Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Marie Hermanson
Traduzione: Carmen Giorgetti Cima
Editore: Guanda
Genere: Thriller Nordico
Pagine: 408 p., R
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Daniel e Max sono gemelli – esteriormente identici, non potrebbero essere più diversi di carattere e di indole. Uniti fin da piccoli da un rapporto simbiotico e quasi morboso, vengono separati quando Daniel e la madre si trasferiscono a Uppsala e Max, irrequieto e problematico, rimane con il padre a Göteborg. Anni dopo, i due si sentono ormai di rado; per questo Daniel rimane molto stupito quando Max lo invita a raggiungerlo in una clinica isolata sulle Alpi svizzere, dove è ricoverato per riprendersi dai suoi problemi psichici. Daniel, che sta attraversando un brutto momento, insoddisfatto del lavoro da insegnante e depresso dopo il tradimento e l’abbandono della moglie, accoglie l’invito pensando che il viaggio possa aiutarlo a svagarsi. Inizialmente si gode quella che si prospetta come una vacanza in un elegante resort. Inoltre Max è in ottima forma e sembra aver superato i suoi strani sbalzi d’umore, assicura che presto sarà dimesso e chiede al gemello di sostituirlo per un brevissimo periodo, sfruttando la loro somiglianza. Tutto quello che gli serve, sostiene, è qualche giorno per recuperare il denaro necessario a pagare i debiti con la clinica. Nonostante le perplessità, Daniel accetta e lascia che il fratello se ne vada. Una volta rimasto solo però, non tarda a capire che niente nella splendida clinica è ciò che sembra, che Max non è affatto cambiato e che anche il villaggio vicino, a cui gli ospiti hanno libero accesso, nasconde segreti inquietanti. Catapultato in un incubo kafkiano, in un crescendo di tensione e colpi di scena, Daniel cerca con tutte le forze di riaffermare la propria identità per tornare alla vita di prima e forse a un nuovo amore…
“«La sai la leggenda dell’uomo che manovrava la barca per l’inferno?»
«No.»
«… Un uomo era stato condannato a traghettare i morti attraverso il fiume, verso l’inferno. Avanti e indietro, avanti e indietro, per l’eternità. Era infinitamente stanco di quel compito, ma non sapeva come liberarsene. Finché un giorno non venne a conoscenza del trucco. Sai qual era?»
…
«Cedere i remi a qualcun altro. Capisci? Semplicissimo. Dovette soltanto chiedere a uno dei passeggeri di prendere un attimo il suo posto. E poi fu libero e poté andarsene via, mentre l’altro fu costretto a remare per l’eternità.»”
Recensione
“Da gemelli omozigoti si aveva una possibilità che alla maggior parte delle persone era preclusa: vedere sé stessi da ogni angolazione.”
Vi siete mai detti che magari, se poteste sdoppiarvi, avreste la possibilità di riuscire a fare di più, diavere una mano per delegare ciò che non vi va di fare e via dicendo?
Io, se fossi in voi, ci ripenserei o almeno, è quello che ho iniziato a fare, parlo del ripensamento, dopo aver terminato questo romanzo.
Il diavolo, protagonista di questo libro, tale è nato e tale è restato mentre il suo doppio, invece, ha dovuto assumerne le sembianze, di diavolo si intende, per non soccombere alla mercè del suo più grande nemico, l’altro sé stesso.
“Un carosello che lo riportava sempre alla clinica. Dove tutto ricominciava da capo. Non c’erano vie di d’uscita. Forse non c’era nemmeno un mondo al di fuori della valle. Non era mai esistito.”
Immaginatevi come debba essere sentirsi rovesciare addosso insulti, accuse, ingiurie, violenze fisiche, minacce, per qualcosa che non avete fatto voi ma bensì la vostra copia, l’altro voi.
Provate a pensare a cosa possa significare ritrovarsi, dalla sera alla mattina in un luogo dove apparentemente avverti un enorme senso di libertà dato anche dall’ambiente naturale, avvolgente e infinito come solo un angolo di paradiso immerso nel verde può presentarsi ma, dove nessuno ti fornisce la chiave per potertene andare quando vuoi.
Aggiungetevi, ancora, una miriade di protagonisti passivi, almeno all’apparenza, che, come tante marionette, si muovono di concerto, orchestrati sapientemente da spettatori attivi che, dall’altra parte del vetro li guidano, li studiano, li sacrificano come tante cavie da laboratorio e insomma, il romanzo è completo.
Mano a mano che si prosegue nella lettura l’ansia aumenta di pari passo a quella di Daniel.
Una sensazione di soffocamento ti pervade e ti attanaglia e, il non riuscire a trovare una via d’uscita, finisce per produrre un malessere quasi fisico. Una sorte di inquietudine e di nervosismo, una smania crescente, come se ci ritrovassimo a girare all’infinito nella ruota di un povero criceto.
“Ogni volta che provo ad andarmene, vengo rimbalzato indietro da un elastico invisibile.”
Giri, giri, giri e, rimani sempre lì.
“E’ il nostro più grande segreto. Che noi non siamo autentici esseri umani.”
A quindici pagine dalla fine non sapevo cosa aspettarmi e sono diventata praticamente idrofoba. Lasciamo perdere il fatto che a casa non mi hanno dato tregua e più cercavo di andare avanti e più marito e figlio mi davano il tormento con le solite tecniche di boicottaggio ma alla fine, ci sono riuscita e ho spedito tutti altrove, per leggere in pace.
Dicevo, il finale ti mette in croce perché a pochissime pagine dal termine non sai come potrebbe evolvere il tutto, se non per la cosa che più vi apparirà scontata (ma non ve lo dico!).
Continui a leggere e ti ritrovi con i capelli rizzati sulla nuca per la tensione ormai al limite della sopportazione e poi… beh…Che vi devo dire, se non di leggerlo e farmi sapere che ne pensate.
L’autrice ha creato una storia e un mondo alternativo, affrontando un tema come quello della ricerca, che qui mette veramente di fronte al lettore il concetto di etica, relativo ad argomenti abbastanza complessi.
La scrittura, da subito appare fluida e ti cattura nella sua immediatezza, allo stesso modo in cui riesce a lasciarti sconcertata. E a mio avviso, in questo frangente, la mia ultima osservazione va ritenuta come un pregio.
Il ritmo del libro appare talmente serrato che al termine, mi è rimasta l’agitazione addosso, come fossi io a rischiare la vita.
Se dovessi indicare un piccolo difetto, ho trovato il finale più debole rispetto a tutto il resto, come se qualcosa fosse rimasto lì in sospeso e non ho capito, se sia stata una scelta voluta dell’autriceoppure semplicemente per la fretta di concludere.
Comunque, assolutamente da leggere per chi è attratto dal tema della manipolazione e della follia.
“Si rese conto dell’ironia della sua reazione: quella valle che prima aveva considerato una prigione, adesso gli appariva come un simbolo di libertà.”
Buona lettura!
Marie Hermanson
giornalista e scrittrice, è nata a Göteborg nel 1956 e ha esordito nel 1986 con una raccolta di racconti. Guanda ha pubblicato La spiaggia, Oltre il limite e La grande esposizione. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo.
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