da esperienze sempre troppo simili. Ricordi, episodi, aneddoti, stati d’animo: una rappresentazione della vita in carcere emozionante e coinvolgente.
I LIMONI NON POSSONO ENTRARE
Il grido silenzioso delle detenute
di Alessandra Caciolo e Stefania Zanda
Ortica Editrice 2018
Collana le spine
Narrativa, pag.212
Recensione di Gabriel Uccheddu
Pensa di essere di fronte al carcere di Rebibbia, due guardie penitenziarie ti tengono per il braccio e ti spingono all’interno dell’austero edificio. Senti il rumore della chiave che gira nel chiavistello, e ad ogni mandata la tua vita, come un film, ti scorre davanti gli occhi. Rimani sola dentro una piccola stanza e ti sdrai sul letto, tu e il tuo grande dolore per essere stata separata dalla tua famiglia.
“I Limoni Non Possono Entrare” è un libro straordinario che trasporta i lettori in un viaggio emozionale avvincente, attraverso le voci di Alessandra Caciolo e Stefania Zanda, che raccontano le vite delle donne detenute. Pubblicato nel 2018, il romanzo offre una prospettiva unica e coinvolgente sulle sfide, le gioie e le complessità della vita. Il libro è un intreccio di narrazioni che esplorano il significato profondo di questa istituzione e il suo ruolo all’interno della società, raccontando le restrizioni e le limitazioni che il carcere impone.
La ‘’trama’’, ricordo ai lettori che si parla di STORIE VERE, si sviluppa attraverso una serie di storie, ognuna delle quali è narrata con una voce distintiva. Caciolo e Zanda creano un tessuto narrativo ricco di sfumature, intrecciando le vite delle detenute in modo impeccabile. La struttura del libro permette ai lettori di immergersi nelle diverse prospettive e di cogliere la complessità delle storie di queste donne. Le autrici dimostrano una padronanza straordinaria della lingua, con uno stile narrativo che si muove con grazia tra la poesia e la prosa, che a parer mio ricorda molto lo stile della Dandini in ‘’ferite a morte’’. La scrittura è intensamente descrittiva, creando immagini vivide che trasportano i lettori nei luoghi e nelle emozioni delle detenute. Nell’introduzione di “I Limoni Non Possono Entrare”, Susanna Marietti, la coordinatrice nazionale di Antigone, un’associazione impegnata nella promozione dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario dal 1991, offre una prospettiva illuminante sul contesto sociale e giuridico che permea il romanzo.
Il carcere di Rebibbia, situato nella periferia di Roma, diventa nel libro un palcoscenico crudo e reale della detenzione in Italia. Attraverso le pagine, i lettori vengono trasportati dentro le mura di questa istituzione penitenziaria, dove le storie delle detenute si intrecciano con la dura realtà della vita dietro le sbarre. La descrizione spesso toccante del quotidiano in carcere mette in luce le sfide umane, psicologiche e sociali affrontate dalle detenute. Il carcere diventa così uno specchio della complessità del sistema penitenziario italiano, sottolineando la necessità di riflessioni e azioni per migliorare le condizioni di detenzione e promuovere la rieducazione, attualmente, per me, inesistente. Ho avuto modo di poter partecipare all’evento di presentazione del titolo durante la fiera della piccola e media editoria, ‘’più libri più liberi’’ dove erano presenti le autrici, Susanna Marietti e don Sandro.
Le autrici hanno condiviso il processo creativo che si nasconde dietro l’opera, svelando le ispirazioni e le sfide incontrate lungo il percorso. L’editore ha fornito un contesto editoriale, evidenziando l’importanza di opere che affrontano tematiche sociali e umane con profondità. Susanna Marietti ha offerto uno sguardo critico sulla rappresentazione delle realtà penitenziarie in Italia, enfatizzando il ruolo cruciale dell’associazione Antigone nel promuovere i diritti dei detenuti.
Don Sandro Spriano ha portato un’esperienza diretta al tavolo, condividendo le sfide e le speranze quotidiane del suo ruolo come cappellano di Rebibbia. Questa combinazione di voci ha reso la presentazione un momento indimenticabile, evidenziando la potenza della letteratura nel dare voce a tematiche sociali cruciali e nel promuovere una comprensione più profonda della condizione umana.
Credo fortemente che la letteratura abbia un potere salvifico, se i libri fossero letti e studiati mettendo in azione il cervello e cercando di capire il punto di vista dell’altro, probabilmente almeno un carcere sarebbe vuoto, quello dell’ ignoranza.
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Alessandra Caciolo
ha 39 anni e vive a Ferentino, è psicologa e psicoterapeuta, ha svolto volontariato nel nuovo complesso del carcere di Rebibbia. Stefania Zanda ha 51 anni, vive ad Aprilia, economista del territorio e consulente in politiche sociali, si è occupata di riqualificazione di territori complessi e di incentivi alle imprese a favore di ex detenuti. Autrice di ‘’sei un mito ogni giorno della settimana’’.
A cura di Gabriele Uccheddu
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