Recensione di Fiorella Carta
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Traduttore: Franca Cavagnoli
Genere: Narrativa americana
Pagine: 230
Editore: Feltrinelli
Anno: 2011
Sinossi. Il grande Gatsby ovvero l’età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell’estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy… Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un’esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.
Recensione
C’è qualcosa di frizzante nel suo cognome, quelle scintille dell’età del jazz di cui lui racconta con capacità, e cognizione di causa.
Lessi alcuni stralci de Il grande Gatsby alle superiori la prima volta, con la mia professoressa di inglese, quindi in lingua. Me ne innamorai da subito e decisi di leggere il romanzo completo.
E in tutto il quadro di sfavillante decadenza risiede quello specchio per le allodole che era l’America di quegli anni. Soldi facili, come e quando non importava, lusso, sfrontatezza e risate squillanti quanto effimere.
Così Gatsby costruisce il suo impero, la sua fama, per un solo obiettivo: trascinare con sé l’amore del passato, fare un erase and rewind di cinque anni in cui tutto è accaduto ma a cui lui non vorrebbe dare valore.
Daisy, effimera Daisy, volubile oggetto della sua ossessione, è la nazione fatta a persona, capricciosa e debole dietro cortine di paillettes a ritmo di charleston nasconde la fuga, la codardia, le lacrime.
Una rilettura da adulta la mia, che rivede e riscrive nella mia mente una storia in salita, con personaggi che sul filo del rasoio sfiorano o toccano il baratro e cadere dall’alto fa ancora più male.
Un classico contemporaneo trasposto diverse volte, ispirazione e prisma di mille altre storie che portano sempre alla stessa destinazione.
L’America si preparava al fallimento immersa in un grande, luminoso Carnevale.
A cura di Fiorella Carta
Francis Scott Key Fitzgerald
(Saint Paul, 24 settembre 1896 – Los Angeles, 21 dicembre 1940) è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense, autore di romanzi e racconti. È considerato uno fra i maggiori autori dell’Età del jazz e dei cosiddetti “ruggenti anni Venti” e, più in generale, per la sua opera complessiva del XX secolo.
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