Recensione di Stefania Crepaldi
Autore: Roberto Ottonelli
Editore: Delos Digital
Genere: horror
Pagine: 173
Anno Pubblicazione: 2017
“Il diavolo dentro” è il romanzo d’esordio di Roberto Ottonelli, ispirato a un fatto di cronaca reale avvenuto in Italia alla fine degli Anni Novanta.
Mentre leggevo questo romanzo, mi sono ricordata di un evento del mio passato e di una lettura che mi ha consigliato un mio professore di liceo. Una lettura densa di significato, imprescindibile e che ognuno di noi dovrebbe fare, “La banalità del male” di Hannah Arendt.
Questo saggio, che è una sorta di diario dell’autrice, all’epoca inviata del New Yorker, racconta il processo ad Adolf Eichmann, l’unico gerarca nazista processato per genocidio in Israele negli Anni Sessanta. Il titolo originale è “Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil”. Hannah Arendt analizza, seduta dopo seduta, il singolo gerarca e comprende quanto il Male, spesso, si nasconda dietro persone apparentemente insignificanti, che nulla possono se agiscono in solitudine, e che tanto riescono a ottenere con l’appoggio di altri come loro.
Roberto Ottonelli invita il lettore a immergersi nel Male, quella parte che ognuno di noi possiede, più o meno celata, che spinge a compiere azioni contro la natura stessa della Vita.
“Il diavolo dentro” è liberamente ispirato alla vicenda giudiziaria delle Bestie di Satana, un gruppo di ragazzi di età compresa tra i diciassette e i vent’anni, che ha compiuto degli omicidi efferati e scenici, nella provincia di Varese negli Anni Novanta.
L’autore ha scelto di focalizzare l’attenzione sui personaggi. Attraverso lo sguardo del singolo, attraverso la sua voce e l’esperienza che vive in prima persona, Roberto permette al lettore di ricostruire il punto di vista collettivo del gruppo.
Non è per niente semplice decidere di scrivere un romanzo utilizzando un punto di vista variabile focalizzando l’attenzione sui personaggi. L’autore ha scelto questa tecnica narrativa per aiutare il lettore a comprendere il passato dei personaggi, i loro conflitti, la solitudine e l’estremo bisogno di appartenenza, la necessità di sentirsi parte di qualcosa di più grande.
L’aggregazione in un gruppo fa parte della natura umana. Sentiamo il bisogno di circondarci di persone di cui condividiamo lo stesso sguardo, gli stessi intenti e obiettivi. Da segnalare l’abilità tecnica dello scrittore, che varia il punto di vista e allo stesso tempo cambia il registro espressivo di ogni personaggio. Ogni appartenente al gruppo viene reso unico da una efficace caratterizzazione.
Ne consiglio la lettura a tutte quelle persone che non concepiscono il Male, che non concepiscono che sia il singolo a fare la differenza. Perché è la mente di una persona a concepire un folle piano, ma spesso questa stessa persona necessita di adepti, di altri da manipolare e da utilizzare per raggiungere i suoi biechi scopi, e cioè nuocere al prossimo.
Ne sconsiglio la lettura a chi non ama farsi scioccare. “Il diavolo dentro” mostra una realtà a cui non siamo abituati e che rifuggiamo, perché ci fa paura, narrata con un linguaggio appropriato al contesto: crudo, brutale e violento.
Alcune delle scene che sono descritte sono accadute davvero, e l’autore le rievoca talmente bene da provocare disgusto nel lettore.
Ma è proprio questo che deve fare un romanzo: provocare.
Se la storia provoca delle reazioni, insegna; se non lo fa, fallisce.
Roberto Ottonelli
nasce a Milano nel 1978. Completati gli studi di ragioniere programmatore, lavora come network engineer presso un’azienda di telecomunicazioni. Concluso il servizio civile presso la Lega Tumori di Milano si è reso conto dell’importanza di aiutare persone in difficoltà e da allora si è dedicato a diverse forme di volontariato con minori. Questo è il suo primo romanzo.
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