Recensione di Costantino Giordano
Autore: Francesco Caringella
Editore: Mondadori
Genere: Giallo – Thriller
Pagine: 276
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Sono le nove del mattino, del 20 gennaio 1964. A due passi da via Veneto, cuore della mondanità romana, una giovane segretaria scopre negli uffici della società tessile Tricotex un cadavere immerso in una pozza di sangue, crivellato da quattro colpi d’arma da fuoco, il volto sfregiato dal vetriolo. La ragazza lancia un grido disperato. Il morto è il suo principale, Farouk El Chourbagi, un giovane industriale egiziano, figlio di un ex ministro delle Finanze, protagonista delle notti della capitale. La sua era una vita fatta di lusso, macchine sportive, belle donne, avventure e trasgressioni. I sospetti degli investigatori si concentrano subito su Claire e Youssef Bebawi, una coppia di egiziani residenti in Svizzera che, dopo un breve soggiorno a Roma che coincide con le ore dell’omicidio, si sono dati alla fuga alla volta di Napoli, Brindisi e quindi Atene. Entrambi hanno un movente: lei, la gelosia di un’amante abbandonata; lui, l’onore di un marito tradito. Inizia così un processo destinato a occupare per mesi le prime pagine di tutti i quotidiani. In ogni sfumatura del rito che si celebra nel Palazzaccio di piazza Cavour c’è qualcosa di irresistibile, capace di attrarre la spasmodica curiosità del pubblico, che a ogni seduta gremisce la solenne aula d’Assise. La malia della dolce vita romana, il profumo esotico della vicenda, le sei lingue che risuonano durante le testimonianze, l’impasto di religioni, l’intrigo di passioni, l’odore del sesso, il veleno del tradimento, un’imputata enigmatica dagli occhi verde smeraldo, il duello tra due principi del foro, Giuliano Vassalli e Giovanni Leone. E, soprattutto, il velo di mistero calato dalle accuse reciproche che si lanciano i due coniugi imputati. Con un racconto vibrante, ricco di colpi di scena, attento non solo a ricostruire i dettagli di un’indagine complessa e le avvincenti schermaglie processuali, ma anche a scandagliare la personalità dei protagonisti, Francesco Caringella apre al lettore le porte di quello che fu definito «il processo del secolo», il dibattimento che più di ogni altro ha messo in scena il dramma del dubbio e l’impotenza della giustizia.
Recensione
“È un processo esotico, discusso in sei lingue: italiano, inglese, francese, arabo, greco e tedesco. C’è una storia di corna, la bellezza di una donna misteriosa dai capelli biondi e dagli occhi di velluto, un marito tradito ma ancora innamorato, un giovane uomo che si annoia in fretta, la morte che urla nel cuore della città eterna. C’è la dolce vita, il vizio, lo splendore e la straordinaria miseria di quelle notti romane, la curiosità malata per il potere e la ricchezza. C’è il sapore del lusso, il colore della passione, l’odore del sangue. C’è un Otello arabo, incatenato alla sua Circe. C’è una donna inquieta e inquietante.”
Basterebbe questa introduzione per indurre il lettore ad immergersi completamente nella lettura di questo meraviglioso libro di Francesco Caringella. Eppure, tra tutti questi protagonisti uno non ancora citato è il vero e unico protagonista, il Dubbio.
Roma, 1964 è l’epoca della dolce vita dove sfarzo, lusso sfrenato e serate mondane dominano le pagine dei quotidiani; le storie di passioni e tradimenti di divi del cinema e dello spettacolo infiammano e appassionano i cuori di milioni di persone; un periodo dipinto d’oro o per meglio dire “placcato” in oro, dorato e bello solo in apparenza ma in realtà, subito sotto la superficie, nero e oscuro; come le vite dei tre protagonisti.
“Il delitto della dolce vita” è un libro geniale scritto in modo impeccabile e con una trama che appassiona il lettore sin dall’inizio; sembra proprio di immergersi in un grande Giallo, dove tutti gli elementi sono messi al posto giusto, con una sola grande differenza, la storia narrata non è frutto dell’immaginazione dell’autore ma è una storia vera che ha tutte le caratteristiche di un romanzo.
Attraverso una narrazione fluida e precisa l’autore riesce a raccontare la vita di Farouk El Chourbagi, di Claire e Youssef Bebawi. Racconta le inquietudini, i malumori, i sogni infranti e le sofferenze di persone in apparenza felici, belle e ricche. Ripercorre le tappe che hanno portato i due coniugi Bebawi all’arresto e successivamente in un’aula di un tribunale dove si è svolto uno dei processi del Secolo; un processo che ha fatto giurisprudenza sia per la caratura degli avvocati che hanno difeso i due presunti assassini sia per il risvolto finale che ha avuto.
Ma cos’è veramente il dubbio?
Il dubbio è quell’elemento che può insinuarsi silenzioso nella mente di giudice e giurati; è quello stato di agitazione interiore che non ti permette di essere lucido ma soprattutto non ti permette di condannare un presunto assassino in quanto, una condanna, dovrebbe essere emessa sempre al dì là di ogni ragionevole dubbio; e se invece il dubbio permane?
È proprio questa la chiave di volta di tutta la storia e di tutto il processo, il dubbio. Chi ha sparato a Farouk El Chourbagi tra i due coniugi?
Chi di loro ha gettato il vetriolo sul volto della vittima?
È stato un omicidio passionale o premeditato?
A tutte queste domande sembra non esserci risposta e gli avvocati difensori sono abili ad accendere negli occhi e nella mente di ogni giurato la cosiddetta “luce del dubbio”; quella luce che, una volta accesa, diventa difficile da spegnere e si può solo alimentare continuando a soffiarci sopra attraverso arringhe avvincenti e dibattimenti accesi e appassionanti.
Il lettore vive a pieno tutto il processo, si sente parte integrante della storia, vive le inquietudini dei giurati e i malumori dei protagonisti, arrivando addirittura a sentirsi parte della giuria.
Un libro appassionante e avvincente che scatena reazioni romantiche e impulsive nel lettore, un libro che racconta l’altra faccia della dolce vita forse la più vera; una vicenda così romanzata e irreale da credere a stento che possa definirsi reale; eppure, alla fine del libro il lettore capirà soprattutto una cosa ovvero, che “la dolce vita” in fondo, è solo un film.
Francesco Caringella
Già direttore scientifico di Dike Giuridica e autore di numerosissimi manuali forensi, Francesco Caringella è magistrato penale. Dopo essere stato Ufficiale di Marina Militare e Commissario di Polizia, è dal 1998 Consigliere di Stato. È inoltre giudice del Consiglio di garanzia per la giustizia sportiva e componente della Commissione di Garanzia dell’Autorità per le garanzie nella comunicazione. Vive a Roma, e nel 2012 esordisce nella narrativa con Il colore del vetro (Robin Edizioni). Del 2014 è Non sono un assassino, legal-thriller pubblicato da Newton Compton. Nello stesso anno, il suo racconto “Un gioco di specchi” è raccolto nell’antologia Delitti di Capodanno, per Newton Compton. Tra le numerose pubblicazioni con Mondadori: La corruzione spuzza. Tutti gli effetti sulla nostra vita quotidiana della malattia che rischia di uccidere l’Italia (2017), 10 lezioni sulla giustizia per cittadini curiosi e perplessi (2017), La corruzione spiegata ai ragazzi che hanno a cuore il futuro del loro paese (2018), Oltre ogni ragionevole dubbio (2019), L’estate di Garlasco (2019).
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