Il catechismo della pecora




Recensione di Valentina Cavo


Autore: Gesuino Némus

Editore: Elliot

Genere: Thriller

Pagine: 189

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Il primo ottobre del 1964, Mariàca Tidòngia sale sul davanzale della scuola di Telévras e scappa. Mariàca è figlia di un pastore e il suo futuro sembra già segnato; ciononostante Marcellino Nonies, maestro unico al suo primo incarico, fa di tutto perché quella bambina straordinariamente intelligente riesca a prendere almeno la licenza elementare. Un giorno però Mariàca, appena quattordicenne, annuncia di essere incinta e si rifiuta di dire chi è il padre del bambino. Poco dopo scompare nel nulla. Sono passati cinquant’anni e in paese nessuno sembra più ricordare questa storia finché non si torna a parlare di Mariàca e la sua presenza aleggia come un’ombra, insieme a due morti sospette, sulla piccola comunità di Telévras. Ettore Tigàssu, “brigadiere per l’eternità”, ce la metterà tutta per scoprire il mistero che circonda da decenni la donna e saranno i ricordi del maestro unico, vergati a mano in “bella e ornata grafia” ad aiutarlo a comprendere – almeno in parte – la verità. Mezzo secolo di storia narrato attraverso i miti culturali e politici degli anni Sessanta e Settanta (come il terrorismo, latitanti e pentiti inclusi), miti che ritornano prepotenti in questa nuova avventura narrata da Gesuino Némus, autore/protagonista de “La teologia del cinghiale”.

Recensione

Nelle pagine di questo libro si respira il profumo delle montagne della Sardegna, del pecorino e del cannonau, si è immersi in uno spaccato di vita e tradizione che ormai chi vive nelle grandi città ha perduto, ma che nei piccoli paesi dell’entroterra ancora si avverte nella consuetudine e nella quotidianità.

In questi posti un po’ sperduti e un po’ dimenticati, dove tutti conoscono tutti e dove si vive degli scarti del turismo della costa, dove i giorni scorrono sempre uguali, fino a quando non accade qualcosa di strano e la pace viene a mancare, il tempo sembra essersi fermato ad un momento della storia dell’uomo in cui tutto sembrava più semplice, diretto e, a volte, ruvido e spietato.

È proprio questo che succede nel piccolo paese di Telévras: le giornate vengono scosse da un omicidio che ha qualcosa che stona, qualcosa di “sbagliato” persino secondo le inconsuete situazioni che accompagnano episodi del genere, e si inizia ad investigare.

I personaggi che incontriamo in questo giallo sono descritti da Némus in un modo tanto vivido e realistico che agli occhi del lettore assumono davvero spessore e profondità: si riesce subito a capire quali sono gli equilibri e le conoscenze che fanno di loro persone vere e realistiche e non solo fantocci mossi da un burattinaio. Il brigadiere Tigàssu – che ci azzardiamo a definire protagonista di questa storia – indaga, pur contravvenendo agli ordini, sull’intera vicenda e porterà a galla ben più di quello che ci si può aspettare.

Il catechismo della pecora però non è solo un semplice giallo, ma, come uno scrigno, raccoglie al suo interno piccole storie, ricordi a volte malinconici, altre divertenti, e considerazioni dolci amare su tutto ciò che in effetti è cambiato nel corso del tempo, come giocavano i bambini, come era la scuola e la bacchetta usata dal maestro, il jukebox… storie da bar o di racconti che gli adulti ti fanno dicendo “ai miei tempi”, qualcosa di dolce che riscalda il cuore. C’è un uso puntuale del dialetto sardo (sempre tradotto anche in italiano) che fa ancora di più immergere chi osa lasciarsi trasportare in questa bellissima terra ricca di tradizioni e folklore.

Questo è stato il mio primo approccio a Gesuino Némus e sono rimasta davvero colpita dalla sua capacità narrativa e descrittiva, tanto che ho deciso coraggiosamente d’immergermi nella grandiosa visione della Sardegna attraverso tutti i suoi romanzi, sperando di saper resistere alle ondate emozionali di cui è capace.
 

 

Gesuino Némus


Gesuino Némus: Nato a Jerzu, nella provinaci di Nuoro nel 1958, Gesuino Némus è in realtà il nome d’arte di Matteo Locci. Dopo innumerevoli mestieri, esordisce nella narrativa nel 2015 con La teologia del cinghiale, aggiudicandosi il Premio Campiello nella sezione Opera Prima, arrivando in finale al Premio Bancarella e vincendo il Premio John Fante. Ha scritto inoltre I bambini sardi non paingono mai (2016) e Ora pro loco (2017).

 

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