Il caso di Miss Beatrice Cade




Sinossi. Londra, primo dopoguerra. Il mondo sta tornando alla normalità, e anche Beatrice, come tutte le sue coetanee, sente nell’aria la voglia di ricominciare. Peccato che, per lei, di strade ce ne siano poche: essendo sulla trentina, è ormai troppo vecchia per un marito e non è parte della schiera di donne eroiche che hanno tenuto insieme la famiglia mentre gli uomini erano al fronte. Poi, un giorno arriva il sorriso sornione di Tom Ryan a distoglierla da tutto: nuovo agente di commercio nella ditta in cui lei lavora come segretaria, in poche mosse ben congegnate Tom comincia la sua opera di seduzione, e ben presto Beatrice cade tra le sue braccia, pur sapendolo sposato. Ma il loro idillio non dura a lungo. Quando il corpo di Beatrice viene rinvenuto, fatto a pezzi, in una valigia, Tom si ritrova sospettato del più orrendo dei crimini. Eppure, è un padre di famiglia attraente e rispettabile, un uomo pieno di fascino, mentre Miss Cade era solo una zitella decisa a rovinare una bella famigliola. Tra pettegolezzi, maschilismo e pregiudizi, il processo – realmente avvenuto, un sensazionale scandalo nell’Inghilterra bigotta degli anni Venti – va avanti, finché la chiave della sua risoluzione finirà in mano a una sola persona: Kate Ryan. La moglie. Quella che più di tutti dovrebbe odiare Miss Beatrice Cade, la rovinafamiglie.

 IL CASO DI MISS BEATRICE CADE

di Emma Flint

Piemme 2023

Velia Februari ( Traduttore )

thriller, pag.384

 Recensione di Kate Ducci

Il romanzo si ispira a una storia realmente accaduta: nel 1924, Emily Beilby Kaye fu assassinata dall’amante Herbert Patrick Mahon, un uomo sposato e intenzionato a mantenere segreta la propria relazione clandestina.

Il caso fece scandalo nell’Inghilterra bigotta dell’epoca, perché segnò un punto di svolta nella scienza forense del tempo e perché rappresentò una miniera d’oro per il giornalismo, che ne scrisse a lungo.

I giornali si concentrarono quasi esclusivamente sulla figura del marito, incastrato da un’avvenente rovinafamiglie a cui, sottilmente, furono addossate grandi colpe; mentre nessuno degnò di attenzioni la povera Emily, ingannata e uccisa, né la Signora Mahon, grazie al cui coraggio il caso arrivò a una soluzione.

Erano anni di ipocrisia, in cui le donne dovevano limitarsi a ricoprire un ruolo e non prendere iniziative, ma la signora Mahon riuscì a ribellarsi, andando contro ai propri interessi ed esponendosi a un’opinione pubblica feroce.

Un libro che osserva tramite una lente di ingrandimento spietata la verità ambigua di un’epoca difficile.

Beatrice viene presentata come una donna senza figli e marito e, quindi, senza una posizione dignitosa, senza un’utilità sociale, una donna che riceve solo occhiate di biasimo o pietà. Fino a quando qualcuno sembra vedere davvero l’anima che si nasconde dietro un’apparenza priva di speranza e ne coglie la triste bellezza.

L’esistenza di Beatrice, sconvolta da sentimenti che non aveva mai provato e che credeva non fossero più destinati a lei, viene raccontata con cinica capacità, talvolta con un freddo giudizio nei confronti di una donna ingenua e disperata, ma tale da farci immedesimare in Beatrice e comprenderla, da spingere a provare paura per la consapevolezza che il bisogno di amore possa portare chiunque a credere a inganni e bugie.

Non è il rispettabile signor Ryan la vittima di uno scandaloso processo. Le uniche, vere vittime sono Beatrice e la signora Ryan: la prima condannata dal volere collettivo a un’infelicità da cui si trova disposta a fuggire con l’unico apparente mezzo a disposizione; la seconda condannata al silenzio di una condizione che le imponeva il rispetto di un marito, nonostante l’avesse ripetutamente umiliata e tradita.

Ma la signora Ryan non è disposta più ad accettarlo e la sua ribellione e il suo coraggio porteranno la verità in un’aula di Tribunale piena di pregiudizi, nonché la  giustizia per Beatrice.

Emma Flint, quasi un secolo dopo, utilizza questa storia per regalare giustizia anche alla donna esistita veramente e la cui sorte ha ispirato il suo romanzo. Non una giustizia legale, che era già stata ottenuta, ma una giustizia morale, che l’aveva vista colpevole di aver amato, di aver osato pensare che per lei vi fosse ancora un amore da pretendere, un posto in un mondo che la voleva ai margini, che l’aveva vista moralmente colpevole della propria morte.

Al termine della storia, ci troviamo a riflettere sul fatto che Emily, forse, non sarebbe mai stata uccisa, se le fosse stato concesso di cercare ancora uno spazio nel suo mondo, un amore, e non solo gli avanzi che il mondo era disposto a regalarle. Emily è stata prima di tutto la vittima di una società che ha concesso a un uomo di usarla e poi gettarla via, come facciamo con gli elementi inutili.

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Emma Flint


è nata a Newcastle upon Tyne, nel nord-est dell’Inghilterra, nel 1974. Ha studiato inglese e storia alla prestigiosa St. Andrews, e ha partecipato ai corsi di scrittura della famosa Faber Academy di Londra – da cui sono usciti autori come Renée Knight e S.J. Watson. Fin da ragazzina, è sempre stata appassionata di cronaca nera e true crime, e affascinata da casi realmente accaduti, di cui ha una conoscenza quasi enciclopedica. Non a caso, fin dai sedici anni, è stata regolarmente abbonata a Murder Casebook. Tutta la verità su Ruth Malone è il suo primo romanzo, conteso da ben nove agenti letterari inglesi decisi a rappresentarne i diritti, un bestseller internazionale accolto da un grandissimo successo di critica e pubblico.