Il bacio del calabrone




Giancarlo De Cataldo


DETTAGLI:

Editore:Einaudi

Collana: Stile libero big

Genere: Crime story

Pagine: 248

Anno edizione: 2024

Sinossi. Una morte sospetta proietta un’ombra sinistra su una prima all’Opera. Giancarlo De Cataldo compone con maestria una trama affascinante, dal sapore classico e dal ritmo serrato. Un mistero che porta il Pm Manrico Spinori a conoscere, molto da vicino, l’ambiente dell’alta moda internazionale. Non tutto è luce, nel luminoso mondo del lusso. È la prima cosa di cui si rende conto Manrico Spinori quando viene chiamato a indagare sull’improvviso decesso di Tito Cannelli – titolare di una prestigiosa maison – avvenuto in una cornice quanto mai suggestiva: il laboratorio dei costumi del Teatro Costanzi di Roma. Per puro caso Manrico, noto melomane, ha assistito al fatto. Nemmeno a lui è chiaro fin dall’inizio se si sia trattato di un incidente, di una fatale disgrazia o di un ingegnoso omicidio affidato a un «killer» esotico. In compenso è subito evidente che, dietro l’apparenza scintillante delle sfilate, delle creazioni esclusive, dei costosissimi pezzi unici, si agita un microcosmo complesso dove non mancano sfruttamento, avidità, corruzione. Guidato per mano da una seducente esperta del settore, e spalleggiato dalla sua impareggiabile squadra – con a capo una sempre piú determinata e determinante ispettora Deborah Cianchetti – il magistrato scoprirà infine la verità, smascherando il lato ambiguo e crudele della bellezza.

 Recensione di Paola Iannelli

Intorno a Manrico Spinori Della Rocca lo scrittore Giancarlo De Cataldo ha costruito una nuova serie. Il “contino” come da lui definito è un PM, uomo dai modi eleganti, amante della vita da bar, nonché affascinato dalle donne e melomane appassionato. Informazioni che sono state trattate già da altri blog, veniamo invece ai temi trattati in questo romanzo, che conduce a un solo collegamento con l’opera lirica, ovvero  l’epilogo della Tosca.

Nelle numerose trame crime, la vendetta personale è un pilastro emotivo che cementifica l’elaborazione di un atto criminoso, fino al suo reale compimento.

In molte recensioni si mette in evidenza l’ambientazione della trama: il mondo dell’alta moda.
I beni di lusso rappresentano un elemento fondamentale nell’economia mondiale, non per questo sono da considerarsi un esempio di alta moralità. Nello scintillante universo dedicato al costume si celano invidie, sopraffazioni, a volte violenze fisiche e psicologiche, elementi che hanno animato molti narratori e cinefili di prestigio.

Il “contino” assiste, in questo caso, a un omicidio in diretta, il capo di una famosa casa di produzione viene punto da un calabrone, dopo il vano tentativo di ingerire un antistaminico, l’uomo muore soffocato.

Manrico Spinori nutre molti dubbi sul caso, il quale rischia di essere chiuso per mancanza di prove, ma lui è un uomo sagace, un giocatore abile e come sempre trova la carta vincente che calerà al momento giusto nel luogo giusto.

Intorno alla morte di Tito Canelli, il prestigioso capo della maison, ruotano molte figure, particolare attenzione è data ai profili femminili, in apparenza diversi ma con un comune denominatore: l’ambizione.

Dietro la cortina che separa il lecito dall’illecito, Spinori dovrà fare i conti con un passato doloroso, ambiguo, un misto di accadimenti traumatici, che faranno commettere all’assassino alcuni errori, utili per la risoluzione del caso.

De Cataldo espone con dovizia di particolari le varie fasi investigative con somma competenza, argomentando ognuna utilizzando un linguaggio chiaro e semplice.

La parte più elettiva, se così si può definire è quella relativa all’indiscussa passione per la lirica, con cui Spinori trasmette il lato melodrammatico dell’esistenza umana, la lotta millenaria tra la luce e l’ombra, l’eterna e ambivalente sintesi su cui poggia l’infinito agire umano. 

Un mistero che appare sempre più enigmatico, un dramma che corrisponde l’energia giusta per uccidere il nemico, fingendo così a sé stessi di aver eliminato il dolore.

Sarà proprio di “dolore” che parla Il bacio del calabrone, un lacerante senso di frustrazione e impotenza, uno stigma che la vittima si porterà dietro, un tatuaggio permanente sul cuore, un odio profondo che non conosce confini.

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Giancarlo De Cataldo


magistrato, drammaturgo, sceneggiatore. Ha scritto molti romanzi (il più noto è di certo Romanzo criminale, edito nel 2002 per Einaudi e vincitore l’anno successivo del Premio Scerbanenco: da questo libro Michele Placido ha tratto un celebre film, seguito poi da una serie tv), sceneggiature per cinema e televisione e testi teatrali. Collabora a quotidiani e a riviste come, tra le altre, «la Repubblica», «Il Messaggero», «L’Unità» e «Corriere della Sera Magazine». Nel giugno del 2007 esce nelle librerie Nelle mani giuste, ideale seguito di Romanzo criminale, ambientato negli anni ’90, dal periodo delle stragi de l ’93, a Mani Pulite e alla fine della cosiddetta Prima Repubblica; i due libri hanno alcuni personaggi in comune. Nel 2009 esce per Einaudi La forma della paura, scritto a quattro mani con Rafele Mimmo. Dell’anno successivo è Il padre e lo straniero, sempre per Einaudi. Nel 2012 esce Io sono il Libanese, e nel 2013 De Cataldo firma con Gianrico Carofiglio e Massimo Carlotto un volume di racconti intitolato Cocaina, pubblicato da Einaudi Stile Libero. Sempre del 2013 è Suburra (Einaudi), di cui è autore insieme a Carlo Bonini. Tra gli altri suoi libri ricordiamo: I semi del male (Rizzoli 2014), Nell’ombra e nella luce (Einaudi 2014), Alba nera (Rizzoli 2019), Quasi per caso (Mondadori 2019), Un cuore sleale (Einaudi 2020) e Il suo freddo pianto (Einaudi 2021).

A cura di Paola Iannelli

https://paolaiannelli.it/