Recensione di Giusj Sergi
Autore: Brian Freeman
Traduttore: Alfredo Colitto
Editore: Piemme
Pagine: 402
Genere: thriller
Anno di pubblicazione: 2018
Non sempre l’apparente tranquillità di Duluth, la cittadina del Minnesota immersa nella nebbia in cui il detective Jonathan Stride ha vissuto tutta la sua vita, corrisponde alla realtà. Specie nel giorno più atteso, quello della maratona cittadina, che riserva sempre qualche sorpresa. Ci sono più nubi del previsto, quella mattina piovosa di giugno in cui la folla si raduna per guardare i maratoneti esausti che tagliano il traguardo. Anche Stride è tra loro, in attesa del passaggio di sua moglie, Serena, tra i corridori. Ma lui è un poliziotto, e sa bene che un’occasione come questa non è fatta per rilassarsi. E non solo perché tutti gli abitanti della cittadina sulle rive del Lago Superiore sono in strada. C’è anche Dawn Basch a correre la maratona di Duluth: una donna che deve la sua enorme popolarità alle idee razziste e islamofobe di cui da tempo si è fatta portavoce, sfruttando i media per la sua propaganda demagogica. E Dawn Basch è sinonimo di guai. Ma quando, con la corsa ancora in pieno svolgimento, Stride riceve la segnalazione dalla collega Maggie, che lo avvisa di uno zaino sospetto, lui sa che la vera gara è appena cominciata. Perché quella che inizia con una caccia all’uomo, con gli echi sinistri dell’attentato della maratona di Boston a complicare le cose, si rivelerà qualcosa di molto diverso e ancora più grosso, che metterà a dura prova Jonathan Stride e la sua squadra.
RECENSIONE.
Si è sempre pronti a puntare il dito, in qualsiasi circostanza ci si trovi; è più semplice dare la colpa a una minoranza etnica, a stranieri e persone di diverso credo religioso per poter sentire più leggera la propria coscienza, per avere una giustificazione per alimentare l’odio e farlo esplodere in maniera incontrollata, devastando tutto ciò che si trova davanti senza sentirsi minimamente in colpa.
È questo il tema fondamentale di questo libro, una storia che si traveste da thriller, pieno di adrenalina e colpi di scena, che ti tiene con il fiato sospeso, ma che in realtà ti trasmette un chiaro messaggio, ti pone davanti a un problema reale: il terrorismo e il pregiudizio, l’estremismo religioso e l’odio, e come una sola persona può con un solo gesto distruggere una famiglia, un uomo e tutto ciò in cui crede. È una storia che rincorre il colpevole ma che forse ne ha troppi per poterli condannare tutti, perché forse sono tutti un po’ colpevoli, tutti ricoprono una parte di errore che si sottovaluta.
Un thriller ben congegnato, che lascia l’amaro in bocca, e una sorta di disperazione latente perché sai che alla fine del libro, chiudendolo e guardandoti intorno, il problema si pone reale e ancora più grande, intorno a noi. Perché non è solo finzione; purtroppo è ciò che ci circonda da sempre, ed è questo a rendere il libro ancora più doloroso. Alla fine daremo un volto al colpevole, ma forse potremmo vedere ognuno di noi nel suo volto.
Uno scrittore che sa dove colpire, fa scorrere veloce la narrazione, ti lascia sul filo del rasoio e riesce a toccare temi forti e duri. Assolutamente da leggere.
Brian Freeman
(Chicago, 28 marzo 1963) è uno scrittore statunitense di thriller psicologici. Nel 1984 si è laureato in lettere al Carleton College. Prima di iniziare la carriera di scrittore è stato direttore del marketing e delle pubbliche relazioni nello studio legale Faegre & Benson.
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