Sinossi. Alfredo è uno scrittore in piena crisi creativa. Durante una vacanza al mare, incontra Antonio, un clochard che dorme nella pineta vicino alla spiaggia. Qualcosa lo spinge ad avvicinarsi a lui, e da quel momento tra i due si sviluppa una profonda intesa. I due si incontrano ogni mattina al parco e, per aiutare Alfredo con il suo libro, Antonio decide di raccontare la sua vita, aprendosi un po’ alla volta. Alfredo viene così a conoscenza del suo passato, del fallimento che l’ha portato in strada, dell’allontanamento da una famiglia già distante, della continua corsa a ostacoli che è la vita quotidiana dei senzatetto. La storia di un’amicizia toccante, che cambierà la vita di entrambi.
IL CLOCHARD
di Alvaro Collini
Leone Editore 2021
Narrativa contemporanea, pag.304
Recensione di Gabriele Loddo
“Per favore, non cercatemi, ho bisogno di stare da solo”.
La richiesta è riportata su un foglio di carta, vergata su un biglietto d’addio abbandonato con freddezza sul tavolo di una cucina.
Il messaggio comunica le ultime volontà di un imprenditore. Le ha indirizzate ai familiari, in un saluto che nasconde tra le righe il suo futuro. È un annuncio di resa, una disfatta drammatica che coinvolge la sua vita intera, tanto nel ruolo di uomo, di marito, di padre e di professionista.
Il biglietto, succinto e redatto con poche parole, è una presa di coscienza: le ha provate tutte e non è più in grado di lottare, di opporre una difesa utile ad affrontare le avversità che il mondo gli riversa contro. Soprattutto, il messaggio è un attestato che contiene un valore incontrovertibile, la prova che certifica la morte del ruolo che finora ha impersonificato all’interno della società e, al contempo, la nascita di un nuovo “invisibile”, di Antonio il clochard, l’ennesimo reietto che il mondo stesso ha relegato al confine estremo dei suoi margini.
È stata la pandemia a decretarne la caduta, il fallimento dell’azienda, del matrimonio e del rapporto con la figlia. Adesso, all’uomo non rimane che indossare i panni di Antonio, un vagabondo, un barbone destinato a temere le incognite celate negli angoli delle strade, mentre trascina con sé i pochi abiti e gli spiccioli che nasconde nello zaino a spalla. Il resto è ignoto, è minaccia, è disprezzo.
È il timore che la notte lo cerchino quando chiude gli occhi per dormire, quando trema nel buio, quando potrebbe divenire il gioco sadico di adolescenti annoiati. Antonio il clochard ha paura di attirare la rabbia di chi vede in lui una fonte di fastidio o di rancore. Nemmeno tra i suoi simili può restare tranquillo, quando nei centri di accoglienza cerca riparo dal freddo e dalla pioggia dell’inverno. Sono individui in grado di uccidere, di fargli del male per una moneta o per sottrargli un tozzo di pane.
Le difficoltà per la nuova condizione sono tante, ma cerca di sopravvivere, lui e la sua dignità, unica caratteristica che conserva, attaccata alla pelle, della sua vecchia identità. Abitudine che gli procura la stima di Alfredo, scrittore di professione, e di poche altre persone.
Il romanzo evidenzia la difficile condizione di vita degli ultimi, dei vagabondi, persone che si ritrovano risucchiate in una esistenza fatta di povertà e sofferenza senza nemmeno rendersene conto. La società è distratta a rincorrere desideri futili, assorta a combattere le proprie battaglie, immersa a costruire una autodeterminazione di facciata, al punto da non vedere, o da disinteressarsi, del vicino prossimo. Ma è anche una storia di amicizia, un racconto che esalta l’esistenza di uomini e donne capaci oltrepassare le apparenze di educazioni sbagliate.
I contenuti e il messaggio del romanzo sono importanti, descritti attraverso una forma pulita e scorrevole, però, a malincuore, devo evidenziare, allo stesso tempo, che immagini e concetti introdotti dall’autore (necessità di mantenere nascosta l’identità del protagonista, paure e difficoltà, desiderio di Alfredo di rispettare l’intimità del clochard, e pochi altri particolari) sono ripetuti allo sfinimento durante la narrazione, cosa che appesantisce e rende farraginosa la lettura.
Non nascondo di aver faticato, di aver fatto diverse pause per la ridondanza dei contenuti. Un lavoro di sottrazione lo avrebbe reso più snello e agile alla lettura, e non ne avrebbe intaccato il senso e il gradimento.
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Alvaro Collini
Lo scrittore Alvaro Collini nasce a Sant’Egidio di Cesena e dopo gli studi trova impiego in banca, in cui svolge tutta la sua attività lavorativa. Allo stesso tempo coltiva due interessi la musica e la lettura che non ha mai abbandonato. Sono molti i libri pubblicati da Alvaro Collini: “Se io potessi parlare con Dio”, “Io odio i Rolling Stones”, “Vite tagliate” e “L’ultimo giro di giostra”. Nel 2017 ha pubblicato il libro “Anche fare il nonno è un mestiere” con la casa editrice Leone.