Recensione di Cristina Bruno
Autore: Fabrizio Altieri
Editore: Oligo Editore
Genere: giallo
Pagine: 181
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Nella Toscana degli anni Sessanta, il destino del giovane Muccio pare segnato. Suo padre infatti ha una grande fabbrica di mobili e, per convincerlo a seguire le sue orme, lo manda in un paesino sulla costa a trovare una cliente, una vecchia signora che ha fatto un ordine eccezionale. Ma quando Muccio arriva la donna è scomparsa senza lasciare tracce. Il ragazzo, con un colpo di testa che mai avrebbe immaginato di saper fare, decide di mentire al padre e trattenersi in paese con una scusa per indagare sulla scomparsa. Fa così la conoscenza degli strani abitanti del borgo, e del loro curioso modo di vivere che sembra nascondere mille segreti. Tra tutti c’è Vera, la cameriera della locanda, che somiglia molto a Liz Taylor e di cui lui immediatamente si innamora, ricambiato. Muccio passa le sue giornate in una specie di limbo, tra passeggiate sulla spiaggia insieme a un ragazzino che fa l’accompagnatore di un giovane pazzo e il proprio sogno da novello Maigret che indaga sulla scomparsa della donna.
Il clima si fa sempre più onirico e inquietante fino a quando a Muccio sembra di vedere da lontano l’auto del padre, che però non riesce a raggiungere. Mentre in un centralino, tra due telefoniste, si consuma una tragedia che chiarirà l’epilogo della storia.
Recensione
Ci troviamo nell’Italia del dopoguerra, quando ancora era viva la divisione tra comunisti e democristiani e la televisione era in bianco e nero. Muccio è figlio di un artigiano mobiliere e la sua strada lavorativa è segnata sin dalla nascita. Il suo incarico nella ditta è di procacciare nuovi clienti e seguire le vendite e così il padre lo invia in un piccolo paese da dove è partita la richiesta di una grande commessa di mobili da parte di una ricca signora. Muccio si mette in viaggio, colmo di speranze e ansioso di fare nuove esperienze. Arrivato nella cittadina però ha una brutta sorpresa: la vecchia signora è scomparsa e quindi l’affare non si può concludere.
Muccio non sa come dirlo al padre e così inventa una scusa per differire il rientro a casa. Appassionato dei gialli di Maigret, conosciuti sui libri e poi in TV con la faccia bonaria di Gino Cervi, decide di improvvisarsi detective e di scoprire dove sia finita l’anziana signora. Le indagini non sono facili, nel paese ci sono pochi abitanti e tutti sono piuttosto restii a parlare. Quel che scoprirà sarà al limite tra fantasia e realtà.
Ci troviamo di fronte a un giallo anomalo. Lo spunto poliziesco infatti è solo un pretesto per un racconto dal sapore surreale. Muccio è un giovane alla ricerca di sé e dell’amore, desideroso di nuove esperienze e fiducioso nei rapporti umani. I personaggi che lo circondano fanno parte del mondo degli adulti, hanno già compiuto le loro scelte, sanno quel che vogliono e sono pronti a tutto per ottenerlo.
Le uniche voci fuori dal coro sono quelle di Paolino, l’unico ragazzino del paese, e del matto, un giovane problematico accudito dalla madre e da Paolino. L’ambiente descritto è quello classico del paesino di provincia italiano, dove la vita si svolge seguendo un ritmo ben definito scandito dal lavoro e dalle funzioni religiose. La chiesa è il centro della piazza e del piccolo mondo, è il luogo di incontro principale, seguito per popolarità solo dal bar trattoria, dotato di telefono. E il telefono, con i suoi misteriosi percorsi fatti di fili colorati, è un altro protagonista del racconto. Il telefono e il suo misterioso potere di raccontare storie, un apparecchio che è ancora controllato da centraliniste in carne e ossa che collegano spinotti e talvolta, anche se non dovrebbero, ascoltano conversazioni…
E infine, sullo sfondo, troviamo il cinema con le sue belle protagoniste come Liz Taylor che somiglia a Vera che fa battere il cuore a Muccio, o Ava Gardner che somiglia alla centralinista Luigina, e troviamo anche il piccolo schermo con gli sceneggiati e le serie come quella di Maigret.
Tutto ha un sapore retrò, di tempi che sembrano lontanissimi quando una moto era un mezzo raro, i treni erano quasi un lusso e la vita era semplice, ma non per questo monotona. Un tuffo in un passato quando a un ragazzo bastava inseguire un aquilone di carta per essere felice.
A cura di Cristina Bruno
Fabrizio Altieri
è nato a Pisa nel 1965. Dopo il diploma di liceo classico si è laureato in Ingegneria meccanica e attualmente insegna in un istituto tecnico. Ha cominciato a scrivere da ragazzino e a pubblicare nel 2006 storie per ragazzi e bambini. La passione per la scrittura lo porta in giro per le scuole di ogni ordine e grado a dialogare con gli studenti e gli insegnanti. È l’autore di Come sopravvissi alla prima media, Tre amici e un cavallo e Grosso guaio alla casa di riposo, pubblicati nella storica collana «Storie e Rime»
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