Recensione di Sara Zanferrari
Autore: Dario Levantino
Editore: Fazi Editore
Genere: narrativa
Pagine: 180
Pubblicazioni: 14 aprile 2022
Sinossi. Un cucciolo orfano di madre viene raccolto e accudito da un uomo. Quell’uomo è Giovanni Falcone, magistrato impegnato a contrastare la mafia nella Palermo insanguinata degli anni Ottanta. Uccio, più volte scampato alla morte, ha maturato un senso di giustizia che lo spinge a impegnarsi contro la malavita. Ma una notte, mentre si esercita ad affinare il suo latrato, da un palazzo lì vicino scende Giovanni Falcone, che lo accarezza e che, malgrado non possa portarlo a casa, lo accoglie amorevolmente nell’atrio del tribunale di Palermo, dove opera con il suo pool antimafia. Da quel momento, mentre si susseguono i tristi delitti di mafia, tra cane e padrone si instaura un’intensa amicizia, che verrà stroncata solo dal brutale omicidio del magistrato. Alla fine, vecchio e con le ultime forze, Uccio prende dimora nell’atrio del tribunale di Palermo per vegliare la statua del giudice presa di mira dai teppisti, mettendo in atto così la lezione più importante appresa da Falcone: il coraggio. Nel trentennale della strage di Capaci, un racconto commovente e delicato che, con leggerezza e senza toni retorici, affronta un tema difficile e una delle pagine più buie della nostra Storia dimostrando che l’amore e il senso di giustizia possono trionfare su qualsiasi forma di violenza e sopraffazione.
Recensione
Uccio è un cane che ha solo un mese di vita, quando un uomo malvagio una notte verrà con un bastone, ucciderà la madre e disperderà i cuccioli, scapperà, con una zampa finirà, restando per sempre zoppo, sotto la ruota di un camion, che lo prenderà e scaricherà in città, dove dovrà imparare a lottare per la sopravvivenza. È lì in città, a Palermo, che incontrerà il giudice Giovanni Falcone, che lo prenderà con sé, gli darà un nome e lo renderà partecipe della sua vita e della battaglia a cui la sua intera vita dedicherà: la lotta alla mafia.
Il protagonista di questa storia di Dario Levantino è un cane, ebbene sì! Un cane randagio, che ha davvero vissuto ai piedi delle statue di Falcone e Borsellino nel corridoio al piano terra del palazzo di Giustizia di Palermo. Dario Levantino lo sceglie come insolito protagonista per narrare assieme alla propria storia quella del giudice Falcone, la cui vita si intreccerà saldamente alla sua: due solitudini si incontrano, si comprendono e si occuperanno l’uno dell’altro per sempre.
Una storia contemporaneamente lieve e tragica. L’autore utilizza l’espediente di far raccontare da un cane, per di più dotato di una meravigliosa ironia, gli anni drammatici della lotta alla mafia di Falcone, Borsellino, Chinnici, le scorte, tutti coloro che hanno perso la vita negli anni 80 e 90lottando contro un’organizzazione che si annidava ovunque, allungando i suoi tentacoli anche all’estero, in America e in Brasile, arricchendosi con l’eroina, uccidendo i giovani.
Attraverso gli occhi sensibili, coraggiosi, idealisti e ironici di un cane, Levantino compie un viaggio storico restituendoci alla memoria fatti e nomi, che non devono essere dimenticati.
Una narrazione delicata, che a tratti fa sorridere, in altri momenti può commuovere, sicuramente non lascia indifferenti. Una narrazione adatta indistintamente ad adulti e a ragazzi, assolutamente comprensibile a entrambi, mediata dalla lingua canina di Uccio.
Attraverso di lui impareremo a conoscere non solo il giudice, ma anche il Falcone uomo, i sorrisi, i dubbi, le angustie, il coraggio, le sue idee. Fra le quali vi è una frase, che viene ripetuta per due volte, una a metà, una alla fine del libro:
“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, l’importante è saper convivere con la propria paura e non farsene condizionare. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”
a dirci che non importa se non siamo particolarmente coraggiosi, l’importante è sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, e lottare per ciò in cui crediamo, per la giustizia, anche fino al sacrificio, se necessario.
Uccio impara da Giovanni cos’è la mafia, che non si vede ma
“esisteva eccome. Mi convinsi pure di un’altra verità: non possiamo accorgerci della mafia soltanto quando viene allo scoperto, perché le cose accadono quando sono già accadute.”
Un libro necessario, importante, che a pochi giorni dal trentennale dalla strage di Capaci ci restituisce la figura del giudice Giovanni Falcone, portato via da 500 kg di tritolo, ma la cui memoria nessuno potrà mai portarci via.
A cura di Sara Zanferrari
Dario Levantino
È nato a Palermo nel 1986. Laureato in Lettere e Filosofia, insegna italiano in un liceo di Monza. Il suo libro d’esordio, Di niente e di nessuno (Fazi Editore, 2018), ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2018, il Premio Subiaco Città del Libro 2018, il Premio Leggo Quindi Sono 2019 ed è stato tradotto in Francia con il plauso della critica. Il suo secondo romanzo, Cuorebomba, è uscito nel 2019 e sarà ugualmente pubblicato in Francia. Con la violenza del mio amore (2021), il terzo episodio della serie, l’autore ha continuato a seguire le vicende di Rosario, un personaggio molto amato da tutti i suoi lettori.
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