Il Gatto d’argento




 IL GATTO D’ARGENTO

di Miklós György Száraz

Anfora 2023

Alexandra Foresto (Traduttore)

Mónika Szilágyi (Curatore)

Narrativa moderna e contemporanea, pag.305

Sinossi. Jacobus Troll è stato ucciso. Il suo cadavere giace nei pressi di un antico insediamento urbano. Decenni dopo, un visitatore avvierà indagini personali sulla vittima e si sentirà attratto dal mistero che aleggia tra le piccole case del paese, la cui tranquilla vita è scandita dai molteplici orologi montati su torri e campanili. Visitando i resti della Locanda del Gatto d’Argento, ricordando antichi manoscritti, incontrerà vecchie curatrici e il fantasma di una giovanissima ballerina. Giungerà a scoprire che il destino della sua stessa vita era parte del mistero. Il miglior realismo magico ungherese si mescola alla prosa di uno dei maggiori scrittori magiari contemporanei. La scrittura di Száraz è paragonata dai critici a quelle di Hrabal, Márquez e Zafón. Con l’introduzione di Claudio Morandini.


Il Gatto d’argento

A cura di Marina Toniolo


 Recensione di Marina Toniolo

La città –in cui mi recai per tentare di scoprire la storia misteriosa di Jacobus Troll dopo più di trent’anni – giace in una valle attorniata da colline dai pendii scoscesi e cime coniche, tra i monti Fatra, in Alta Ungheria. Una cittadina di minatori, minuta e imbucata”.

E’ una città decadente: le cave di argento si sono esaurite e i minatori non si alzano più all’alba per raggiungere i tunnel da cui riemergono in serata sporchi e pronti a bere boccali di birra al Gatto d’argento. I palazzi, spogli dei loro abitanti, sono rivendicati dagli arbusti e dalle intemperie che solcano i muri e i tetti. Non ci sono giovani in questo luogo dimenticato da Dio e i pochi abitanti che restano mantengono viva la memoria collettiva ritrovandosi nella locanda raccontando storie passate, edulcorandole e ingigantendole. Leggendo sembra veramente di entrare in un quadro di Brueghel: tanti omini che vivono nel dipinto e illustrano il lavoro che svolgono con vivacità e colore. La loro vita è scandita dagli innumerevoli orologi che costellano i palazzi e le torri: il tempo è un elemento fondamentale. Tutti anziani, sfidano la morte ogni giorno e l’arrivo di uno straniero che domanda di Jacobus Troll è un motivo valido per giocare con le iperboli.

Il viandante interessato a conoscere la storia di Troll ascolta pazientemente, senza mai interferire, le storie di tutti coloro che incontra ed è veramente ostico sapere in quale epoca ci troviamo. Potremmo essere a metà Ottocento, dopo le rivolte ungheresi, ma piccoli dettagli pongono la vicenda a cavallo delle due Guerre Mondiali.

Anche il lettore viene travolto dalle vicende accadute nella città fantasma nell’anno del Signore Millecinquecento, per poi saltare a battaglie del Settecento e incontrare alla fine Generali defunti delle grandi Rivoluzioni.

Troll è un uomo misterioso e, come succede nei paesi, la gente fantastica sul perchè è arrivato proprio li, cosa fa nel tempo libero, come guadagna. Le persone parlano, ingigantiscono e traggono spesso conclusioni affrettate.

La perfidia e il delitto. Hanno sempre attirato e affascinato l’uomo – disse una volta Erzsók. – In nessuno sorse il noioso pensiero che si fosse guadagnato il suo denaro in modo dignitoso, magari lavorando”.

Così, tra una visita alla vedova esperta di erbe e saponi, la strega del paese, e una visita al figlio del vecchio orologiaio, lo straniero conosce in via indiretta tutte le figure che hanno animato le vie della città e che hanno sparlato e congetturato sedute ai tavoli del Gatto d’argento.

‘Il Gatto d’argento’ parla di memoria. “E la memoria? I meandri bui e coperti di ragnatele nei labirinti della mente? Lasciamo perdere la storia colorita adatta a questo luogo. La vita è sempre colorita ed è sempre adatta al luogo. Ma talvolta è difficile da sopportare”.

Una memoria collettiva che si interseca e si fonde con le storie individuali. Una traduzione impeccabile e le note accurate rendono la lettura di questa favola un’esperienza magica. Solo a tratti ridondante, leggendo ho l’impressione di avvolgermi in una spirale dove non so assolutamente in quale luogo mi trovo. E’ divertente e ironico, a volte macabro. Grottesco come una caricatura di Bosch e commovente nei sogni fanciulleschi descritti.

Il Gatto d’argento’ non può che essere amato da chi è cresciuto con le favole dei Grimm, con le Mille e una notte, con la Storia Infinita. Meraviglioso viaggio tra fantasia e ricordi il libro è un amuleto contro la vecchiaia. La frase più semplice può essere l’inizio di una storia, anzi, di molteplici visioni delle stessa storia:

Jacobus Troll amava le formiche’.

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Miklós György Száraz 


Miklós György Száraz (1958, Budapest) Romanziere, saggista, elzevirista. Insignito di vari riconoscimenti, tra i quali il Premio Attila József (2003), la Croce di Cavaliere dell’Ordine Nazionale al Merito (2018), e la Corona d’alloro d’Ungheria (2021). In Italia finalista Premio Acerbi (2006). ‘Il gatto d’argento’ è stato il suo primo romanzo, accolto con grande entusiasmo sia dalla critica (Il primo romanzo di Miklós György Száraz è un passo molto importante e da tanto atteso nella prosa contemporanea.”), sia dai lettori, testimoniato dalle quattro riedizioni.

A cura di Marina Toniolo

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