Il collettivo del sole




Il collettivo del sole

di Charles Baxter

Mattioli 1885, 2022

Francesca Cosi e Alessandra Repossi  (Traduttore)

narrativa non di genere, pag.364

Sinossi. Un romanzo visionario e un viaggio nel cuore dei nostri tempi, ambientato in un’America fatta di grandi centri commerciali e di grandi ossessioni, guidata da un Presidente folle e spregiudicato. È in questo vuoto luminoso che Tim Brettigan, giovane attore promettente, si è perso. Suo padre crede di averlo visto in mezzo a un gruppo di senzatetto. Sua madre, nonostante sappia che se n’è andato di proposito, ha continuato a cercalo ovunque. E mentre perlustra la città, s’imbatte in un gruppo comunitario locale capeggiato da un misterioso leader che cambierà radicalmente le loro vite. Christina, una giovane donna dipendente da un mix di droghe, si avvicina allo stesso gruppo tramite un uomo che è convinto di poter dare inizio a una rivoluzione. Man mano che le vite di questi quattro personaggi si intrecciano, nella città di Minneapolis si sviluppa un racconto di rimorsi, preoccupazioni e folli speranze. Fresco del riconoscimento del PEN/Malamud, Charles Baxter torna con un vero capolavoro, nel quale la tecnologia spaventa, gli esseri umani sono sempre più soli, e in alcuni casi gli animali possono parlare, per dire finalmente la loro.


Recensione Samanta Sitta


Il collettivo del sole” è un romanzo peculiare. Ha un po’ del thriller, un po’ della distopia, un po’ del romanzo politico, ma anche una forte componente romantica.

C’è una vicenda che si dipana, ma la prima caratteristica che mi è saltata agli occhi è l’atmosfera. Il romanzo inizia con una serie di scene in cui l’unico elemento comune è la presenza di uno dei protagonisti,  Harold Brettigan. Da una parte sembra che Baxter non veda l’ora di catapultarci nel mezzo della storia, dall’altra sembra tergiversare con momenti stravaganti, in apparenza secondari.

Ci rivela subito che il pensiero principale dei coniugi Brettigan è la scomparsa del figlio minore, Timothy, ma rimanda il momento in cui ci racconta di lui per favorire la nostra immersione nell’atmosfera onirica di “Il collettivo del sole”.

Credo che voglia farci capire come vede gli Stati Uniti di oggi, la società del consumismo sfrenato, il bisogno di una vita diversa che spinge alcune persone in direzioni insolite come quella del Collettivo del Sole. Cerca di farci respirare la stessa aria che un gruppo di pensionati malandati si affanna per respirare, mentre fanno allenamento passeggiando al centro commerciale.
Vuole che vediamo il contrasto tra i paradisi di plastica, vetro e superfluo, abbondantemente spolverati di cattivo gusto, e la natura che cerca di mantenere i suoi spazi intatti e puri. Vuole indignarci con la distruzione di una chiesa, quasi fosse un edificio qualunque, e la sua sostituzione con una palestra. È deciso a sconvolgerci con la vita di un giovane che, ben avviato sulla strada del successo, molla tutto per andare a vivere in strada perché “deve diventare una persona”.

Caro Baxter, io direi che è riuscito nel suo intento.

In “Il collettivo del sole”, avvertiamo tardi la presenza della trama, ma gli episodi che ci immergono nel testo sono talmente atipici e strani da creare un’atmosfera forte, ben riconoscibile e impregnante. Mi viene naturale il paragone con il profumo che promette la presenza di un forno vicino: l’autore sembra aver deciso di creare per noi una scia, effimera ma persistente, che ci guida a uno scaffale pieno di delizie.

È una scelta che per un autore meno capace potrebbe rivelarsi fallimentare, ma che in questo caso mi è piaciuta molto. La penna di Baxter non teme prove difficili e, mentre mi chiedevo

Chissà dove vuole portarmi l’autore?”,

mi sono immersa sempre di più nel suo mondo.

C’è tutta l’ipocrisia della società dei consumi, in queste pagine, tutte le sue fisime e ossessioni, attraverso le quali, Baxter ci guida con un tocco di irriverente ironia che ho trovato gradevolissimo. Si muove in equilibrio tra il coinvolgere il lettore in quanto racconta e l’ammiccamento del comico che vuole godersi lo spasso con il pubblico.

In questo Baxter si aiuta con neologismi ispirati al gergo più giovanile e “internettiano”, che per me hanno aggiunto maggior concretezza al divario tra la realtà e la percezione alienata della realtà della società descritta.

I personaggi che orbitano attorno al Collettivo sono talmente peculiari da essere in perenne bilico tra l’indurre una risata e un brivido. 

Il collettivo del sole” mostra dunque  un mondo imbarazzante, in cui timori e ambizioni sanno tirare fuori il peggio di chiunque, e ci permette di sorriderne grazie alla penna capace di Baxter, che sa evidenziare tutte le assurdità del nostro tempo in modo pungente ma simpatico, portando queste stranezze all’estremo, fino agli sviluppi delle ultime pagine, che mi hanno sorpresa.

Un po’ come mi ha sorpresa il Collettivo: puoi frequentarlo, osservarlo, studiarlo, ma non riesci a capire del tutto il suo potere. Perché ha un potere, questo è chiaro: la determinazione ad agire per il bene sembra trasformare chi avvicina il Collettivo in una versione più autentica e genuina di sé. Nessuno sa come accade, ma arriva il momento in cui tutti si osservano e si scoprono migliori.

È difficile parlare di un libro così peculiare e ricco di argomenti, ma credo di poter dire di averne tratto un insegnamento utile: il mondo esterno può andare a rotoli, ma noi possiamo comunque trovare un’oasi di pace in noi stessi. Una pace che, chissà come, potrebbe anche migliorare il mondo esterno.

È un messaggio di speranza di cui il nostro mondo impazzito e meraviglioso ha sicuramente bisogno e che mi spinge a consigliare questo libro: chi cerca una critica della nostra società diversa dal solito, chi desidera leggere nuovi aspetti dell’amore, chi vuole vedere l’evoluzione di un ideale, qui troverà pagine capaci di far riflettere e sorridere insieme.

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Charles Baxter


(Minneapolis, 1947), per la prima volta tradotto in Italia, è uno scrittore unico fra i grandi scrittori americani viventi, a pieno titolo inserito nella tradizione di Raymond Carver e Alice Munroe. Capace di rivelare sotto la superficie di vite comuni un profondo livello di passione, follia, leggerezza e dolore, la sua fama è stata quella di ‘scrittore per scrittori’ fino a quando “Festa d’amore” lo ha reso noto al grande pubblico.