I diavoli di Bargagli





Recensione di Chiara Forlani


Autore: Ippolito Edmondo Ferrario

Editore: Fratelli Frilli Editori

Genere: Gialli hard boiled

Pagine: 368

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Raoul Sforza, banchiere milanese, è un personaggio eccentrico e sprezzante, amante del lusso, dell’arte e della musica. Specializzato nell’ordire intrighi finanziari e nel ricattare uomini che ricoprono ruoli chiave nelle istituzioni dello Stato, Raoul conduce una vita lontano dai riflettori, dividendosi fra la sua antica dimora milanese che sorge nel cuore di Brera e l’amata Bonassola. La sua presenza non passerà inosservata quando sarà costretto, suo malgrado, a far luce su una lunga scia di misteriosi omicidi che dal 1945 insanguina Bargagli, borgo dell’alta Val Bisagno, nell’entroterra genovese. Aiutato da Diego Casazza, spiantato giornalista di cronaca locale, Sforza affronterà la cosiddetta vicenda del “mostro di Bargagli” che per decenni ha terrorizzato un’intera comunità. Forte di un innato cinismo, indifferente ad ogni tipo di morale, il “banchiere nero” sarà in grado di far emergere, dopo più di cinquant’anni di omertà e di silenzi, verità inconfessabili.

Recensione. Il romanzo si apre con un incipit potente: siamo nel 1945, nel periodo della Resistenza in Val Bisagno. La lotta partigiana è in pieno svolgimento, la tensione è alle stelle, ci sono diverse brigate combattenti e hanno numerosi affiliati. Le operazioni che compiono a volte presentano lati oscuri. Durante una di queste azioni, il Barba, un personaggio controverso, incappa in un terzetto di tedeschi che trasportano due casse pesanti sul retro di un camion. Quando riesce a disarmarli e ad aprire le casse, si accorge che contengono una quantità spropositata di oro, lingotti, gioielli e banconote. Sono i beni requisiti agli ebrei residenti a Chiavari e nelle zone limitrofe.

Quei soldi erano appartenuti alla brigata nera Silvio Parodi. Si diceva che fossero una sorta di tesoro accumulato e usato dai militari della Parodi per elargire ricompense a spie e delatori.”

Da quell’episodio lontano nel tempo si dipana una serie di avvenimenti che si spinge fino ai giorni nostri, lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue.

Al di là della vicenda narrata, ciò che realmente colpisce in questo libro è la personalità dell’investigatore, piuttosto inusuale. L’autore dimostra di conoscere molto bene la natura umana, anche nelle sue pieghe più nascoste, e ci offre un protagonista dalla personalità sfaccettata, a volte contraddittoria, ma molto umana. Il banchiere Raoul Sforza è un personaggio eccentrico, scorretto e illegale, al punto da aver collezionato una nutrita serie di condanne. Tuttavia è raffinato e attento ai dettagli, acuto e intuitivo nelle indagini. Nel lettore, non suscita sdegno, bensì una malcelata ammirazione:

L’egocentrismo di Raoul derivava dalla sua ambigua natura, dai demoni interiori che a volte prendevano il sopravvento su di lui, non da un infantile dandismo.”

Il suo stile di vita è volto principalmente alla corruzione:

L’oro in democrazia comanda su tutto, su uomini, governi. Cose, leggi, arti, musica, sul culo, sugli eserciti, sulla vita, la morte, le anime”.

Il protagonista è direttamente coinvolto nel caso, dato che una delle vittime è Anna, una giovane deceduta per un incidente stradale mai chiarito. Al momento della morte portava in grembo il figlio di Raoul. È una lettera, giunta in modo inaspettato, a riportare alla mente del protagonista quegli eventi lontani ma ancora tanto dolorosi.

Insieme al fido autista Amedeo e a Diego, giornalista scalcagnato che gli fa da spalla, in questa indagine il banchiere-investigatore dovrà spingersi lontano nello spazio e nel tempo, fino a fare luce su ciò che avvenne ai tempi ormai lontani della lotta partigiana. Il mostro di Bargagli, che ha mietuto numerose vittime, sembra aver avuto origine proprio da quell’epoca, nel corso della quale le atrocità erano all’ordine del giorno. E forse adesso è tornato, portando via con sé altre vite.

Il luogo in cui si sviluppa la narrazione è il secondo protagonista di questa storia. Bargagli, definita

asfittico pantano di paese” è un piccolo centro che in passato ha avuto velleità turistiche. Ha ospitato il Miramonti, un albergo di lusso, e ha visto nascere una seggiovia mai terminata. Solo che ogni iniziativa sembra fallire o finire nel nulla, come se il passato continuasse a stendere sul presente la sua mano insanguinata, fatta di lutti e di dolore. Bargagli è stata rovinata dall’avidità di pochi che per un periodo ci hanno illuso con promesse di un futuro migliore.”

Bargagli è un luogo reale, un comune della città metropolitana di Genova. Reale è anche il mostro attribuito a quei luoghi, almeno nella denominazione giornalistica. Fu l’autore di ben 27 omicidi, compiuti tra il 1944 e il 1983 nella Val Bisagno, in Liguria.

Per rendere completo questo libro, non manca che l’amore.

Raoul non si era ancora abituato alla presenza di Viola, benché si sforzasse di apparire sempre padrone della situazione.” “Nei riguardi della ragazza Raoul sentiva il dovere di preservarla dai mali del mondo ed in qualche modo anche da lui stesso e dalla sua indole malvagia.”

Il rapporto tra i due è controverso, ma qualcosa li lega in modo intenso, un’attrazione sia fisica che intellettuale. Come se non bastasse, Viola assomiglia in modo singolare all’ex fidanzata del banchiere, Anna, sulla cui morte sta indagando.

Il romanzo è complesso, la ricostruzione dei fatti è minuziosa e deve aver richiesto accurate ricerche. La narrazione si mantiene in un sottile equilibrio tra la realtà storica e la creatività letteraria.

Per non rivelare altro e non rischiare di rovinare la lettura a chi ancora deve scoprire questo bel giallo, concludo la mia recensione con le parole dell’autore, che dimostrano la sua abilità nella scrittura:

Il banchiere si paragonò ad una sorta di pescatore costretto a camminare in uno stagno dalle acque melmose, in cui una sola grossa carpa si muoveva lenta e invisibile. Nulla in superficie tradiva la sua presenza, al di là di qualche impercettibile movimento a pelo d’acqua. Bargagli era esattamente quello stagno.”

A cura di Chiara Forlani

https://www.chiaraforlani.it/

Ippolito Edmondo Ferrario


classe 1976, vive e lavora a Milano. Ha collaborato con settimanali, mensili e quotidiani. Nel 2005, per la sua attività letteraria, ha ricevuto la Cittadinanza Onoraria del Comune di Triora, il suggestivo borgo ligure celebre per il processo alle streghe del 1587.

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