IL BAMBINO DI CARTA




Sinossi. «Si può passare la vita a comunicare col proprio padre per interposta persona?» Il giovane tenente Milne se lo chiede al riparo di una tenda da campo, nel cuore nero della Seconda guerra mondiale. Anche suo padre Alan è stato in trincea, nella guerra precedente, quel padre con cui non è mai riuscito a comunicare, a dirsi le cose veramente. Eppure, le parole sono il mestiere di Alan, uno scrittore famoso: è lui l’inventore di Winnie The Pooh.

Tate e suffragette, club esclusivi per gentiluomini e reduci feriti nel corpo e nell’anima, gli scioperi dei lavoratori e le baldorie dei ricchi, la letteratura di Kipling, di Conan Doyle e di Barrie che parla al mondo intero e l’incomunicabilità tra le mura di casa, il bullismo e la fatica di crescere. C’è tutto questo e molto altro nelle pagine di un romanzo in cui Marina Marazza fa rivivere la storia di un padre e di un figlio, celebri eppure ordinari, vicini alla contemporaneità e alla vita di tutti noi.

Mentre chiude sospirando la lettera paterna, nella tenda, il tenente non sa che pochi giorni dopo si troverà a lottare per la propria vita e, in un silenzio sospeso sull’orlo della fine, a riviverla, fin dal primo vagito risuonato in una casa rossa di Chelsea, nella Londra dei ruggenti anni Venti del Novecento. Va così in scena la storia di una famiglia travolta dal successo: quello di Alan A. Milne, che si ispirò per il personaggio di Christopher Robin a suo figlio, ancora bambino. Rubandogli l’infanzia, perché ben presto l’orso Winnie e la sua combriccola cominciano a gettare un’ombra troppo lunga per permettergli di crescere come un bambino in carne e ossa e non di carta.

 IL BAMBINO DI CARTA

di Marina Marazza

Solferino 2023

Solferino, pag.320

CON LA PSICOLOGIA


Recensione di Ilaria Bagnati

Tutti conoscono Winnie the Pooh e il suo amico Christopher Robin ma non tutti conoscono la storia che si cela dietro le pagine. Alan Milne ha scritto opere per il teatro, un giallo, è un giornalista, uno sceneggiatore e non si è mai dedicato alla letteratura per bambini fino a quando il figlio non ha ricevuto come regalo di compleanno un orso di peluche. Il bambino lo porta con sé ovunque, è il suo migliore amico.

Alan quasi per gioco si ispira al rapporto che il figlio ha con l’orso e ne scrive delle poesie e poi dei libri. Christopher Robin inizialmente è felice della popolarità e soprattutto dell’attenzione che finalmente il padre gli dedica. Il piccolo deve partecipare a vari eventi, registrare la sua voce mentre narra la storia.
Tutto molto bello fino a quando diventa troppo, troppo impegnativo, troppo stressante per un bambino così piccolo.

A peggiorare la situazione sono i maltrattamenti che riceve dai suoi coetanei, lo deridono per il suo “orso scemo”. Se il padre ha qualche remora sul successo che ha il figlio, la madre Daphne va dritta per la sua strada. Non si fa problemi se il figlio è stanco, minimizza le sue lamentele, i suoi disturbi, la sua mancanza di appetito. Niente è più importante dell’apparenza e del successo! Solo la tata Olive sembra sinceramente interessata al bene del bambino.

Christopher Robin è cresciuto all’ombra di Winnie the Pooh e del suo omonimo di carta, tutto per compiacere i genitori. Come afferma Alberto Pellai nella postfazione del libro quella dei Milne è la storia di una famiglia costituita da adulti irrisolti. Alan, come tanti altri, è traumatizzato dal suo ruolo di soldato nella prima guerra mondiale, mentre Daphne non è sintonizzata sui bisogni primari ed emotivi del figlio perché lei stessa ha bisogni infiniti e irrisolti. Alan ha incubi sulla guerra, non riesce a parlare del periodo che ha vissuto come soldato, dei suoi traumi, di conseguenza non trova le parole per avvicinarsi al figlio anche se capisce ciò che sta passando.
Daphne invece è presa solo da sé stessa, brilla della luce riflessa del marito e delega la cura del figlio alla tata. Possiamo parlare di eredità del trauma e come afferma la psicoanalista Galit Atlas nel suo libro L’eredità emotiva, è la vita non analizzata degli altri che noi finiamo per vivere. Numerose ricerche hanno mostrato come il trauma dei sopravvissuti e persino i segreti più oscuri, mai svelati a nessuno, influenzano le vite delle generazioni successive.

Il bambino di carta è un libro interessante da vari punti di vista, storico, sociale, psicologico, culturale. Marina Marazza partendo da numerose fonti ha scritto un romanzo splendido che gli amanti della letteratura e di Winnie the Pooh ameranno sicuramente.

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Marina Marazza


è specializzata in tematiche di storia, di società e di costume. Collabora con diverse riviste tra cui «Io Donna». È autrice di romanzi, saggi e narrative non fiction, tra cui i più recenti titoli usciti con Solferino “L’ombra di Caterina” (2019), “Io sono la strega” (2020, vincitore del Premio Salgari, del Premio Asti e del Premio Selezione Bancarella 2021), “Miserere” (2020), “La moglie di Dante” (2021) e “Le due mogli di Manzoni” (2022, vincitore del Premio Acqui Storia).