Il giallo classico: la logica investigativa




A cura di Cristina Bruno


 

 

La logica investigativa

Nel giallo classico la grande protagonista è la logica e non si può non concordare con Peirce che la logica investigativa e quella della scoperta scientifica procedono affiancate nella letteratura come nella scienza del diciannovesimo secolo.

Proprio quando il progresso scientifico subisce un’accelerazione, la narrativa ne riflette i nuovi paradigmi, la fiducia in risposte certe a tutti i quesiti. Ecco che l’investigatore assume caratteristiche da scienziato e come uno scienziato usa logica e ragionamenti inconfutabili per arrivare alla soluzione degli enigmi. Come nella logica della scoperta scientifica il detective procede dall’analisi degli indizi per poi formulare un’ipotesi, metterla alla prova e quindi giungere alla sua conferma. Non può mancare all’interno della narrazione anche una falsa pista, dovuta a una non corretta interpretazione dei dati, esattamente come accade al bravo scienziato che giunge alla conferma di una teoria dopo esperimenti ed errori. Vedremo prossimamente come tutto il processo sia organizzato dalle tre tecniche fondamentali della logica ovvero induzione, deduzione e abduzione.

Per ora notiamo che l’idea, di stampo positivista, che sta alla base del giallo classico è quella che assimila il processo investigativo a una scienza sperimentale e amplia l’utilizzo di metodi razionali all’universo indiziario per ottenere risultati verificabili.

La logica scientifica ha origini lontane, nella Grecia di Aristotele. È Aristotele infatti che nella sua “Poetica” afferma che nella narrazione “si deve preferire l’impossibile verosimile al possibile incredibile” (60a) e che talvolta quel che viene detto illogico “non è illogico perché è verosimile che accada qualcosa contro la verosimiglianza.” (61b)

E le metodologie di Holmes fanno un chiaro riferimento al pensiero aristotelico. Da qui infatti Doyle ricava l’osservazione tipica di Holmes che il più probabile, anche se apparentemente impossibile, dev’essere vero. Egli infatti ha l’abitudine di affermare che quando tutte le altre eventualità falliscono ciò che resta deve necessariamente essere la verità. Ovvero nell’analisi delle prove dopo aver eliminato tutti gli eventi causali impossibili, ciò che resta, anche se improbabile deve per forza essere la soluzione cercata. Il raggiungimento della verità investigativa consiste quindi per Holmes nella verifica dell’improbabile possibile. Nell’eventualità che le spiegazioni possibili siano più d’una bisognerà vagliarle e verificarle sperimentalmente fino a trovare quella più convincente che di conseguenza diventa quella ufficiale. Questo in generale comporta che per lo scienziato o l’investigatore, alle prese con ipotesi legate all’analisi dei dati sperimentali, niente è impossibile e che deve ritenere più costruttivo avanzare ipotesi improbabilmente possibili piuttosto che incredibilmente possibili ricordando che nella scienza non c’è coincidenza tra falso e impossibile.

 

 

 

 

A cura di

Cristina Bruno

 


 

Scaletta:

Considerazioni sulla struttura del giallo

 

Riflessioni su alcuni saggi

Propp – La morfologia della fiaba

Eco – Il segno dei tre

Del Monte – Breve storia del romanzo poliziesco

Narcejac – Il romanzo poliziesco

Kracauer – il romanzo poliziesco

Vernant – Mito e tragedia nell’antica Grecia

Todorov – La letteratura fantastica

Ginzburg – Miti, Emblemi e spie

 

Alcuni autori classici e le loro creature

Edgar Allan Poe – Auguste Dupin

Arthur Conan Doyle – Sherlock Holmes

S. Van Dine – Philo Vance e le regole dello scrittore di gialli

Agatha Christie – Hercule Poirot Mrs. Marple

Gilbert Keith Chesterton – Padre Brown

Edgar Wallace – I quattro giusti