A GIUGNO
Alan Parks
DETTAGLI:
Traduttore: Marco Drago
Editore: Bompiani
Genere: Noir
Pagine: 384
Anno edizione: 2024
Sinossi. Glasgow, maggio 1975. Una donna entra in una stazione di polizia per denunciare la scomparsa del figlio Jeremiah, nove anni. Suo padre è il pastore della Chiesa della Sofferenza di Cristo. Harry McCoy sa che quando c’è di mezzo una setta spesso non ne esce nulla di buono. Per giunta, è distaccato a Possil, una stazione dall’altra parte della città, perché sta aiutando il collega Wattie in un’indagine spinosa: Possil è il centro di un’indagine sommersa sulla corruzione nella polizia, e McCoy deve condurla senza dare troppo nell’occhio. In più, da giorni viene segnalato il ritrovamento di corpi, morti avvelenati. Il nuovo capitolo della lunga storia che lega Harry McCoy alla sua città, una Glasgow di ombre e poche luci, di corrotti e corruttori, dove il discrimine tra chi è colpevole e chi è innocente è labile.
Recensione Salvatore Argiolas
“I vecchi muoiono a giugno” è il sesto episodio del ciclo di noir che Alan Parks ha concepito come un calendario del crimine, visti i titoli dei primi libri con i nomi dei mesi che vanno da “Il figlio di gennaio” a “Morire di maggio”.
Mentre quest’ultimo è ambientato nel 1974, “i vecchi muoiono a giugno” racconta il sesto mese del 1975 ed è sempre ambientato a Glasgow, una città in preda al degrado, percorsa da bande di criminali dove la droga scorre senza ostacoli e ci vuole fegato solo per cominciare la giornata senza incubi.
“La città stava diventando sempre peggio.
Era contento di non essere più giovane, Non era scontato che sarebbe sopravvissuto.” scrive Alan Parks in “Crepare di maggio” e questa difficoltà a immaginare un futuro pervade l’intera saga di Harry McCoy, poliziotto duro ma non cinico che con testardaggine e ostinazione tenta di far rispettare la legge in una città dove tutto si compra e si vende senza nessun riguardo.
Harry McCoy non è migliore dei criminali che cerca di arrestare e in una città dove per strada si possono trovare feti abbandonati in buste di plastica è necessario costruirsi una corazza d’acciaio per potersi guardare la mattina nello specchio.
A giugno succede che diversi senzatetto cominciano a morire per aver bevuto dell’alcol avvelenato con il metanolo e Harry McCoy si preoccupa per l’incolumità dei clochard, anche perché suo padre, con cui ha un rapporto difficile e costellato di amarezze, da tempo vive sulla strada.
McCoy “ha una certa reputazione come amico dei meno fortunati” ma Glasgow non è certo un posto tranquilla e la polizia deve fare luce su strane morti che paiono senza movente, sul mistero del rapimento di un bambino che sembra non esista, su strane sette di fanatici religiosi e sulla lotta tra gangster rivali che incendia le notti della più grande città scozzese.
McCoy diventa parte in causa perché è amico d’infanzia di Stevie Cooper, un malvivente che vuole ampliare le sue attività criminali coinvolgendolo sempre più seriamente nei suoi traffici, in netta concorrenza con un altro gangster che ha appoggi molto in alto.
Come sempre Alan parks confezione un noir potente che coinvolge totalmente il lettore ma stavolta intuisco una volontà di rendere la trama più complessa e più ambigua, rispettando la difficoltà di rendere in modo netto il comportamento umano.
Harry McCoy è un poliziotto capace ma ha conoscenze discutibili e nel corso delle indagini si trova invischiato in una ragnatela di intrighi e di falsità dove è facile sbagliare e fare un errore fatale ma il suo comportamento rende manifesta la metastasi della società in cui si trova ad interagire, dove ciò che conta è solo il prezzo a cui vendersi.
“Devi darti una regolata, Harry” disse Cooper. “Ci sono persone preoccupate per te.”
“Per me? Perché dovrebbero? Io sono a postissimo. Sono uno sbitrro con una carriera che non va da nessuna parte, un’ulcera che probabilmente ho di nuovo incasinatoe, come qualcuno ha detto una volta, un buco così grande che non riuscirò a riempire nemmeno bevendo a più non posso.”
“Forse McCoy si era trovato anche in situazioni più strane, ma non gliene veniva in mente nessuna.”,
infatti si trova come il “servitore di due padroni” di Goldoni o, per restare nell’ambito noir, del Continental Op di “Piombo e sangue” di Dashiell Hammett dovendo riuscire a restare moralmente integro pur agendo per conto di due malviventi ben conosciuti.
Alan Parks racconta di anime perse, di persone allo sbando in un mondo difficile ma che cercano di conservare un minimo di umanità con un ritmo e una densità narrativa che ne fanno l’esponente più interessante del “tartan noir”contemporaneo, il particolare sottogenere del giallo nato a nord del Vallo Adriano, che affonda le radici nella grande tradizione letteraria scozzese dove un grande narratore come Robert Louis Stevenson ha fatto da punto di riferimento a giallisti eccellenti del calibro di William McIlvanney, ritenuto il padre nobile del Tartan Noir, Ian Rankin, Val McDermid, Stuart McBride e Peter May e il suo quadro narrativo in cui inserisce le trame è raggelante ma coinvolgente.
Forse Alan Parks non raggiunge la raffinatezza letteraria di McIlvanney ma ogni suo noir risucchia il lettore in un universo di cruda realtà, dove si uccide per inezie e per motivi a volte sordidi e talvolta inesplicabili ma dove si nota la volontà di raffigurare in modo sincero la realtà, anche se a volte è incomprensibile e, come disse Chandler di Dashiell Hammett,
“restituisce il delitto alla gente che lo commette, per ragioni vere e solide, e non semplicemente per provvedere un cadavere ai lettori.”
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Alan Parks
È nato in Scozia e ha lavorato per oltre vent’anni nel mondo della musica. Vive a Glasgow. Gennaio di sangue è il suo romanzo d’esordio, uscito nel 2019 da Bompiani e seguito dagli altri romanzi dedicati a Glasgow e all’ispettore McCoy: uno per ogni mese dell’anno, una nuova voce per il tartan noir.