Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Pierre Lemaitre
Traduzione: Elena Cappellini
Editore: Mondadori
Genere: Saggio, storia del giallo, dizionario
Pagine: 756
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. “Gli appassionati di definizioni perfette, monografie esaustive, analisi tematiche e compagnia bella resteranno delusi. Troveranno in compenso ottimi libri che soddisferanno le loro attese. L’editore ha affidato a uno scrittore il compito di stilare un dizionario amoroso del giallo, parlerò dunque in duplice veste di romanziere e di lettore. È inevitabile che ci siano dimenticanze imperdonabili, palesi ingiustizie e giudizi discutibili: è un dizionario che parla di ciò che amo e in cui non ho potuto mettere tutto ciò che amo.”
Il giallo secondo me è un’opera godibilissima e piena di sorprese, frutto di una perfetta alchimia tra Pierre Lemaitre e ciò che lo appassiona di più: il giallo, dove per giallo si intendono anche il thriller, il poliziesco, il noir e tutto ciò che ruota intorno a questo mondo. Con la verve e la libertà di spirito che lo contraddistinguono, l’autore stila la sua bibbia per appassionati, creando una personalissima galleria internazionale di scrittori, personaggi e opere. Il lettore vi troverà romanzi, autori conosciuti e non, film, serie televisive, editori e persino librerie specializzate e tante altre curiosità.
Recensione
Con “Il giallo secondo me” Pierre Lemaitre compila un sostanzioso dizionario amoroso delle sue passioni e“Dictionnaire amoreux du polar” è infatti il titolo originale dell’opera che potrebbe avere come sottotitolo “Considerazioni di un drogato del giallo” come quello scelto da Wystan Hugh Auden per il suo saggio sul genere poliziesco “La parrocchia del delitto”.
Attraverso le numerose pagine, ben 743, e le tantissime voci Lemaitre dispiega una topografia del genere giallo seguendo i suoi innamoramenti, le sue simpatie e le sue idiosincrasie.
Sin da subito ci capisce quale versante del giallo predilige, quello venato di nero tipico del noir francese e dell’hard boiled americano.
Parlando di Tobie Nathan cita una sua frase che condivide in pieno, convinto che il giallo “ritragga la vita reale dei nostri concittadini, dei nostri simili, a differenza della “letteratura alta” che si confonde sempre di più con i “quartieri bene”. Il giallo ha preso il posto dei romanzi realisti del dopoguerra, quelli di Mauriac, di Sartre e di Camus”.
Lemaitre ha una vera infatuazione per Jean-Patrick Manchette di cui ricorda alcune formule famose “Un buon noir è un romanzo sociale, di critica sociale” e “Il giallo è la grande letteratura morale della nostra epoca” e lo ritiene inventore del “nuovo giallo francese” dove “il Male scaturisce dall’organizzazione sociale, cosa che condurrà un genere uno sfondo realistico a occuparsi di inquietudini nuove (l’ambiente di lavoro, il precariato)”.
Seguendo questo percorso Pierre Lemaitre presenta tanti autori di noir e di tendenze simili prediligendo quelli che hanno scelto una caratterizzazione politica come Didier Daeninckx e Serge Quadruppani.
Parallelamente ai suoi autori di culto lo scrittore francese mostra le sue numerose antipatie stroncando senza pietà generi e tendenze come quelle del giallo nordico:
“Ho il dente avvelenato nei confronti del giallo scandinavo, e più in generale del giallo nordico, per non fare un torto alla Finlandia e all’Islanda. Dire che questi autori ci hanno rovinato la vita è un eufemismo. Leggere venti pagine di Jo Nesbø mi faceva davvero voglia di morire. Per quanto i romanzi proponessero, con qualche variante, il medesimo poliziotto depresso e alcolista , in odore di divorzio e in rotta con la figlia, ormai non si leggeva altro. (…) Già con le strazianti scelte di Camilla Läckberg , gli svedesi avevano deciso di farsi detestare, stavolta avevo un motivo per odiarli.”
E’ andata ancora peggio a Harlan Coben, “Adoro Harlan Coben perché è un autore “conveniente”. Se avete letto un suo libro, li avete letti tutti. (…) Con Harlan Coben è inutile cercare un senso, perché non c’è mai. Quello che vuole è scrivere di nulla”.
Mi sembrano ingenerose invece la critiche che riserva a Ruth Rendell
“Mi rituffo in Rendell, la rileggo, mi annoia terribilmente. Ma devo riconoscere che ambienta le sue storie in diversi contesti e solleva numerosi interrogativi sociali: la droga, la disoccupazione, la sessualità, la povertà, il razzismo. “Tutti aspetti che mi erano sfuggiti”.
La Rendell aveva come caratteristica principale l’estrema cura psicologica che riservava ai suoi personaggi, analizzati in profondità e presentati in tutte le loro debolezze e le loro virtù.
Per segnare una definitiva faglia tra giallo a enigma all’inglese e poliziesco noir cita ancora l’icastica formulazione dell’amato Manchette: “Da un lato Hercule Poirot, dall’altro Bogart; la testa e le palle”.
Insomma Lemaitre non fa sconti a nessuno e spesso anche quando un libro gli piace non nasconde le critiche all’autore.
Come Pollicino, il romanziere creatore dell’ispettore Verhoeven sparge delle briciole che ci consentono di seguire un percorso teso a scoprire in filigrana tematiche, scrittori e filoni del genere ma è una sua personale passeggiata nei boschi narrativi del giallo, non è l’unica e neanche la più ineccepibile perché come scrive in quarta di copertina “Questo dizionario del giallo non è che una fotografia dei miei gusti in materia in un determinato momento della mia vita.”.
Se Feuerbach sosteneva che “l’uomo è ciò che mangia”, “Il giallo secondo me” conferma l’impressione che invece “L’uomo è ciò che legge” e Lemaitre paga tutti i suoi debiti con i tantissimi che l’hanno suggestionato, ispirato, traviato, spinto a diventare giallista a cinquantacinque anni.
Naturalmente ogni pubblicazione del genere provoca anche il gioco del chi c’è e chi non c’è, per avere anche un riscontro dell’interesse verso la produzione italiana e nel saggio di nostri scrittori ce ne sono veramente pochi. In ordine di apparizione compaiono Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo, Marcello Fois, Fruttero & Lucentini, Carlo Lucarelli, Loriano Macchiavelli, Umberto Eco e Giorgio Scerbanenco.
Conseguentemente alle preferenze di Lemaitre mancano anche gli autori di romanzi deduttivi all’inglese che cita solo per ribadire la sua antipatia per il genere:
“A chi sia rimasto sconvolto da Miss Marple o colpito al cuore da Hercule Poirot consiglio subito di correre subito da uno specialista”e “le sue convinzioni politiche hanno plasmato la sua idea di un romanzo poliziesco edificante, destinato a rassicurare il lettore” per poi in chiusura renderle l’onore delle armi:“Oggi l’opera di Agatha Christie appartiene all’archeologia del giallo. Ed è per questo che vale ancora la pena di leggerla.”
In definitiva “Il giallo secondo me” è un interessante panoramica su un genere molto apprezzato ma che col tempo ha avuto tantissime deviazioni prendendo strade e finalità molto divergenti e Pierre Lemaitre ci porta per mano a conoscere molti romanzi e tanti nuovi scrittori ma soprattutto ci convince ad allungare di molto la lista dei libri da comprare.
Pierre Lemaitre
nato a Parigi, ha insegnato per molti anni letteratura e ora è scrittore e sceneggiatore. Con i suoi romanzi, tutti premiati da critica e pubblico, si è imposto come uno dei grandi nomi della narrativa francese contemporanea. Le sue opere sono tradotte in più di venti lingue e i diritti sono stati acquistati dal cinema. Mondadori ha pubblicato la serie noir del commissario Verhoeven -Irène, Alex, Camille e Rosy & John – nel 2014 Ci rivediamo lassù, vincitore del Premio Goncourt 2013, nel 2016 Tre giorni e una vita, nel 2018 I colori dell’incendio e nel 2020 Lo specchio delle nostre miserie.
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