Il bambino silenzioso




 Recensione di Giuditta Pontini


Autore: Sarah A. Denzil

Editore: Newton Compton editori

Traduttore: Tullia Raspini

Pagine: 379

Genere: Thriller

Anno di pubblicazione: 2018

SINOSSI. Emma Price-Hewitt è una ragazza giovane, piena di vita e di prospettive. Ha voglia di viaggiare, di scoprire il mondo. Mai si sarebbe aspettata, a diociotto anni appena, di restare incinta. Ma quella che inizialmente le sembrerà essere un’esperienza difficile e limitante, si rivelerà presto essere la cosa più bella della sua vita. Emma ed il suo ragazzo, Rob, amano moltissimo il loro piccolo Aiden. La loro voglia di vivere rivive anche in lui. Aiden è un bimbo allegro, curioso, aperto e felice. Ama stare all’aria aperta, arrampicarsi sugli alberi e giocare con gli altri bimbi. Finchè, un giorno, durante una violentissima inondazione, il piccolo Aiden scompare, senza lasciare traccia. Per la giovane Emma è l’inizio di un incubo. I giorni passano, le ricerche proseguono. Emma non si arrende. Fino a quando la giacca del piccolo non viene ritrovata a galleggiare nel fiume. Con tanta fatica ed immenso dolore, Emma infine lascia andare Aiden, accettando il fatto che il figlio sia annegato nel fiume. Ma poi, improvvisamente, in un’uggiosa giornata di dieci anni dopo, la donna riceve una chiamata. è stato ritrovato un adolescente di sedici anni circa, mentre vagava nei boschi, seminudo e traumatizzato. La descrizione corrisponde a quella di Aiden, ma Emma stenta a crederci. Ed invece è tutto vero. Quel ragazzo è Aiden. Cosa gli è accaduto? Perchè non parla e sembra spaventato dal bosco? Dove è stato in questi lunghissimi dieci anni? Con la forza e l’amore che soltanto una madre può avere, Emma inizia, passo dopo passo, ad indagare, per cercare di scoprire da dove possa originare tanto orrore…e rimarrà spiazzata nello scoprire come, in realtà, i peggiori mostri possano nascondersi dietro facciate perfettamente normali….

RECENSIONE

Sebbene la trama di questo libro non possegga un’originalità trascendentale, trovo che abbia tutti gli elementi per essere considerato un buon thriller psicologico.

Il tema principale è la potenza della perversione umana, la forza con cui essa “straripa” e distrugge tutto quello che trova davanti a sé. A questo proposito, ho trovato l’elemento narrativo dell’inondazione estremamente significativo. Credo che l’autrice abbia scelto questo elemento non soltanto come mezzo per creare la situazione da cui parte la storia, ma come metafora superiore per indicare con quanta forza la devianza umana possa arrivare ad incidere sulle vite altrui.

Come la devianza mentale, a volte insita nella natura umana, porta le persone a compiere crudeltà indicibili, alla stessa maniera il fiume, quando deborda dai propri argini, diventa un potentissimo distruttore. Partendo da questo interessante espediente narrativo, l’autrice è in grado di costruire una storia che combina alla perfezione elementi psicologici e tappe salienti, presentando una storia giocata su due livelli e due ritmi apparentemente diversi, ma in realtà perfettamente collegabili.

Nella prima parte del libro, che inizia quando Aiden viene ritrovato, c’è una maggior “lentezza”. L’autrice, narrando i fatti dal punto di vista di Emma, si sofferma sull’entità del trauma, sulla sua violenza . Lo fa alternando repentinamente, flashback dell’Aiden bambino (l’innocenza, la spensieratezza, la vita) con la catatonia dell’Aiden ragazzo ( lo sguardo vuoto, i movimenti rigidi, un trauma terribile che potrebbe aver prosciugato tutto, lasciando solo un guscio). Questi velocissimi cambi di scenario, oltre a mantenere viva l’attenzione del lettore, lo connettono ai personaggi in una dimensione empatica che ti fa venir voglia di scoprire chi è il colpevole, tenendoti incollato al libro.

E a mano a mano che ci si avvicina alla conclusione, il ritmo diventa sempre più serrato. L’autrice infatti gestisce questo aspetto in maniera magistrale: inizialmente il ritmo aumenta in modo costante, poi sembra rallentare e, alla fine, arriva un elemento che spiazza, che di solito è posto alla fine del capitolo.

Questo espediente del “collegamento a grappolo” porta il lettore ad andare avanti un capitolo dopo l’altro, come quando si mangia l’uva. Interessante anche la capacità dell’autrice di inserire descrizioni apparentemente “banali”, punti di vista di Emma su personaggi apparentemente secondari. Piccole sfumature che mostreranno la loro reale importanza solamente dopo, quando tutto sarà più chiaro.

Un espediente perfetto per rappresentare la camaleonticità del mostro. Una simil-normalità in cui il nemico può essere chiunque: un tuo parente, il tuo amico, il tuo vicino di casa. Fino alla resa dei conti finale.

Assolutamente consigliato.

Sarah A. Denzil


Viver nello Yorkshire. è solita pubblicare sotto pseudonimo libri per ragazzi, ma ha anche una grande passione per i thriller. “Il Bambino Silenzioso” è diventato in breve uno dei thriller più apprezzati negli Stati Uniti.

 

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