e la maledizione
degli Inugami
YOKOMIZO SEISHI
Traduttore: Francesco Vitucci
Editore: Sellerio editore Palermo
Genere: Narrativa gialla
Pagine: 424
Anno edizione: 2024
Sinossi.Un’intrigante e feroce contesa per l’eredità è al centro di questo romanzo dalle atmosfere tese con protagonista il giovane trasandato detective Kindaichi Kosuke. Un giallo classico del gigante del crime giapponese.
A cura di Marina Toniolo
“…il 18 ottobre di quello stesso anno, presso l’hotel Nasu, sulle sponde dell’omonimo lago, giunse un nuovo ospite. Aveva una folta chioma di capelli arruffati e dimostrava all’incirca trentacinque anni. Piccolo di statura, il kimono di lana tinta e un paio di hakama fuori taglia tradivano un aspetto miserabile, e a sentirlo parlare sembrava addirittura che balbettasse. Sul registro dell’hotel aveva scritto un nome: Kindaichi Kōsuke”.
Inizia così il primo libro giallo che leggo di un autore giapponese, e che autore!
Yokomizo, leggendo le varie biografie offerte dal web, è uno scrittore sui generis che riesce perfettamente a trasportare il giallo classico di stampo occidentale in una realtà ancora intrisa di soprannaturale e di tradizioni arcaiche.
Ambientato alla fine della Seconda Guerra Mondiale in un lasco di tempo di circa tre mesi il romanzo segue le vicende della famiglia Inugami alla morte del capostipite Sahee. L’immenso patrimonio deve essere consegnato seguendo i dettami del testamento ma, alla sua lettura, l’intera famiglia viene scossa nel profondo da un odio incalcolabile e da rancori mai sopiti. Tutto ruota attorno alla figura di Tamayo, giovane donna di incomparabile bellezza, algida come una perla al sole.
Tre cugini, figli delle tre donne avute da Sahee, fanno di tutto per accalappiarsi la ragazza ma l’ombra della maledizione del crisantemo, del koto e dell’ascia aleggia sopra le loro teste portando morte.
Leggo questo giallo e mi addentro in un mondo sconosciuto in cui gli uomini ancora sciano con il kimono, in cui i protagonisti si inginocchiano sul tatami e vige ancora un senso dell’onore a noi oggi quasi impensabile.
Ogni capitolo è denso di mistero e di attesa. Kindaichi viene affiancato da un ispettore locale e insieme indagano osservando scrupolosamente i visi e le movenze degli indagati per captare ogni discordanza utile. Yokomizo è un autore moderno che narra senza pudore di amori omosessuali e di triangoli infittendo così la storia della famiglia Inugami.
Non mancano i dettagli splatter che diversificano, e di molto, lo stile orientale da quello nostro. Tutti i personaggi fremono o per l’attesa o per il timore o per l’inquietudine che li attanaglia.
La società giapponese così orientata all’autocontrollo ha negli Inugami la tanto desiderata breccia dei sentimenti e delle passioni che travolgono nell’intimo.
Il detective Kindaichi è sempre presente pur restando quasi nascosto da tutte le altre figure: osserva, scruta e deduce arruffando convulsamente la capigliatura. È un uomo interessante e molto empatico, suscettibile alla bellezza di Tamayo. Unendo garbo con un’abilità deduttiva fuori dal comune riesce a sbrogliare l’incredibile matassa di avvenimenti che accadono a casa Inugami.
Consigliatissimo per chi ama Agatha Christie e in generale il giallo classico. Yokomizo Seishi offre spunti interessanti, una trama fine e ben congegnata e personaggi altamente delineati. Regala ore di lettura ai massimi livelli.
Yokomizo Seishi
Yokomizo Seishi, Kobe 1902-Tokio 1981. Dopo aver lavorato nella farmacia di famiglia e in seguito come giornalista letterario, negli anni Trenta del Novecento iniziò a pubblicare i primi romanzi. Yokomizo fu uno dei pionieri del genere giallo durante l’epoca Showa, introducendo nella letteratura giapponese il giallo di matrice occidentale con popolari detective alle prese con casi di complicata risoluzione, spesso con caratteristiche che rimandano alla tradizione e al soprannaturale della cultura nipponica. La sua fama raggiunse l’apice negli anni Settanta grazie alla saga della famiglia Inugami che lo consacrò definitivamente dandogli anche il soprannome di “John Dickson Carr giapponese”, facendo riferimento al suo autore preferito.
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